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 2009  maggio 23 Sabato calendario

Ci sono un mucchio di dichiara­zioni che danno Magna favorita su Fiat nella corsa alla Opel. La più autorevole è quella di Frank-Walter Steinmeier, vice­cancelliere e ministro delle Fi­nanze tedesco: «C’è un solo pia­no sostenibile, quello di Ma­gna»

Ci sono un mucchio di dichiara­zioni che danno Magna favorita su Fiat nella corsa alla Opel. La più autorevole è quella di Frank-Walter Steinmeier, vice­cancelliere e ministro delle Fi­nanze tedesco: «C’è un solo pia­no sostenibile, quello di Ma­gna».

Mi fanno paura tutti i nomi tede­schi che sta per pronunciare. Chi li conosce? E poi: ho capito bene di che cosa stiamo parlan­do: Fiat, dopo essersi presa la Chrysler, tenta di comprarsi anche la Opel?
Proprio così. E ai nomi tedeschi bisognerà fare l’abitudine. Ol­tre a questo Steinmeier, c’è Ro­land Koch, governatore dell’As­sia: «Magna è in pole position». Poi c’è Kurt Beck, governatore della Renania-Palatinato: « meglio Magna, che vuole ta­gliare appena 2500 posti di la­voro. Fiat invece si prepara a li­cenziare 12 mila persone». Fiat ha risposto con una nota uffi­ciale: prendendo Opel, gli esu­beri saranno diecimila in tutta Europa. E il gruppo raggiunge­rà questo numero di tagli in molti anni. Questa precisazio­ne non ha fermato le dichiara­zioni a favore di Magna. I capi del sindacato, per esempio, continuano a dire che Magna è meglio. E Magna, nella notte italiana, ha confermato ufficial­mente che la propria «offerta indicativa non vincolante per Opel» comprende investimenti per 700 milioni di euro ed il controllo del 20% del capitale. Le altre quote sarebbero così ri­partite: 35% a Generale Mo­tors, 35% alla banca russa Sber­bak e 10% ai dipendenti Opel.

Ma che macchine fa questa Ma­gna? Non l’ho mai sentita.
E’ un gruppo che fabbrica com­ponenti. 240 centri produzio­ne, 74.400 dipendenti in 25 Pae­si, una ventina di miliardi di fat­turato. Il fondatore è un au­striaco, Franz Strohsack, che dopo essere emigrato in Ameri­ca ha cambiato cognome in Strohnack. Vende pezzi a tutte le case automobilistiche, da Al­fa Romeo a Volvo. In più produ­ce veicoli per conto terzi, come un qualunque service. Dicono di dividere i profitti con i lavo­ratori e con questo sistema han­no tenuto fuori dalla fabbrica il sindacato. Il problema è che Magna è solo una sigla di coper­tura. Il vero concorrente per Opel è il russo Deripaska, pa­drone della Gaz, produttore di alluminio Deripaska ha il pac­chetto di maggioranza della Magna e si fa aiutare, nella con­quista di Opel, dall’ex cancellie­re Schroeder, che adesso è a li­bro paga di Putin in quanto pre­sidente di Nord Stream Ag, l’oleodotto che andrà da Vy­borg alla regione di Grei­fswald. Schroeder è un cavallo di razza dei socialdemocratici e, guarda caso, lo Steinmeier dell’inizio di questo articolo è socialdemocratico pure lui. Ko­ch e Beck, gli altri due dichiara­tori, hanno fabbriche Opel sul loro territorio e si guardano be­ne dal mettersi contro i sindaca­ti.

Che bel quadretto. Fiat ha per­so la partita?
Non direi proprio. Intanto l’uni­ca dichiarazione che conta è quella ufficiale del governo. L’ha dettata alle agenzie il por­tavoce Thomas Steg: «Non ci sono favoriti. Il governo si pren­derà tutto il tempo di cui ha bi­sogno ». molto probabile che la faccenda si chiuda in otto­bre, quando la Germania avrà già votato. Ci sono oltre tutto un paio di interlocutori di cui bisogna tenere conto.

Quali?
Intanto la General Motors. Opel non è mica dei tedeschi, appartiene agli americani di Gm. I quali chiederanno quasi sicuramente il fallimento con­trollato del Chapter 11 e avran­no bisogno per restare vivi del­la Casa Bianca. Obama ha già officiato il matrimonio tra Chrysler e Fiat. Fiat vuole le at­tività Gm in Sudamerica e po­trebbe far entrare General Mo­tors con una quota nell’affare. Di fronte a questa prospettiva, che cosa può rappresentare Gaz? Un milione di vetture in Russia? Non è questa gran ci­fra. E poi tutti dicono che Deri­paska è colluso col crimine or­ganizzato, è stato denunciato per frode e l’Fbi gli ha revocato il visto d’ingresso negli Usa. talmente poco presentabile che si nasconde dietro questa Magna e i suoi amici socialde­mocratici – sindacati inclusi – fanno solo finta di non sapere. Senza dimenticare che il solo scorporo di Opel da Gm, a falli­mento dichiarato, potrebbe ri­chiedere una procedura di sei mesi.

E gli stabilimenti italiani?
Il nostro governo, bellamente tenuto fuori dal tavolo Chry­sler- Opel, si agita molto, garan­tendo che non si chiuderanno stabilimenti in Italia, eccetera. Ci sono state dichiarazioni an­che ieri. La Fiat sta zitta. pro­babile che Marchionne, che si sta rivelando un campione nel­lo spillar soldi agli Stati, vorrà una mano da Berlusconi quan­do il quadro di acquisizioni e al­leanze sarà stato definito. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 23/5/2009]