Barbara Romano, Libero 13/8/2010, 13 agosto 2010
INTERVISTA A LUCIANO GAUCCI
«Vieni ’mmmore, è pe’ ttè». Dopo giorni e giorni di segreteria telefonica, al cellulare tropicale di Lucianone finalmente risponde live una voce di donna: è Yayaira, la moglie domenicana di Gaucci, più giovane di lui di quarantadue anni (l’ha impalmata il 23 febbraio 2009), che è anche sua portavoce, segretaria, factotum, nonché madre dei suoi ultimi due figli: Christian e Beatrice, arrivata quattro mesi e mezzo fa rendendolo padre per la settima volta a settantadue anni.
È il frutto più vistoso della sua latitanza ai Tropici, durata quattro anni, dal 18 maggio 2005 al 4 marzo 2009, quando si riappalesò in Italia dopo aver patteggiato la pena per bancarotta fraudolenta. Del resto, lui era partito con intenzioni bellicose: «L’unica ricchezza che mi portavo dietro dall’Italia era la mia fertilità», racconta "l’uomo chiamato cavallo" nella sua biografia scritta dal suo avvocato penalista Francesco Giuseppe Catullo.
E il suo ranch vicino a Bavaro Beach si è trasformato da rifugio della latitanza e buen retiro della vacanza. Dove lui quest’anno è tornato con intenzioni ancora più bellicose. Ma contro la sua ex e tutto il clan Tulliani. «Io li rovino», ringhia al telefono, «li riduco in mutande». Non è una cosa carina da dire a una signora. «Me ne sbatto. È guerra totale. Chiederemo il sequestro dei beni della Tulliani, perché sono tutti derivati dalle mie sostanze, quindi mi deve restituire tutto».
Il suo nuovo avvocato, Alessandro Sammarco, infatti, ha annunciato indagini capillari: acquisto per acquisto, casa per casa e le eventuali compravendite attraverso società off-shore.
«Anche terreni, macchine, gioielli: tutto. Farò qualsiasi cosa per riavere quello che mi appartiene».
A proposito, com’è che ha deciso di sostituire Vincenzo Montone, l’av - vocato civilista che ha rinunciato alla sua difesa, con quello di Previti e Berlusconi?
«È Sammarco che si è offerto. Lo chieda a lui».
Montone sostiene che Sammarco ha voluto mettere in piazza le sue beghe familiari perché vuole usarla contro Fini.
«Stronzate. E poi non mi presterei mai a un’operazione così».
Lei è stato con la Tulliani dal 1997 al 2004. Perché ha aspettato sei anni per rivendicare i suoi beni?
«E non lo avrei mai fatto se lei non avesse raccontato tante bugie, dicendo che il SuperEnalotto l’ha vinto lei e che ha voluto dare la metà della vincita a me. Come se io avessi bisogno dei soldi dei Tulliani, ’sti morti di fame...».
La legge dice che l’incasso è di chi va a ritirarlo. E i legali della sua ex hanno esibito la distinta di versamento a firma della Tulliani attestante il possesso della schedina vincente. «Cazzate. La schedina l’ho compilata io, l’ho pagata io, ho riscosso io la vincita e l’ho messa sulmioconto al Monte dei Paschi di Siena».
E allora perché il 30 giugno 1998 l’incasso della vincita risulta sul conto intestato alla Tulliani?
«Non è possibile, perché sono stato io a darle la metà dell’incasso, cioè 1miliardo e100milioni di lire. E ho fatto pure male a dargliela».
Ma i conti non tornano, perché risulta che il montepremi non fosse di 2 miliardi e 200 milioni di lire, ma di 2 miliardi e 714 milioni. Che fine hanno fatto i milioni mancanti?
«Boh. A quei tempi ero occupatissimo, non stavo a vedere 100 milioni di lire in più, 100 milioni in meno».
Veramente erano 514milioni...
«Vabbè. Quello che è, è. Mi fa incazzare che io le ho dato la metà della vincita e la Tulliani dice ch ehavinto lei. La denuncerò anche per questo e vediamo come va a finire».
Ma perché ha deciso di citarla in giudizio solo adesso?
«Ripeto, per tutte le falsità che ha detto sul SuperEnalotto».
