Ansa.it 23/5/2009, 23 maggio 2009
L’Italia è un dei paesi più ricchi di biodiversità, ma anche uno di quelli più esposti alla perdita: dalle arance di Catania alle ciliegie di Pavia, dagli orsi alle lontre fino al lupo all’aquila e allo stambecco, sono 138 le specie minacciate di cui l’8% appartenente al regno delle piante e il 92% a quello degli animali
L’Italia è un dei paesi più ricchi di biodiversità, ma anche uno di quelli più esposti alla perdita: dalle arance di Catania alle ciliegie di Pavia, dagli orsi alle lontre fino al lupo all’aquila e allo stambecco, sono 138 le specie minacciate di cui l’8% appartenente al regno delle piante e il 92% a quello degli animali. A contribuire alla diminuzione di biodiversità del nostro Paese anche la perdita del suolo al ritmo di 110 chilometri quadrati all’anno, pari a 30 ettari al giorno, 200 metri quadrati al minuto. Sono queste alcune delle considerazioni di Legambiente e del Wwf in occasione della giornata mondiale della Biodiversità. Con circa 57.000 specie animali (1/3 di quelle europee) e 5.600 specie floristiche (il 50% di quelle europee), dei quali il 13,5% specie endemiche, l’Italia è il paese Europeo più ricco di biodiversità ma molta della ricchezza si sta perdendo: alla fine dell’Ottocento la varietà di frutta arrivava a 8000 diversi tipi oggi a poco meno di 2000, sono a rischio arance, limoni, mele, pere, ciliegie, mandorle, varietà di angurie e melone che già quasi non ci sono più, la tartaruga comune (la caretta caretta), la foca monaca, il muflone, lo storione, la cernia. L’ultima Red list della Iucn (International union for conservation of nature) parla di un aumento della minaccia d’estinzione: contiene 44.838 specie di cui 16.928 a rischio. *** La Fao stima che il 75% delle varietà delle colture agrarie siano andate perdute e che i tre quarti dell’alimentazione mondiale dipendano da appena 12 specie vegetali e 5 animali. Come effetti diretti delle circa 30.000 specie commestibili in natura, appena 30 sono le colture alimentari che soddisfano il 95% del fabbisogno energetico mondiale e, tra queste, frumento, riso e mais forniscono più del 60% delle calorie che consumiamo. Negli ultimi decenni sono aumentate le cause antropiche all’origine della perdita di biodiversità: i cambiamenti di uso del suolo, i cambiamenti climatici, l’introduzione di specie aliene, la variazione di concentrazione di Co2 e le deposizioni azotate a cui vanno aggiunte le piogge acide.