Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Due morti di meningite nel Veneto, un caso in una scuola di Roma, un altro caso a Napoli...
• E’ un’epidemia?
No, è solo la concomitanza di fattori che potrebbero gettare nel panico la popolazione. Ma non bisogna farsi prendere dal panico, e non è successo niente di particolarmente eccezionale, almeno dal punto di vista statistico. La meningite esiste e cinquanta volte su cento uccide. In Veneto è accaduto che i partecipanti a una medesima festa si trovassero in un ambiente chiuso a contatto con un portatore sano. Esistono – bisogna saperlo – anche i portatori sani. Questo gruppo che faceva festa era composto in gran parte da ispano-americani. Era la sera dell’8 dicembre. Balli e canti tutta la notte in una casa di Farra di Soligo, in provincia di Treviso. Il gruppo, dopo la festa in casa, ha continuato ad andare in gir eccoli al Kaltenberg di Pederobba, poi al Rumba di Conegliano, quindi a bere birra in altri locali a Sirea, Villorba e San Donà di Piave. Dopo qualche giorno il primo giovane morto, un quindicenne di Pieve di Soligo, Theodoros Kosmatos, appartenente, come è evidente, a una famiglia greca. Ieri, il secondo morto, un senegalese di 33 anni, operaio a Silea, di cui non è stato reso noto il nome. Tutti e due erano stati alla stessa festa. Il Kaltenberg e il Rumba sono per ora chiusi e disinfettati. Si disinfettano i tavoli e le altre superficie, si dà molta aria alle stanze. Per pigliarsi la meningite bisogna stare vicini al portatore del virus e l’ambiente deve essere chiuso. Il contagio avviene per colpa di uno starnuto o di un colpo di tosse. Non è quindi semplicissimo prenderlo. In Italia ci sono 250 casi all’anno
• E gli infettati di Napoli e di Roma?
Forse non sono così gravi. A Roma risulta un ricovero al Policlino di uno studente dell’Istituto professionale Teresa Confalonieri. I 600 studenti della scuola sono andati a farsi iniettare della rifanpicina 600 o della priproflaxacina 500, antibiotici che servono a prevenire il contagio per un certo periodo di tempo. L’Istituto però non è stato neanche chiuso, segno che non c’è ragione di preoccuparsi troppo. A Napoli è stato portato in ospedale un bambino di 8 anni che vive a Fuorigrotta e adesso è in cura al Cotugno. Prognosi riservata, ma i medici dicono di star tranquilli. Ripet dei casi di Roma e di Napoli ci occupiamo per la circostanza dei due morti in Veneto che fa sembrare eccezionale una situazione che è statisticamente nella norma.
• Non capisco perché non si vaccinano tutti.
Qualunque vaccinazione presenta a sua volta un minimo di rischio, anche se remotissimo. La disposizione del ministero è che chi vuole può vaccinarsi. Ma l’obbligo non c’è. In molte regioni il vaccino è gratuito. Nella zona di Treviso, naturalmente, in questo momento c’è l’assalto al vaccino. Ma, ripet bisogna star calmi. Oltre tutto quache volta ci si infetta a causa di virus contro i quali non serve neanche la vaccinazione.
E’ vero che sono a rischio soprattutto i bambini?
Sì, la maggior parte dei casi riguarda bambini con meno di 4 anni.
• Ma la meningite che malattia è?
Non è neanche una malattia, ma una grave complicazione provocata da un insieme di infezioni. Schematicamente: si tratta di un’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello. Porta febbre, mal di testa, nausea, vomito, rigidità alla nuca. Il tempo di incubazione varia da 2 a 10 giorni, ma nella grande maggioranza dei casi è di 3-4 giorni. Il guaio è che si può confondere con l’influenza e questo fa tante volte ritardare il ricorso al medico e alle cure. Se non ci si cura, si muore una volta su due. Ma, anche curandosi, 5 o 10 volte su cento si finisce all’altro mondo. C’è un buon 20 per cento di casi, poi, in cui non si muore, ma si sopportano gravi conseguenze neurologiche. L’andamento della malattia è comunque quest entro 12 ore dall’infezione mani e piedi diventano freddi, le gambe fanno male in un modo che non è normale, la pelle cambia colore. Dopo 13-22 ore la nuca si irrigidisce, arriva un violento mal di testa. Si sviene, non si sopporta la luce. Entro così nel dettaglio solo perché arrivare dal medico in tempo, cioè allarmarsi per quello che sta succedendo, è essenziale. La media dei morti da meningite fa vedere che il malato arriva in genere dal dottore alla diciannovesima ora. Anche se i casi sono pochi, l’effetto sociale – come dimostra anche questa conversazione – è assai ampio. D’altra parte le ricerche possono essere finanziate solo dallo Stato, perché il basso numero dei malati rende poco remunerativo il commercio dei farmaci relativi. Concetto che magari è difficile da accettare. Ma purtroppo è così. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 17/12/2007]
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