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 2007  dicembre 18 Martedì calendario

PETYX Stefania

PETYX Stefania Palermo 4 novembre 1969 • «Non fosse per il cognome, che non è d’arte e va pronunciato con l’accento sulla y, e per il giallo canarino del suo impermeabile, in nuance con quello di Carolina, bassotto a pelo corto che la accompagna in ogni sua missione, Stefania Petyx sarebbe la meno strampalata di quella curiosa muta di corrispondenti e inviati che da qualche anno forma l’ossatura del tg satirico di Canale 5 Striscia la notizia. [...] è autrice di un servizio che le ha regalato, nell’ordine: una settimana di ansie; la medaglia di ”coraggiosa”; migliaia di bellissime email di ringraziamento. ”Per esempio da Roma un certo Alberto ha scritto a Striscia: ”Ieri avrei voluto essere siciliano per poter partecipare appieno a quel senso di orgoglio che la signora Petyx ha restituito a quella meravigliosa parte d’Italia’”. Il suo scoop? Sulla carta niente di trascendentale: andare sotto la casa della moglie di un boss mafioso per chiederle conto (senza ottenere risposta) della volontà di citare in giudizio gli autori di una fiction. Soltanto che la serie è Il capo dei capi e la signora in questione è Antonietta Bagarella, moglie di Salvatore Riina. Una missione per la quale c’era da mettere in conto qualche rischio in più rispetto al solito Tapiro fracassato. Quello sotto casa Riina non è il primo scoop della signora in giallo di Striscia (il travestimento è ispirato proprio al titolo della serie tv che aveva per protagonista la detective Jessica Fletcher). Petyx è entrata nella squadra di Antonio Ricci nel maggio 2004 e già nel febbraio 2005 un suo servizio aveva portato alla luce le tante magagne che accadevano su alcuni conti correnti della Banca popolare di Lodi del rampante Gianpiero Fiorani. Che effetto le ha fatto vederlo abbracciato a Lele Mora la scorsa estate? ”Qualcosa di simile a quello che ho provato quando ho letto le dichiarazioni di Ninetta Bagarella: la sensazione di vivere in un mondo che va all’incontrario. Quando poi qualcuno dice che la fiction Il capo dei capi è diseducativa, mi chiedo cosa stia succedendo. Se dovessi fare la lista delle cose che mi fanno infuriare, questa sarebbe tra le prime”. Com’è nato il servizio di Corleone? ”Leggendo i giornali un sabato mattina. Ero a Siracusa e facevo colazione con la troupe. Sono quasi caduta dalla sedia leggendo che la signora voleva querelava gli autori del Capo dei capi. Ho chiamato uno degli autori di Striscia e ho ragionato: ”Visto che lei parla di danni di immagine, perché non le ricordiamo anche i nostri, di danni’. Può darsi che Bagarella faccia anche bene a tutelarsi, ma se proviamo a mettere tutte le cose sui due piatti della bilancia...”. Il suo servizio in realtà è un monologo. Avrebbe preferito che Bagarella uscisse per rispondere? ”Non mi aspettavo che mi aprisse perché non ha mai aperto a nessuno. Quello che temevo è che mi tirasse addosso qualcosa come acqua calda o un vaso di fiori. Nel servizio non si vede, ma la mia assistente mi seguiva con un ombrello aperto”. Non avevate nessuno di scorta? ”Su internet ho letto qualche insinuazione del genere. No, eravamo in quattro e basta, io, il cameraman e due assistenti. Mi aspettavo che la zona fosse controllata dalle forze dell’ordine, ma nessuno ci ha fermati”. Qual era la paura maggiore? ”Il problema è proprio che non sapevamo di cosa avere paura. Riguardando il servizio mi sono accorta che mi mancavano le parole, avevo la voce bassa e il cuore in gola. Non è stato per niente facile. Ancora oggi ricordo le 3 ore di strada da Siracusa a Corleone in macchina, con il mio cameraman, uno che ha fatto tutte le guerre, Iraq, Afghanistan, Kosovo, l’assistente del cameraman e la mia assistente. Di solito parliamo e scherziamo, e invece niente. Muti”. Secondo lei cosa può aver pensato Antonietta Bagarella del suo servizio? ”Non ho idea. Tutto sommato penso che quella di Striscia sia stata la risposta più schietta che poteva avere dopo la sua dichiarazione. Non poteva che aspettarsi una risposta […] Per strada mi fermano anche per farmi i complimenti, ma di base la gente lo fa per segnalarmi qualcosa. Solo che, quando consiglio di rivolgersi alle forze dell’ordine, di solito rispondono che sono state proprio loro a dire di rivolgersi a noi” […] I servizi per ”Switch tv” erano già con la mantellina gialla? ”Quella è stata un’idea di Ricci”. Anche il bassotto? ”No, però nei servizi per Switch già si vedeva Carolina perché veniva per forza con me. nata così, durante un servizio la lasciavo giocare e lei entrava nei servizi o la si sentiva abbaiare. Insomma, c’era sempre una bassottina nascosta”. L’ha voluta Ricci nei servizi? ”Sì e ci ha azzeccato. All’inizio Antonio aveva pensato di farmi girare con un sacco di fiori in testa, come una sorta di Santuzza infiorata. Poi però abbiamo constatato che era una mise inadatta alle mie missioni. Dovendo spesso occuparmi di servizi in cui ero costretta ad arrampicarmi per scavalcare cancelli, andavo perdendo un sacco di petali. Insomma, spesso alla fine sembravo più un’aiuola potata che una santa. Alla fine abbiamo optato per la mantellina gialla. Fa molto investigatrice e con il bassotto si abbina bene. Dicono che sia il cane la vera star della coppia. ”Mi creda se le dico che non ho un ventesimo del successo di Carolina. La gente mi ferma per strada e mi chiede: ”Ma questo è il cane di Striscia? Posso fargli una foto?’. E poi se ne vanno. I cameramen mi sfottono, dicono che è come se passasse Zorro e la gente facesse la foto al cavallo”. vero che capisce quando uscite per lavorare? ”Posso assicurare, in barba a quanti dicono che i cani sono daltonici, che riconosce il giallo. Una volta mi sono messa un accappatoio di quel colore e lei era già pronta a uscire. Il mio cane è un genio”. anche il suo marchio di fabbrica. Anche lui ”made in Sicilia”? ”No, è un cane napoletano. L’ho comprata [...] un giorno in cui il mio volo per Palermo ritardava. In città vidi un cartello ”vendesi bassotti’. C’era questo cagnolino che mi guardava dalla vetrina...”. Un’altra curiosità è il suo cognome, Petyx. Cosa c’entra con la Sicilia? ”C’entra eccome. un cognome normanno. Suona un po’ come Asterix, Obelix, no? un cognome antichissimo, i primi Petyx sono arrivati in Sicilia nel 1200 dalla Spagna. Siamo una stirpe di combattenti: durante il periodo dei Vespri siciliani i Petyx costituirono un vero e proprio esercito. Abbiamo sempre avuto questa cosa della guerra. Sempre rompiballe, noi Petyx”» (Gianmaria Padovani, ”Panorama” 20/12/2007).