Ma lei aveva già mosso l’azione legale su questioni patrimoniali contro la sua ex prima che uscisse la storia del SuperEnalotto.Non è che rosica perché Fini abita a casa sua?
«Non me ne frega niente. Mi rode che lei abbia raccontato tutte queste falsità quando io ero straricco. È lei e i suoi familiari che si sono arricchiti grazie a me».
Cos’ha donato ai Tulliani?
«Ho comprato la Porsche al fratello Giancarlo, la Bmw al padre Sergio. Ho regalato loro terreni fuori Roma a Capranica, Prenestina, Viterbo e vicino Rieti. L’attico in via Sardegna e le case a Boccea dove Elisabetta vive con i genitori e il compagno».
Lo vede che rosica per Fini?
«Mannooo. Mi scoccia essere trattato così dopo essere stato tanto generoso con lei e con la sua famiglia. Tutto quello che possiedono oggi lo hanno grazie a me, perché il padre di Elisabetta era un semplice impiegato, anche se era l’unico in famiglia che lavorava».
Come avete festeggiato il Jackpot con Elisabetta?
«Eravamo in casa. Io ero appena tornato dalla ricevitoria dove ero stato l’ultimo a ritirare il biglietto. Quando ci siamo accorti che il 5 + 1 era il mio, abbiamo ballato e saltato come dei pazzi».
Lei cos’ha provato?
«Soddisfazione, ma niente di che. Non è che io avessi bisogno di soldi. E poi, avevo già fatto una supervincita in passato».
Gaucci: l’unico al mondo ad aver vinto SuperEnalotto e Totocalcio.
«Avevo 18 anni, stavo partendo per il militare. Non dissi nulla in famiglia. Dissi al mio avvocato: "Non facciamo casini, tu riscuotimi ‘sti soldi senza fiatare con nessuno"».
Dov’è il trucco?
«Nessun trucco: è fortuna. Sono stati i Tulliani a portarmi sfiga. Lo sa che mi hanno pure derubato?».
E qui la querela è assicurata.
«Ma è la verità. Avevo consegnato a loro un miliardo da dare al collaboratore di Bush, Frank Stella, che mi aveva fatto un favore politico ed era amico dei Tulliani».
Lo stesso Frank Stella che è titolare americano dell’immobiliare di Giancarlo Tulliani, Windrose International?
«Proprio quello là. Quando Frank venne a Roma e mi chiese conto della cifra che gli avevo promesso, scoprii che i Tulliani quei soldi non glieli avevano mai dati».
La Tulliani aveva mano libera sulle sue carte di credito?
«No, i conti bancari erano miei e lei non poteva gestirli a suo piacimento. Io le davo soldi liquidi».
Quanti?
«Tanti. Ma mica solo a lei».
Quanto ha scucito ai Tulliani in 7 anni di fidanzamento con Elisabetta?
«Una ventina di milioni di euro».
L’ammontare del tesoretto dei Tulliani.
«Gliel’ho detto che hanno conosciuto la ricchezza grazie a me...».
Lei ha detto anche di aver capito col senno di poi che la Tulliani era stata con lei solo per interesse. Ma il sospetto non l’aveva mai sfiorata quando eravate fidanzati?
«Che lei stesse con me per interesse era pacifico. Lo sapevo già allora. Difatti, tutte le mattine usciva di casa alle nove e ritornava all’una».
E dove andava?
«Dove andava non lo so e non m’interessa, ma è evidente che andava a farsi i fatti suoi».
Sta dicendo che la tradiva?
«Certo. L’ho scoperto in un secondo tempo. Il sospetto mi è venuto quando notavo che, ogni volta che la cercavo, il suo telefono era spento o occupato. Poi, quando dalle finestre di casa e da quelle dell’ufficio, in piazza dell’Esquilino, la vidi arrivare ogni giorno con un accompagnatore diverso, ebbi la certezza che Ely mi metteva le corna».
Con chi si accompagnava Ely?
«Fatti suoi».
Perché ha portato avanti questa storia pur sapendo che la Tulliani stesse con lei solo per interesse?
«Ero così occupato a quei tempi, avevo 3.500 dipendenti. Questo era l’ultimo dei miei problemi. E poi mi dava soddisfazione avere al mio fianco una bella ragazza, ma sapevo che questo aveva un prezzo. Quando però ho visto che la situazione degenerava, perché cambiava un uomo dopo l’altro e non si preoccupava nemmeno più di nasconderlo, abbiamo rotto».
