Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ci sono un mucchio di dichiarazioni che danno Magna favorita su Fiat nella corsa alla Opel. La più autorevole è quella di Frank-Walter Steinmeier, vicecancelliere e ministro delle Finanze tedesco: «C’è un solo piano sostenibile, quello di Magna».
• Mi fanno paura tutti i nomi tedeschi che sta per pronunciare. Chi li conosce? E poi: ho capito bene di che cosa stiamo parlando: Fiat, dopo essersi presa la Chrysler, tenta di comprarsi anche la Opel?
Proprio così. E ai nomi tedeschi bisognerà fare l’abitudine. Oltre a questo Steinmeier, c’è Roland Koch, governatore dell’Assia: «Magna è in pole position». Poi c’è Kurt Beck, governatore della Renania-Palatinato: « meglio Magna, che vuole tagliare appena 2500 posti di lavoro. Fiat invece si prepara a licenziare 12 mila persone». Fiat ha risposto con una nota ufficiale: prendendo Opel, gli esuberi saranno diecimila in tutta Europa. E il gruppo raggiungerà questo numero di tagli in molti anni. Questa precisazione non ha fermato le dichiarazioni a favore di Magna. I capi del sindacato, per esempio, continuano a dire che Magna è meglio. E Magna, nella notte italiana, ha confermato ufficialmente che la propria «offerta indicativa non vincolante per Opel» comprende investimenti per 700 milioni di euro ed il controllo del 20% del capitale. Le altre quote sarebbero così ripartite: 35% a Generale Motors, 35% alla banca russa Sberbak e 10% ai dipendenti Opel.
• Ma che macchine fa questa Magna? Non l’ho mai sentita.
E’ un gruppo che fabbrica componenti. 240 centri produzione, 74.400 dipendenti in 25 Paesi, una ventina di miliardi di fatturato. Il fondatore è un austriaco, Franz Strohsack, che dopo essere emigrato in America ha cambiato cognome in Strohnack. Vende pezzi a tutte le case automobilistiche, da Alfa Romeo a Volvo. In più produce veicoli per conto terzi, come un qualunque service. Dicono di dividere i profitti con i lavoratori e con questo sistema hanno tenuto fuori dalla fabbrica il sindacato. Il problema è che Magna è solo una sigla di copertura. Il vero concorrente per Opel è il russo Deripaska, padrone della Gaz, produttore di alluminio Deripaska ha il pacchetto di maggioranza della Magna e si fa aiutare, nella conquista di Opel, dall’ex cancelliere Schroeder, che adesso è a libro paga di Putin in quanto presidente di Nord Stream Ag, l’oleodotto che andrà da Vyborg alla regione di Greifswald. Schroeder è un cavallo di razza dei socialdemocratici e, guarda caso, lo Steinmeier dell’inizio di questo articolo è socialdemocratico pure lui. Koch e Beck, gli altri due dichiaratori, hanno fabbriche Opel sul loro territorio e si guardano bene dal mettersi contro i sindacati.
• Che bel quadretto. Fiat ha perso la partita?
Non direi proprio. Intanto l’unica dichiarazione che conta è quella ufficiale del governo. L’ha dettata alle agenzie il portavoce Thomas Steg: «Non ci sono favoriti. Il governo si prenderà tutto il tempo di cui ha bisogno ». molto probabile che la faccenda si chiuda in ottobre, quando la Germania avrà già votato. Ci sono oltre tutto un paio di interlocutori di cui bisogna tenere conto.
• Quali?
Intanto la General Motors. Opel non è mica dei tedeschi, appartiene agli americani di Gm. I quali chiederanno quasi sicuramente il fallimento controllato del Chapter 11 e avranno bisogno per restare vivi della Casa Bianca. Obama ha già officiato il matrimonio tra Chrysler e Fiat. Fiat vuole le attività Gm in Sudamerica e potrebbe far entrare General Motors con una quota nell’affare. Di fronte a questa prospettiva, che cosa può rappresentare Gaz? Un milione di vetture in Russia? Non è questa gran cifra. E poi tutti dicono che Deripaska è colluso col crimine organizzato, è stato denunciato per frode e l’Fbi gli ha revocato il visto d’ingresso negli Usa. talmente poco presentabile che si nasconde dietro questa Magna e i suoi amici socialdemocratici – sindacati inclusi – fanno solo finta di non sapere. Senza dimenticare che il solo scorporo di Opel da Gm, a fallimento dichiarato, potrebbe richiedere una procedura di sei mesi.
• E gli stabilimenti italiani?
Il nostro governo, bellamente tenuto fuori dal tavolo Chrysler- Opel, si agita molto, garantendo che non si chiuderanno stabilimenti in Italia, eccetera. Ci sono state dichiarazioni anche ieri. La Fiat sta zitta. probabile che Marchionne, che si sta rivelando un campione nello spillar soldi agli Stati, vorrà una mano da Berlusconi quando il quadro di acquisizioni e alleanze sarà stato definito. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 23/5/2009]
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