Orazio La Rocca, la Repubblica 17/12/2007, 17 dicembre 2007
Città del Vaticano Eminenza, come mai la Chiesa è tanto impegnata, con uomini, donne e risorse finanziarie, nei paesi poveri? Perché lo fa? «Perché ci guadagna tanto!», risponde il cardinale Sergio Sebastiani, presidente della Prefettura per gli Affari economici della Santa Sede, comunemente indicato come il «ministro» dell´Economia del Vaticano
Città del Vaticano Eminenza, come mai la Chiesa è tanto impegnata, con uomini, donne e risorse finanziarie, nei paesi poveri? Perché lo fa? «Perché ci guadagna tanto!», risponde il cardinale Sergio Sebastiani, presidente della Prefettura per gli Affari economici della Santa Sede, comunemente indicato come il «ministro» dell´Economia del Vaticano. Sì, ma cosa ci guadagna? «Ci guadagna quello che ha promesso Gesù: "Chi mi segue avrà il centuplo quaggiù e la vita eterna". Chi ama è felice. E questo lo sanno non solo i cristiani; ogni uomo, anche colui che si dice ateo, quando ama veramente sperimenta la letizia, la pace e la bellezza che nascono dall´amore. Domandatelo a tanti padri e madri che ogni minuto si "spendono" per i figli. Senza amore non lo potrebbero fare e dove c´è amore vero c´è Dio! Questo è il vero guadagno, tanto che si può essere ricchi ma infelici, perché la felicità, ciò che ogni uomo cerca, nasce dall´amore vero». Si può quantificare l´impegno economico della Chiesa nei paesi poveri? La Cei, prima dell´euro, parlava di un impegno medio di circa mille miliardi di lire all´anno per la solidarietà. E´ vero? «Io sono responsabile del bilancio preventivo e consolidato della Santa Sede. I bilanci della Cei non sono di mia competenza; di essi possono parlare il presidente, il cardinale Angelo Bagnasco, o il segretario generale, l´arcivescovo Giuseppe Betori. Comunque, la cifra annuale impegnata in solidarietà è enorme ed è spesa con grande scrupolosità». Un fiume quasi inarrestabile di soldi destinati alle comunità cattoliche. E gli altri? I poveri non cattolici? «Aiutare chi soffre e vive in povertà, senza guardare alla politica o alla religione, è missione tipica della Chiesa, perché Gesù ci ha insegnato che Dio ci ama... da qui parte l´impegno della Chiesa, specialmente nel Terzo Mondo. Lo posso testimoniare io stesso, avendo lavorato come rappresentante del Papa in diversi Paesi del Terzo Mondo. Ho così potuto constatare quanto zelo e spirito di abnegazione pongono tanti missionari e religiosi nel lenire le sofferenze dei più bisognosi, senza distinzione di religione e di razza. L´onorevole Walter Veltroni, sindaco di Roma e segretario del Partito Democratico, è stato più volte in Africa e sa bene l´impegno della Chiesa verso i poveri! La Chiesa aiuta tutti, senza nessuna distinzione. E mi meraviglia che non si voglia capire questa verità. Un solo esempio: in molti Paesi islamici, dove non si può fare opera di evangelizzazione, la Chiesa mantiene scuole ed altre opere sociali aperte a tutta la popolazione e frequentate soprattutto da figli di musulmani. Alla Chiesa preme solo aiutare chi ha bisogno». Perché arrivano tante risorse finanziarie nelle casse della Chiesa, risorse che poi vengono in parte destinate agli aiuti internazionali? «Chi fa del bene ha sempre maggiore credibilità da parte di persone buone e disponibili a dare il loro aiuto. Lo vedo, ad esempio, con il bilancio della S. Sede: ogni anno aumentano le offerte dei fedeli di tutto il mondo. Nonostante le polemiche giornalistiche ed anche dolorosi scandali che derivano dalla debolezza dei singoli uomini, il prestigio della Chiesa è in crescita, grazie all´opera dei papi del secolo scorso e, in particolare, di Giovanni Paolo II e, ora, di Benedetto XVI. Anzi, paradossalmente queste polemiche stanno svegliando tanti cattolici freddi o distratti, grazie ai quali gli aiuti economici consegnati alla Chiesa sono in crescita costante». E´ possibile sapere quante risorse ecclesiali vanno alle missioni e quante servono per il sostentamento della Chiesa? «Basta scorrere i bilanci annuali della Cei, della Caritas o della Congregazione per l´Evangelizzazione dei Popoli per rendersene conto. Anche dei proventi dell´8 per mille una importante quota va alle missioni. In linea di massima, la grandissima parte degli aiuti economici della Chiesa cattolica va ai paesi poveri». Ma i soldi che arrivano alla Chiesa con l´8 per mille non sono in fondo un costo a carico degli italiani? «Sull´8 per mille occorre fare chiarezza. Il Vaticano non c´entra nulla. I proventi per la Chiesa cattolica vanno tutti alla Cei. Non è una tassa aggiuntiva e nemmeno un privilegio, ma una quota dell´imponibile Irpef distribuita volontariamente e proporzionalmente sulla base delle scelte dei cittadini, tra tutte le confessioni religiose che hanno stipulato una apposita "Intesa" con lo Stato italiano. Il fatto che non si tratti di un privilegio non ha neppure bisogno di una forte smentita. Se fosse una svista, i contribuenti italiani potrebbero correggerla quando compilano la denuncia dei redditi». Ma la Chiesa non potrebbe fare di più per i poveri? «Siamo soddisfatti di quello che si fa, ma consapevoli che si potrebbe sempre fare di più, specialmente se ci fossero più missionari. I cattolici lo sanno e non si tireranno mai indietro. Perché questo ci ha insegnato Cristo».