varie, 17 dicembre 2007
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Ponticelli Lazzaro
• Bettola (Piacenza) 7 dicembre 1897, 12 marzo 2008 • «[...] italiano immigrato in Francia ancora bambino [...] è uno degli ultimi sopravvissuti della prima guerra mondiale. In Francia, i poilus (“pelosi”, così erano definiti perché in trincea non riuscivano nemmeno a radersi) [...] Ultimo nato di una famiglia poverissima di Bettola, sull’Appennino piacentino, Lazzaro partì da solo in treno da Piacenza, nella speranza di raggiungere i due fratelli emigrati in Francia prima di lui. “Quando arrivai a Parigi”, ricorda, “non sapevo una parola di francese e non conoscevo nessuno. Rimasi tre giorni a girovagare attorno alla stazione, fino a quando un capotreno s’interessò a me e mi aiutò a ritrovare una taverna dove passavano molti italiani. Da lì, potei ritrovare la traccia dei miei due fratelli”. I due Ponticelli abitavano a Nogent sur Marne, un piccolo comune alle porte di Parigi dove alla fine dell’Ottocento si era formata un’importante comunità d’immigrati italiani, i ritals, per lo più impiegati nell’edilizia. A Parigi, il piccolo Lazzaro fa di tutto: garzone, strillone, spazzacamino. Poi quando i tedeschi attaccano la Francia, imbrogliando un po’ sull’età, si arruola volontario nella Legione straniera per difendere il paese che lo aveva accolto: “Era il mio modo di dire grazie a chi mi aveva dato da mangiare”. Così si ritrova a Verdun, in Lorena, dove passa quasi un anno in trincea. Nel maggio del 1915, quando l’Italia entra in guerra, viene però richiamato in patria per combattere con gli alpini. Lui preferirebbe restare in Francia, ma i gendarmi lo rispediscono a casa, dove si ritrova sul fronte trentino. Ferito alla testa, è curato a Napoli. Dopo la convalescenza torna di nuovo nelle trincee, dove rimarrà fino alla fine del conflitto. “Non ho mai avuto paura”, dichiara orgoglioso e rievoca le sofferenze di quegli anni, ma anche gli atti di solidarietà e di coraggio. Convinto difensore della pace e dell’Europa, il decano dei Cavalieri di Vittorio Veneto partecipa ogni anno alle cerimonie in ricordo delle vittime della Grande Guerra: “Prima di andare all’attacco, tra compagni ci dicevamo sempre: ‘se muoio, continua a pensare a me’. Per questo, ogni anno penso a tutte le vittime di quella carneficina”. Finito il conflitto, Lazzaro rientra in Francia, dove con due fratelli fonda una piccola impresa per la manutenzione delle ciminiere: “La decisione l’abbiamo presa un pomeriggio mentre stavamo giocando a bigliardo”. Sembra uno scherzo. E invece è l’inizio di una storia eccezionale, dato che la Ponticelli & Frères è diventata un’importante azienda d’impiantistica, i cui duemila dipendenti lavorano per il comparto petrolchimico in Francia e all’estero. Il piccolo immigrato italiano - che negli anni quaranta ha ricevuto la nazionalità francese, senza dimenticare il suo paese d’origine, dove è tornato diverse volte - è un perfetto esempio d’integrazione che la Cité de l’Immigration intende valorizzare. [...]» (Fabio Gambaro, “la Repubblica” 17/12/2007).