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 2010  novembre 06 Sabato calendario

CAMUSSO PER FOGLIO DEI FOGLI 8 NOVEMBRE 2010

Da mercoledi Susanna Camusso è il segretario generale della Cgil, il più grande sindacato d’Europa: il consiglio direttivo l’ha eletta con il 79,1 per cento dei consensi (13% contrari, 7,6% astenuti). [1] «Non avrei mai pensato di poter diventare il segretario generale della Cgil. È una roba che può anche mettere il panico. Ma la Cgil è un collettivo, una grande rete. Da noi non c’è il leaderismo. Il segretario non viene nemmeno scelto al congresso. Non facciamo le primarie, noi. In Cgil c’è un’idea di responsabilità collettiva». [2]

Camusso è nata Milano il 14 agosto 1955. Papà Lorenzo (originario di Fenestrelle, Torino) lavorava nella Comunità di Adriano Olivetti, mamma Giulia (slava) era una psicologa. «Avevamo una casa piena di libri. Leggere e studiare era normale». Tre sorelle maggiori, Cora, Simonetta e Marina (anche lei sindacalista), «se ne andava in giro, da sola, su una deriva, tutti i santi giorni, su e giù per le coste liguri, non presentandosi a casa in tempo per la cena, e papà si arrabbiava e però alla fine Susanna riusciva, contrattando un po’, a strappare il “sì” per una barca sempre più grande da portare» (Marianna Rizzini). [3]

All’epoca sognava di fare l’archeologa. «Non si sceglie di fare la sindacalista. Ma poi può diventare una straordinaria avventura». Roberto Mania: «Era normale, in quei primi anni Settanta, per uno studente universitario (Camusso si iscrive a Lettere antiche) incrociare la Flm, la Federazione unitaria dei lavoratori metalmeccanici». Impegnata nel coordinamento delle ore di studio per i lavoratori meno scolarizzati, divenne «Susanna delle 150 ore». [2] Bruno Manghi, ex segretario della Cisl di Torino: «Era una tipa seria, ma capace di ridere. Secondo me, da persona molto concreta, si era stufata delle chiacchiere del movimento studentesco. Così, mi chiese di entrare nella Cisl. Non fu possibile. Allora lavorò un anno alla Uil, per poi approdare alla Cgil». [4]

Prima donna segretario generale della Cgil, Camusso si è sempre battuta per il movimento femminista (sua l’iniziativa “Usciamo dal silenzio” che il 14 gennaio 2006 a Milano portò in piazza centinaia di migliaia di donne). [5] Ottaviano Del Turco: «Quando è entrata in Cgil io ero segretario generale aggiunto: era una bellissima ragazza di origini borghesi che subiva il fascino delle posizioni più radicali della classe operaia milanese dell’epoca. Me la ricordo ai corsi estivi di formazione a Misurina. È stata capace di far crescere nel sindacato una classe dirigente femminile evitando il peggio della cultura femminista». [4] Rizzini: «Ha smentito il luogo comune del sindacato come luogo antiromantico. Camusso infatti ha trovato – anzi, ritrovato – il grande amore, fortunosamente, nel bel mezzo di un’assemblea di metalmeccanici Fiom». [6]

Il principe azzurro era un giovane cronista d’agenzia. Rizzini: «È una storia che fa impallidire i divoratori di favole – quel ragazzo in fondo alla sala Susanna lo conosceva già, era Andrea il primo amore, quello del bacio che non si scorda mai, delle farfalle nello stomaco, dei bigliettini con troppe citazioni, degli occhi a cuore che come te nessuno mai, del “siamo troppo piccoli ma voglio sposarti” e poi però, di solito, la favola perde quota sulla realtà e tu, dopo varie vicissitudini più o meno felici, sposi il terzo, quarto o quinto amore, peraltro diversissimo dal primo. Invece in quel caso la favola vinse sulla realtà e Susanna, paladina dei metalmeccanici, sposò il fidanzato del liceo (e ci fece una figlia, oggi studentessa alla Normale di Pisa)». [6]

Dopo la Cgil, Camusso entrò nel Psi. «Ma non sono mai stata craxiana. Ero della sinistra». [2] Dal 1980 nella segreteria della Fiom-Cgil di Milano, passò poi in quella della Lombardia e infine, nel 1993, nella segreteria nazionale. [7] La sua grande occasione fu la trattativa Fiat del 1995. Nunzia Penelope: «Controparte un osso duro come Cesare Romiti. Camusso gli ha tenuto testa, s’è guadagnata il rispetto di tutti (nonché il soprannome di Caparbia) e ha portato a casa l’accordo». [8] Rizzini: «I corridoi Fiat narrano di un Romiti quasi messo in soggezione dallo sguardo caterpillar di Camusso, e però Camusso dice di non averlo mai incontrato personalmente, Romiti». [6]

Il successo sembrava destinarla a una fulminea carriera. Penelope: «Ma Claudio Sabbattini, padre padrone della Fiom, la trovava troppo riformista e così è stata costretta a lasciare». [8] L’ha rilanciata Sergio Cofferati, promuovendola nel 2001 segretario generale della Cgil lombarda. Enrico Marro: «Dove è rimasta fino al giugno 2008, quando Epifani l’ha chiamata nella segreteria confederale affidandole le deleghe decisive dell’industria e della contrattazione, facendo così capire di puntare su di lei per la successione». [7]

