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 2009  maggio 23 Sabato calendario

COLLEZIONISMO PER VOCE ARANCIO



Giorni importanti da Bolaffi per gli appassionati di collezionismo: il 27 maggio la prima asta di monete per il 2009. Pochi giorni fa (22 e 23 maggio) s’è svolta quella di francobolli (tra i lotti, il rarissimo blocco da quattro del quattrino nero su carta grigia della prima emissione del Granducato di Toscana del 1852, base d’asta: 15.000 euro). Dal 29 al 31 maggio, inoltre, alla fiera di Verona la 112esima edizione di Veronafil: 11 mila metri quadrati dedicati al collezionismo (numismatica, filatelia, cartoline, stampe e libri antichi ecc.).

I pezzi forti dell’asta di monete Bolaffi del 27 maggio: un aureo di Traiano databile al 117-118 d.C., con base d’asta di 2.500 euro. Una quadrupla di Carlo Emanuele I del 1595 (base: 5.000 euro). Un tallero di Ferrante II Gonzaga del 1597 per Guastalla (4.000 euro). Una doppia di Alberico I Cybo Malaspina del 1588 (5.000 euro). Le 100 lire di Umberto I del 1883 (3.000 euro). Doppi luigi di Luigi XIV del 1702 (1.750 euro). Negli ultimi anni le aste numismatiche della Bolaffi hanno realizzato circa 5 milioni di euro.

In tempi di crisi la numismatica può essere un investimento? Risponde Gabriele Tonello, numismatico del settore Aste Bolaffi. «Sì, la numismatica può rivestire il ruolo di forma alternativa di investimento, ma nel lungo termine». Quanto si può investire per cominciare? Che cosa comprare? «L’investimento è soggettivo come anche l’oggetto del proprio interesse. Collezionare monete è una forma di investimento che segue la propria passione. Non sono importanti le monete che si collezionano, l’importante è affidarsi a persone competenti che sappiano indirizzare al meglio la passione di chi si affaccia su questo mondo». Cosa deve sapere un neofita? «Il neofita deve innanzi tutto definire il limite del periodo o della regione cui si vuole dedicare, perché è impensabile collezionare tutte le monete esistenti, e procurarsi una buona letteratura in relazione a tale scelta; oltre che, come detto, affidarsi ad aziende dalla provata serietà. Poi l’esperienza accumulata nel tempo verrà in soccorso nell’affinare e migliorare la propria collezione».

A gennaio nella casa d’aste Numismatica Genevensis un sesterzio dell’imperatore Adriano (117-138) è stato venduto per 2 milioni di franchi svizzeri (1.280.000 euro). Gli esperti avevano valutato il conio, del peso di 25,53 grammi, solo 400.000 franchi (246.000 euro). Nel 1990 la stessa moneta realizzò 200.000 dollari, all’incirca 156.000 euro. In complesso la vendita di tutti i lotti della Numismatica Genevensis ha fatturato più di 25 milioni di franchi svizzeri: 10 milioni di franchi in più rispetto alla stima iniziale.

Nel 1944 la Banca d’Italia commissionò all’American Bank Note Company di New York delle banconote con la faccia di Garibaldi. Il progetto prevedeva la produzione di 545 milioni di biglietti, ma se ne fece nulla. Arrivate sul mercato del collezionismo dopo la dispersione degli archivi dell’American Bank Note Company, le prove di quelle banconote l’anno scorso sono state comprate dalla Banca d’Italia per 22.000 euro (Bolaffi le aveva stimate 10.000 euro). Altra banconota mai andata in circolazione e venduta all’asta: l’’Italia Turrita” da 1.000 lire, progettata nel dopoguerra, è stata battuta per 21.000 euro.

E la filatelia? Il mercato muove circa 250 milioni di euro l’anno. Anche nel mondo dei francobolli esistono gli speculatori, che acquistano interi fogli di alcune emissioni sperando che negli anni il loro valore aumenti. Fino a venti anni fa le tirature arrivavano fino a 7 o 8 milioni di esemplari: ma una grande quantità di francobolli veniva acquistata in blocco da chi sperava in un guadagno facile. Quando poi l’eccesso è stato rimesso sul mercato, è scoppiata una specie di bolla speculativa, con conseguente danno per i collezionisti. Oggi una tiratura media ammonta a 2 o 3 milioni di copie.

Piero Macrelli, presidente della Federazione tra le società filateliche italiane: «La filatelia può diventare un investimento, ma deve essere prima di tutto una passione e un’attività culturale». Per fare buoni affari occorre «documentarsi, studiare, preparare accuratamente una collezione». Si tratta comunque di un bene rifugio da valutare «esclusivamente in un’ottica di lungo periodo».

