Michael Novak, liberal, 23/5/2009, 23 maggio 2009
OSSERVATORE TRADITORE
Da diverse settimane a oggi, L’Osservatore Romano ha pubblicato degli articoli sul presidente Obama che dimostrano poca conoscenza del contesto americano. Allo stesso tempo, quel giornale non riesce a capire quale grande minaccia sia il presidente per la coscienza dei cattolici americani. Anche diversi importanti vescovi degli Stati Uniti sono turbati e hanno chiesto aiuto. L’Osservatore Romano deve sapere quale grande scandalo sta causando in America. L’esempio più recente riguarda il mendace discorso pronunciato dal giovane presidente all’Università di Notre Dame lo scorso 17 maggio. Ci sono almeno quattro argomenti cruciali di cui L’Osservatore Romano sembra essere ignorante.
1) Nel 2004, i vescovi cattolici americani hanno dichiarato formalmente che le istituzioni - sia di carattere scolastico che di altro genere - non dovrebbero riconoscere onorificenze a quei leader pubblici che parlano contro gli insegnamenti che riguardano la legge naturale sull’aborto. Si è trattato di una parte esplicita del loro magistero, una solenne dichiarazione dell’insegnamento episcopale sui principi cattolici riguardo alle attività politiche.
2) Circa il 40 per cento dei 65 milioni di cattolici americani vanno a messa almeno una volta a settimana. La maggior parte di questi si oppone all’aborto, spesso in maniera appassionata. Per alcuni anni, e in parte anche oggi, i laici cattolici - uomini e donne - si sono esposti pubblicamente e in maniera più fiera contro l’aborto rispetto ai vescovi, che in alcune occasioni sono sembrati quasi impauriti di guidare i laici e dare voce pubblica alle loro coscienze. Ma negli ultimi anni, sempre più vescovi statunitensi si sono dimostrati più coraggiosi sull’argomento, ed hanno messo in imbarazzo molti dei loro fratelli nell’episcopato dando pubblico sostegno alla causa pro-life. Il defunto cardinale John O’Connor, di New York, era uno di loro. Al contrario, quei cattolici che vanno a messa meno di una volta a settimana hanno virtualmente le stesse posizioni abortiste della popolazione protestante. Di conseguenza, quando la stampa parla di "cattolici", il lettore deve distinguere di quale cattolici si sta discutendo: quelli che praticano la loro fede o i meno osservanti. In ogni caso, è chiarissimo che i cattolici più impegnati sono quasi tutti pro-life, se non in tutte le circostanze almeno in tutte quelle virtuali. I meno impegnati tendono a sostenere l’aborto, in un senso o in un altro.
3) Negli Stati Uniti, la questione dell’aborto non è più questione di libera scelta. Lo ha deciso la Corte Suprema nel 1973, senza chiedere il consenso della popolazione e senza autorità costituzionale. La Corte ha deciso che ogni donna, in ogni momento, ha il diritto di abortire: persino in punto di morte. Questa è la legge più estrema che si possa trovare in una nazione civilizzata. Questo è lo standard cui la popolazione secolare e i suoi simpatizzanti ora prendono a modello di "ragione". Ogni opposizione ad essa viene definita estremista.
4) Barack Obama, che ha portato così tante promesse - come il raggiungimento del sogno di quegli americani morti in schiavitù e segregazione - è arrivato dove nessun altro presidente aveva osato. In effetti, in due casi separati, è arrivato a permettere l’aborto anche quando il bambino è già nato. Il primo sostegno presidenziale è a quello che viene eufemisticamente definito «aborto a nascita parziale», che è a tutti gli effetti un infanticidio. Il suo secondo sostegno riguarda la possibilità di gettare nella spazzatura degli ospedali quei bambini che sono sopravvissuti a un aborto. I «neonati-sopravvissuti» sono casi rari, ma il totale abbandono cui sono destinati viene aborrito da quelle infermiere che la legge costringe a prenderli e metterli da parte, per farli morire da soli. Il senatore dell’Illinois Barack Obama ha parlato contro il "Born alive Act", che proibisce questa pratica. stato praticamente il solo, nella politica Usa, a muoversi in questo modo; e lo ha fatto soltanto per compiacere la parte pro-aborto del suo elettorato (centrale nell’ambito della sua base politica). L’altra questione - l’aborto del "parzialmente nato" - è persino più barbarica. Appena il neonato inizia a uscire dal canale uterino, le pinze abortive gli penetrano il cranio per ucciderlo. In questo modo, tecnicamente, è morto prima di uscire del tutto.