A fine 2009 Paolo Matteucci di Sinistra democratica pensò a una sua candidatura contro Roberto Formigoni per la presidenza della Lombardia: «Penso che la sua conoscenza del territorio non sia seconda a nessuno». Chiara Beria d’Argentine: «Reazione di Camusso? I suoi occhi azzurri diventano di ghiaccio. “È un cretino!”, sibila. “A parte le competenze - io mi sono sempre occupata di lavoro - non sono interessata a cambiare attività. Sono sindacalista, il mestiere più bello del mondo. Non conosco altro lavoro che dia la possibilità di costruire un rapporto così concreto con le persone. Tanto più con la crisi”». [9]

Camusso non è tipo alla Cofferati. Beria d’Argentine: «Notare: lui, ex amato leader della Cgil che tra polemiche è diventato prima sindaco e poi europarlamentare, si è schierato con Dario Franceschini; lei, strenua paladina dei Cipputi d’Italia resi invisibili - a suo dire - dalla “società dell’informazione spettacolo” è tra i 7 componenti della segreteria confederale che si sono candidati nella lista Bersani, ma non progetta di scendere in politica nè, tantomeno, soffre di nostalgia per la Cgil cinghia di trasmissione del Pci. “Rimpiango piuttosto la politica con la sua autorevolezza, le sue idee, una solida classe dirigente”». [9]

«La Cgil in cui mi impegnerò è una organizzazione capace di indignarsi per quanto ci accade attorno» ha detto Camusso appena eletta: «Penso allo stato di schiavitù cui sono costretti certi lavoratori di Rosarno, alle donne trattate come merce, all’arretramento culturale cui assistiamo: quel che accade è la negazione di tutto ciò per cui hanno lottato. C’è bisogno di esempi e moralità. Dicono che siamo un sindacato di pensionati. Non è vero: l’età media dei nostri iscritti alla Filcams è trent’anni. Certo, i troppi contratti a termine cui sono costretti i giovani non ci aiutano. Dobbiamo fare di più: a loro dedicheremo una delle nostre prime iniziative». Quanto all’unità sindacale «è essenziale, dobbiamo riprendere il filo del dialogo. Ma oggi sono combattuta. Da un lato accadono cose mai viste e insopportabili, dall’altra conto 56 contratti firmati unitariamente». [10]

La Fiom la attende al varco con i fucili puntati. [10] Giorgio Cremaschi,: «Non sono mai stato d’accordo con lei su qualcosa. Prima era più radicale, ma oggi nella Cgil rappresenta quella linea di moderazione che non serve a niente e ci può solo portare a chiedere la pace a Cisl e Uil con il cappello in mano». [4] Molti hanno visto nella strana alleanza tra l’ex leader della Fiom Gianni Rinaldini, l’ex leader della Funzione pubblica Carlo Podda e quello dei bancari Mimmo Moccia, stipulata nel congresso della Cgil contro Guglielmo Epifani, proprio un modo per sbarrarle la strada. [11] «Con loro c’è e ci sarà sempre una dialettica, hanno un forte profilo identitario. Voglio però dire con chiarezza alla Fiom che difendere quanto si ha non basta». [10]

Lo stile Camusso ricorda il vecchio adagio caro a Theodore Roosvelt: Speak softly and carry a big stick. [10] Carlo Callieri, ex direttore centrale Fiat e vicepresidente della Confindustria: «Il profilo è quello giusto: riformista e cazzuta». Giuliano Cazzola, deputato Pdl ed ex sindacalista della Cgil: «Ma quale riformista: è vero che viene dal Psi, ma stava con i talebani guidati da Michele Achilli. Comunque, quelli della Fiom le faranno una guerra senza quartiere. Lei però ha un cursus honorum molto più ricco di quello di Epifani. E poi conosce i suoi polli». [4]

Fumatrice (una Camel dietro l’altra), ha per suoneria del telefonino “Blowin’ in the Wind” di Bob Dylan: «Mi piace e per quello che rappresenta per me e per la mia generazione». [12] Ama cucinare. La figlia Alice: «Fa molto bene la classica cotoletta alla milanese». [13] D’estate le piace andare in barca a vela, ma non avendone una, l’affitta. [7] Usa passare le vacanze alla mitica scuola les Glénans. [9] Rizzini: «Momenti di convivialità con sette-otto sconosciuti con cui dividere le giornate in tre metri per due. E pure se cucini bene, come Susanna, pure se sai improvvisare pietanze etniche, valle poi a cucinare sul fornelletto basculante del piccolo veliero, mentre si dondola a forza cinque – e però, nel silenzio della notte, magari ti passano accanto i delfini, racconta Camusso agli amici, rapita». [6]

Note: [1] Luisa Grion, la Repubblica 4/11; [2] Roberto Mania, la Repubblica 1/11; [3] Chiara Beria d’Argentine, La Stampa 14/11/2009; Roberto Mania, Repubblica 1/11; Enr. Ma., Corriere della Sera 5/11; Marianna Rizzini, Il Foglio 6/12/2008; [4] Stefano Livadiotti, L’espresso 23/9; [5] Enrico Marro, Corriere della Sera 4/11; [6] Marianna Rizzini, Il Foglio 6/12/2008; [7] Enr. Ma., “Corriere della Sera” 5/5; [8] Nunzia Penelope, “L’espresso” 26/6/2008; [9] Chiara Beria d’Argentine, La Stampa 14/11/2009; [10] Alessandro Barbera, La Stampa 4/11; [11] Enrico Marro, Corriere della Sera 16/6; [12] Roberto Giovannini, La Stampa 3/11; [13] Enr. Ma., Corriere della Sera 5/11.