Il pericolo principale nell’investimento in francobolli è il «fai da te». Spiega Filippo Bolaffi, direttore commerciale dell’omonima società: «I tradizionali consulenti finanziari non hanno conoscenze specifiche in materia e per non fare pessimi affari conviene sempre rivolgersi a seri operatori di mercato». un’area di investimenti? «Il francobollo, essendo completamente slegato dai tradizionali mercati finanziari, è un tipico bene-rifugio dalle caratteristiche anticicliche. Ma nel breve periodo i rendimenti non sono paragonabili a quelli di alcuno strumento finanziario a basso rischio. Occorre attendere almeno cinque anni perché le rivalutazioni siano significative». Filippo Bolaffi aggiunge che con 5 o 10 mila euro «si possono già acquistare quattro o cinque pezzi interessanti». Consiglio: se possibile, puntare a pezzi che abbiano un mercato internazionale.

Un francobollo 9 kreuzer stampato nel 1851 per errore su carta verde anziché rosa (ne sono rimasti solo quattro esemplari) è stato venduto l’anno scorso in un’asta Feldman per 1.314.500 di euro.

A novembre nell’asta alla Rapp Auction House, in Svizzera, i collezionisti hanno speso 17,9 milioni di franchi (11,6 milioni di euro), acquistando i 3.022 lotti in vendita. Marianne Rapp Ohmann, direttrice della casa d’aste: «Abbiamo clienti che ci dicono che preferiscono investire in francobolli, piuttosto che in borsa». Il prezzo più alto (357.000 franchi, commissioni comprese) è stato battuto per una collezione di francobolli del Guatemala.

Grazie a un accordo tra Bolaffi e Consel (gruppo Banca Sella) è possibile comprare un Gronchi rosa (1.700 euro) in comode rate da 85 euro al mese, senza interessi.

Il gioielliere di corte dello Zar, Peter Carl Fabergé, una volta scappato dalla Russia potè avere di che vivere vendendo francobolli.

Nuovo settore del collezionismo: la filografia, dedicata ad autografi e documenti storici. Bolaffi terrà la prossima asta il 25 giugno. Tra gli oggetti in vendita lo scorso anno presso la casa torinese, il manoscritto originale della ”Francesca da Rimini” di Riccardo Zandonai, che parte da 23 mila euro; Cesare Pavese che risponde a Valentino Bompiani; le lettere galanti del poeta Giosuè Carducci alla poetessa Annie Vivanti, chiamata «dolce pantera», lettere di Sciascia, una di Benito Mussolini su carta intestata del Popolo d’Italia. C’era anche una lettera di Giacomo Leopardi, battuta al prezzo record di 24 mila euro.

Secondo una ricerca Ipsos per eBay, il 35% degli italiani colleziona qualcosa. Il 7% di questi usa Internet per fare acquisti. Per rendersene conto basta guardare Facebook, dove per esempio ci sono 139 gruppi in cui si ritrovano quelli che raccolgono schede telefoniche, 21 immaginette sacre, 296 le palle di vetro con dentro la neve, 127 le sorprese dell’ovetto Kinder ecc.

Il collezionismo è da sempre il campo delle bizzarrie. A Londra e New York, per esempio, vanno pazzi per tutto ciò che ha a che fare con i cavalli: foto dell’animale preferito, spillette, programmi, cartoline o coperture per sella. Da alcuni anni vanno a ruba i derby glass, bicchieroni per mint julep (mistura di Bourbon, acqua, zucchero e menta) che di solito vengono forniti gratis al bar dell’ippodromo. I pezzi più datati, prodotti nella prima metà del Novecento, possono costare anche 3 mila euro. Poi ci sono i trofei, in argento e talvolta in oro. Il loro valore intrinseco, cui si aggiunge quello simbolico, fa salire le quotazioni talvolta oltre i 5-6 mila euro: gli esemplari della raccolta di Alfred Gwynne Vanderbilt venduti online nel 1999 da Sotheby’s hanno più che raddoppiato le stime totalizzando 250 mila euro. Una ciocca di peli della coda del cavallo Red Rum, con tanto di certificato di autenticità rilasciato dal proprietario del campione, è stata acquistata per 450 sterline. In totale il settore del collezionsmo di memorabilia ippiche fattura in tutto il mondo circa 7,5 milioni di euro.

«Collezionare è un po’ come giocare a tennis: si deve sempre coprire una casella vuota» (Alberto Bolaffi, presidente dell’omonima società).