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 2010  agosto 13 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Silvio Berlusconi
Il Ministro delle Politiche agricole è Giancarlo Galan
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro di Sussidiarietà e decentramento è Aldo Brancher (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta
Il Segretario Nazionale dei Popolari per il Sud è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Il tribunale di Roma ha dichiarato lo stato d’insolvenza della compagnia di navigazione Tirrenia. La Uil Trasporti presenterà probabilmente ricorso. Il ministro Matteoli, in una dichiarazione rilasciata ieri sera, ha promesso che non ci sarà lo spezzatino.

Tre frasi, tutte da spiegare. Stato d’insolvenza?
Significa che la compagnia non è in grado di pagare i suoi debiti. Deve dare almeno 520 milioni a 53 banche, fra cui Unicredit e Intesa, e almeno altri 100 milioni a Fintecna, che è la sua controllante, cioè quella che la possiede. Fintecna è a sua volta posseduta dal ministero del Tesoro. Stiamo dunque parlando di una compagnia pubblica, come era pubblica Alitalia. Anzi della più grande compagnia di navigazione pubblica in Europa, con 25 traghetti e 2.200 dipendenti, 600 dei quali impiegati dalla controllata Siremar (collegamenti con la Sicilia). Come nel caso di Alitalia, non si contano gli sprechi e gli episodi di cattiva amministrazione. Un paio di dati per farle capire che i conti non tornano: il 70 per cento del fatturato proviene da dodici navi (meno della metà di quelle in patrimonio) e da dieci linee, di cui tre stagionali e sette annuali. Il debito totale sarebbe più alto dei 620 milioni dichiarati. Gli ultimi dati certi (fine 2008) fotografavano un’esposizione – tra debiti e finanziamenti – di 758 milioni con un fatturato annuo di 634 milioni, peraltro finto perché 251 milioni erano il risultato di sovvenzioni pubbliche.

Allo Stato non converrebbere vendere?
Lo Stato deve vendere, perché glielo ha intimato l’Unione europea. La Corte di Giustizia dell’Unione europea vuole capire se i soldi ricevuti dalla compagnia tra il 1976 e il 1980 sono da considerare aiuto pubblico oppure no, e se si appurasse che si tratta di aiuti pubblici quei denari andrebbero restituiti. Negli ultimi 25 anni la Compagnia ha bruciato 6,4 miliardi. Alcuni hanno calcolato che a ogni stacco di biglietto la comunità versa nelle casse di quel pozzo senza fondo 15 euro. L’Europa insomma ci ha ordinato di chiudere con questo business impresentabile. È quindi stata indetta un’asta. Al primo round, di metà febbraio, si sono presentati in 16: i principali armatori italiani (tranne Gianluigi Aponte, c’erano tutti: dalla Moby alla Gnv) e una sfilza di fondi d’investimento (da F2i a Carlyle). A metà maggio, quando scadeva il termine per rinnovare le manifestazioni d’interesse, erano rimasti in otto. Alla vigilia dell’ultimatum per il deposito delle offerte vincolanti (lunedì 28 giugno), erano rimasti in due: il fondo Cinven e la Mediterranean Holding, una cordata capeggiata dalla Regione Sicilia col 38% delle azioni. Se la Mediterranean avesse vinto, quindi, la privatizzazione che ci chiede l’Europa sarebbe consistita in un passaggio della Tirrenia da un ente pubblico a un altro ente pubblico! La Mediterranean s’era impegnata ad accollarsi 520 milioni di debiti e a versare 25 milioni in dieci anni. Alla fine l’asta è andata deserta, per via di una clausola-capestro che imponeva all’acquirente di mantenere le sue promesse anche se le banche creditrici non fossero state d’accordo.

Una vicenda simile alle aste per Alitalia, no?
Questa volta però bisogna chiudere entro il 30 settembre, altrimenti l’Unione europea farà scattare la procedura d’infrazione. I giocatori seduti intorno al tavolo sono lo Stato, la Regione Sicilia del governatore Lombardo (la situazione politica dell’isola, col Pdl spaccato, rende complicata la sua partita), i sindacati che hanno come unico interesse i posti di lavoro (e perciò tifano per la Sicilia) e gli armatori di tutto il mondo che aspettano l’occasione di papparsi un boccone parecchio succulento.

Perché succulento? Se ci sono tutte quei debiti…
Se venissero messe all’asta le linee… Ci sono anche le concessioni per la garanzia del servizio pubblico: Tirrenia prende 72 milioni l’anno, chi compra potrebbe ereditare contributi per 1,2 miliardi di 12 anni. Ma mettere all’asta le linee significa mandare a casa una buona parte dei lavoratori. È lo spezzatino che i sindacati non vogliono a nessun costo e che Matteoli (sponsor di Mediterranean) promette di non fare. In ogni caso la Uiltrasporti ha annunciato per il 30 e per il 31 agosto uno sciopero dell’intera flotta.

Che cosa significa il ricorso contro la dichiarazione di insolvenza?
La Uil sostiene che il tribunale competente è quello di Napoli, dove ha sede legalmente la società, e che quindi Roma non avrebbe dovuto pronunciarsi. Ricorreranno su questo punto, sperando non so in quali benefici. Che Tirrenia non sia in grado di pagare i suoi debiti e che possa navigare, grazie all’ennesimo finanziamento a perdere, solo fino al 30 settembre mi pare fuori discussione. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 13/8/2010]
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