Questo sotterfugio morale è stato rigettato persino dai senatori democratici. Ma il senatore Obama si è espresso a favore di questa pratica, e non ha dato alcun segnale di cambiamento. L’Osservatore Romano non conosce le posizioni che sostiene, quando sostiene i discorsi del presidente sull’aborto. E non capisce neanche il "codice" con cui i partigiani pro-aborto parlano negli Stati Uniti. La loro leadership ha come priorità l’approvazione del "Freedom of Choice Act", la legge che definisce l’aborto come un diritto naturale della donna. Un nuovo modo di intendere un "diritto", se mai ce n’è stato uno. Obama ha promesso a questa gente di sostenere questo genere di legge, che vuole spazzare via anche quei pochi limiti che le legislature, sin dal 1973, hanno posto all’aborto. Parliamo del consenso dei genitori per i minori di 18 anni, istruzioni obbligatorie a chi vuole abortire (per informare delle alternative possibili), alcuni giorni di attesa obbligatori, di modo che il consenso della donna sia libero e deliberato. Vogliono spazzare via tutto questo. Cosa ancora peggiore, chiunque voglia opporsi all’aborto potrebbe diventare un criminale che viola un diritto naturale. Persino dottori e infermiere che ritengono orribile partecipare a un aborto sarebbero costretti dalla legge a praticarlo su richiesta. Senza possibilità di suggerire alternative.
La conseguenza all’atto pratico di tutto questo sarebbe il rifiuto, da parte di ospedali cattolici e cristiani, di effettuare aborti. Ma per farlo dovrebbero chiudere la loro ala di ostetricia, e quindi forse tutto l’ospedale (un terzo delle strutture sanitarie americane sono cristiane). Nonostante le dichiarazioni di Obama di lanciare qualcosa di "nuovo", sono anni che gli americani lavorano insieme per ridurre il numero di aborti nella nazione. Con il voto dei democratici e dei repubblicani, e con le legislature di 50 Stati. Nonostante la popolazione americana continui a crescere, il numero degli aborti è passato dagli 1,5 milioni del 1980 ai circa 1,2 milioni del 2005. Nel suo discorso alla Notre Dame, Obama ha proposto di inserire "sensibili clausole di coscienza" in ogni "Freedom of Choice Act" che si possa firmare. Ma questa frase è stata sviluppata ad arte dagli estremisti proaborto. Che vogliono essere sicuri che un dottore o un’infermiera possano rifiutare un aborto per motivi di emergenza, a meno che non siano gli unici disponibili. In quel caso, il "diritto naturale" all’aborto prenderebbe il sopravvento sulle loro coscienze. Su queste materie, L’Osservatore Romano sembra non comprendere due importanti aspetti della realtà americana. In primo luogo, per le forze pro-aborto "ragione"," diritto naturale" e "sensibile" sono termini che significano pieno sostegno all’aborto.
Tutto il resto è irragionevole, contro il diritto naturale. In secondo luogo, con un appassionato discorso a Notre Dame, Obama ha chiesto al suo uditorio di «tenere aperti i cuori e le menti, usando soltanto parole corrette». Al primo ascolto sembrano parole liberal e ragionevoli, quasi dolci. Fino a che non si capisce che soltanto chi è proaborto non può fare altro che parlare in questo modo. I codici per decifrarli si sono già mostrati, in diverse dispute sparse per la nazione. Si impara presto cosa significa, per loro,"compromessi sensibili": loro rimangono fermi, tu ti muovi in quella direzione. Di conseguenza, Obama ha parlato soltanto a quelle persone convinte che l’aborto sia una appropriazione indebita di una vita unica e individuale. a loro, e soltanto a loro, che il presidente chiede di ascoltare le ragioni dell’altra parte, di scendere a compromessi. I poveri giovani che studiano alla Notre Dame, e i loro non scusabili professori, sono stati scossi da questo appello alla ragione e alla civiltà: che alla fine è soltanto una richiesta di resa incondizionata.
Non c’è nessun dubbio sul fatto che Barack Obama sia il frutto del sogno di Martin Luther King, arrivato con una generazione in anticipo rispetto a quanto ci si attendeva: la Grande Speranza Nera dell’intera nazione, chiamata a redimere il nostro primo peccato originale (la schiavitù). Non c’è nessun dubbio neanche sul fatto che sia un incredibile talento politico, senza paralleli nella nostra storia, dato che la sua capacità principale è quella di parlare. Ma, fino ad ora, le sue sono rimaste soltanto parole. I suoi discorsi sono attualmente basati su progetti relativi all’aborto. Ha detto che l’aborto dovrebbe essere «sicuro, legale e poco praticato ».
Allo stesso tempo non ha mai ristretto, ma soltanto allargato, la libertà di abortire. Potreste pensare che lo abbia turbato il fatto che il 37 per cento di tutti gli aborti avvenuti negli Usa dal 1973 - circa 13 milioni di giovani, alcuni forse dotati come lui - si sono verificati nella comunità nera. Ma non ci sono prove, di questo. Quindi, per quale motivo L’Osservatore Romano si è messo al fianco degli abortizionisti, e contro la minoranza emarginata dei fedeli cattolici praticanti, che pensano che l’interruzione di gravidanza sia un male terribile? I grandi Papi del passato, che hanno definito l’aborto «un male intrinseco» non sono stati presi del tutto sul serio? Abbiamo chiesto del pane a Roma, e L’Osservatore Romano ci ha dato pietre.