vanity, 17 dicembre 2007
Prodi ancora in piedi
• In Italia Prodi, ad onta di una debolezza politica che non ha riscontri nella storia passata del Paese, sta ancora in piedi. Ha superato la crisi di febbraio – quando fu mandato sotto sulla politica estera – e ha saltato una quantità di trappole: dallo scandalo del portavoce Sircana, sorpreso a colloquio con un transessuale, alle tensioni con la sua ala sinistra per la nostra presenza in Afghanistan e per la base americana di Vicenza. Altri pericoli aggirati: il sequestro del giornalista di Repubblica Mastrogiacomo, riportato a casa tra mille polemiche per la solita cedevolezza italiana al ricatto e per uno stile di trattativa parecchio farraginoso; un turno di amministrative molto negativo per il centro-sinistra, che ha anticipato la natura dei sondaggi di tutto l’anno: per il govero perennemente in discesa; soprattutto la nascita del Partito democratico, cioè del soggetto politico prodotto dalla fusione tra Ds e Margherita. Il capo di questo nuovo partito è Walter Veltroni, che resta sindaco di Roma e nello stesso tempo si candida a contendere Palazzo Chigi a Berlusconi (quando sarà). Intanto però Veltroni e Berlusconi non contendono, ma si intendono invece sulla necessità di dare al Paese una nuova legge elettorale che abbia logica proporzionale e vocazione maggioritaria, cioè che sia in grado di tagliare i partiti troppo piccoli. L’intesa tra i leader dei due partiti più forti – che al momento sembra assai solida – ha scatenato la reazione degli alleati dell’uno e dell’altro. Il Polo delle Libertà è finito e tra Berlusconi da una parte e il duo Fini-Casini dall’altra volano gli stracci. Dall’altra parte Bertinotti ha decretato la fine dell’esperienza di governo, la sinistra radicale s’accapiglia con Dini, nuove spaccature si sono prodotte sull’Alitalia, che non si riesce a vendere e che questi vorrebbero dare ai francesi di Air France e quelli agli abruzzesi di Air One. [Giorgio Dell’Arti]