s.p., Galileonet.it 18/12/07, 18 dicembre 2007
Si chiamano Fit1 e Fit2 e sono due geni chiave nel meccanismo di accumulo dei grassi. Li hanno scoperti i ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University di New York, che hanno pubblicato la loro ricerca su "Proceedings of the National Academy of Sciences"
Si chiamano Fit1 e Fit2 e sono due geni chiave nel meccanismo di accumulo dei grassi. Li hanno scoperti i ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University di New York, che hanno pubblicato la loro ricerca su "Proceedings of the National Academy of Sciences". I meccanismi e i geni coinvolti nel processo metabolico che porta alla sintesi dei grassi di riserva sono in gran parte noti, ma molto meno chiara è la fase successiva di ”impacchettamento” dei grassi nelle vescicole che si accumulano nel citoplasma delle cellule adipose. Ed è proprio in questa fase che i geni Fit (Fat-inducing Transcripts) giocherebbero un ruolo di primo piano. Gli scienziati hanno inserito un frammento di Dna in grado di inibire questi geni nelle uova dello zebrafish (Danio rerio): le larve ottenute da tali uova sono state poi nutrite per sei ore con una dieta molto ricca in grassi per stimolare la produzione lipidica. Il successivo esame dei loro fegati e apparati intestinali (dove normalmente si accumulano le gocciole lipidiche) ha rivelato una pressoché totale assenza di vescicole di grasso. Gli autori dello studio sono convinti che la scoperta dei geni Fit consentirà lo sviluppo di farmaci in grado di regolare l’attività di questi geni, offrendo nuove prospettive per il trattamento dell’obesità.