Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Impressionati dai massacri di sabato – una madre che a Molin Novo di Tovagnacco (Udine) ammazza a coltellate il figlioletto di sette anni perché fa i capricci; un padre, idraulico di mestiere, che a Villapiana Scalo (Cosenza) uccide anche lui a coltellate la moglie e la figlia di quattro anni, poi si taglia le vene, beve un bicchiere di varechina, e infine chiama i carabinieri a cui spiega che non trovava lavoro; un muratore che a Marnate, nel Varesotto, sega la gola alla moglie troppo petulante – impressionati dai massacri, dicevo, avevamo deciso di discutere oggi dei delitti in famiglia. Ed ecco che la domenica è stata quasi peggio del sabato. Ieri alle due del pomeriggio Graziella Vighetto di 60 anni è andata come sempre a trovare in ospedale, a Rivoli (Torino), la figlia quarantunenne Susanna Blandino. Questa figlia stava in ospedale per problemi psichici. Ed ecco la madre di punto in bianco le ficca un coltello in gola. Poi si mette a piangere e dice ai medici e agli infermieri: «Non ce la facevo più a vederla in questo stato». Ma il fatto di sangue più tremendo è avvenuto nel pomeriggio ad Acireale, vicino a Catania: un pregiudicato di 48 anni, di nome Giovanni Crescimone, ha tagliato la gola prima alla sua donna, Giovanna Toscano di 24 anni, e poi al bambino che avevano avuto insieme e che aveva solo quattro mesi. Il piccolo si chiamava Francesco e poche ore dopo avrebbe dovuto essere battezzato. Il papà è scappato sulla Punto della suocera e ha avuto un incidente molto grave sulla Catania-Palermo. Adesso sta in ospedale piantonato dai carabinieri ed è in fin di vita. Una testimone ha detto: «Sembravano tranquilli, ma chi sa poi che succedeva dietro le mura di casa».
• Già, che succede dietro le mura di casa?
Succede che in Italia i parenti ammazzano più dei mafiosi e dei criminali. La classifica è questa: delitti in famiglia 29,9 per cento dei casi, delitti di mafia 24,4%, delitti commessi da criminali comuni 15,2%. Sette volte su dieci le donne sono uccise dal loro partner o da un parente. Tutto questo in un quadro che, per altri versi, può essere considerato confortante: nel 1990 vi furono 1695 delitti, nel 2005 solo 601. Certo, sono due morti al giorno e pare ancora tanto. Ma in Finlandia e negli Stati Uniti si uccide di più.
• Questo fine settimana i delitti in famiglia sono avvenuti soprattutto al Nord. E’ un caso?
No, la maggior parte degli omicidi in famiglia avviene proprio al Nord, nei comuni piccoli e medi. Nel 2005, il primato dei delitti tra le mura domestiche è toccato alla Lombardia. Il giorno prediletto dagli assassini è stato il lunedì (rapporto Eures-Ansa 2006).
• Ma cosa succede nella testa di una madre che ammazza un figlio, o di un padre che stermina la famiglia? Chiunque di noi può essere accoltellato da un congiunto all’apparenza contento e beato.
Secondo lo psichiatra Paolo De Pasquali, che ai delitti in famiglia ha dedicato un libro dal titolo L’orrore in casa, «assai di rado il crimine origina da un raptus» ed esistono «diversi fattori predittivi». In particolare: «Abuso di alcol e stupefacenti, violenza domestica consueta, precedenti episodi di aggressione fisica, sbalzi d’umore, gelosia patologica, cambiamenti inspiegabili nel comportamento, oltre a eventi esistenziali negativi, dal lutto recente alla perdita del lavoro, fino alle separazioni coniugali conflittuali, con liti sull’affidamento dei figli». In questi casi, secondo lo psichiatra, bisogna chiedere aiuto. Gli interventi possibili sono tre: psicologico, farmacologico ma, «se è necessario, non bisogna esitare a chiedere l’intervento giudiziario».
• Però la madre del piccolo Alessandro, il bambino ammazzato sabato vicino a Udine, era già in cura da uno psichiatra…
Vero. Come è vero che non sempre, anzi quasi mai, si dà ascolto a chi chiede un qualsiasi intervento per un parente uscito di senno. Clamoroso il caso della vedova Carmela Ballarò di anni 53, residente ad Alessandria, che da anni implorava dispetatamente aiuto per il figlio matto, Vincenzo Tripodi di anni 25, e aveva pure lanciato un appello dalle pagine de La Stampa. È finita che il 3 novembre il figlio l’ha presa a coltellate nelle braccia, nel collo e nel cuore e quando l’ha vista morta in terra s’è messo a girovagare per la città imbambolato e lordo di sangue.
• Ci fossero ancora i manicomi...
I manicomi erano lager ed è bene che siano stati chiusi. Non per questo le famiglie devono essere lasciate sole: la legge 180, che equipara il malato di mente a una persona sana lasciandolo libero e responsabile delle sue azioni, è un’esagerazione ideologica che deve essere corretta. Senza però rimettere in auge le docce gelate, la segregazione, le camicie di forza, l’elettrochoc. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 16/12/2007]
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