Che tipo è suo cognato Giancarlo?
«Insaziabile, chiedeva sempre cose, anche se mandava avanti la sorella. Fu Elisabetta a dirmi: "Devi comprare la Porsche nuova a mio fratello". Giancarlo è un traffichino, ma non è che sia una cima».
Faceva pressioni anche su di lei?
«Altroché! Lo ha fatto tante volte con me, ora lo sta facendo con Fini. Nel mio caso, Giancarlo prendeva i soldi miei. Non so con Fini che traffici sta facendo».
Che idea si è fatto lei della casa monegasca che sta mettendo in croce il presidente della Camera?
«Conoscendo Giancarlo non mi meraviglierebbe che ci fosse lui dietro quelle società off-shore. Ma non me ne frega niente. Mi interessa solo che stanno dicendo un sacco di falsità. E infatti ho dato incarico ai miei legali di denunciarli».
Pure Fini?
«No, Fini non c’entra niente. Io non ho nulla contro di lui».
Crede che la Tulliani sia fedele al suo attuale compagno?
«Non lo so. Con me non lo è stata. Ma a Fini do un consiglio da amico: stai attento a Elisabetta, perché è una donna che crea solo guai».
Lei è amico di Fini?
«Siamo grandi amici. Anzi, oggi io sono più amico di Gianfranco che di Elisabetta».
Sicuro che anche Fini la consideri suo amico?
«Altroché. Quando mi incontra, lui mi bacia».
Ha chiamato Gianfranco ed Elisabetta per far loro gli auguri quando sono nate le due figlie?
«Avrei voluto, ma non l’ho fatto per delicatezza. Io sono un uomo discreto, non mi metto a chiamare la moglie di un mio amico soprattutto se è la mia ex».
Che effetto le fa vederli insieme?
«Sono contento per loro. Quell’amore io l’ho visto nascere. Anzi, ho fatto io da Cupido».
Cioè, avrebbe scoccato lei la freccia dell’amore tra i due?
«In un certo senso, sì».
In che senso?
«Io ed Elisabetta c’eravamo già lasciati, ma lei mi chiese di accompagnarla a trovare un politico».
Chi?
«Il portavoce di Berlusconi, Paolo Bonaiuti. Usciti da Palazzo Chigi, mentre stavamo attraversando via del Corso, ci venne incontro con la scorta Fini, che allora era ministro degli Esteri».
Veramente, la Tulliani ha raccontato che lei e Fini si conobbero nel 2005 all’ambasciata Usa per la festa del 4 luglio.
«Cazzate. Li presentai io quel giorno in mezzo a via del Corso. Quando Fini mi vide, mi fermò, salutò me ed Elisabetta, e rimanemmo a chiacchierare per strada bloccando il traffico. I due si piacquero all’istante, me ne accorsi subito».
Chissà che dolore...
«Maddeché. Ormai c’eravamo lasciati, eravamo solo amici. Che mi fregava a me?».
La Tulliani poi le parlò di Fini?
«Si, lei si confidava con me. Mi fece un paio di telefonate il giorno dopo per chiedermi che ne pensavo».
Crede che l’ex leader di An sia l’uomo giusto per Elisabetta?
«Penso di sì. Perché è un uomo molto corretto, affabile e dolce».
Fini dolce?
«Certo. Gianfranco è una persona molto affettuosa. Ha tutte le doti per essere un buon compagno e un buon padre, io lo conosco bene».
Ha fattobene a rompere con Berlusconi?
«Secondo me, ha fatto una gran cazzata. Quella era una coalizione che funzionava. Il primo a rimetterci sarà lui».
Il Cavaliere no?
«Berlusconi si rimette in sella. Qualche alleato lo trova sempre e i voti li ha. Fini invece è solo e con quei 44 parlamentari, che se si va a votare non arriveranno nemmeno alla metà, non ci fa niente».
Dovrebbe dimettersi dalla presidenza della Camera?
«Al suo posto io mi dimetterei. Fini dovrebbe abbassare un po’ la cresta. È inutile che continua a fare la guerra, tanto vince il più forte. E oggi lui è una piccola minoranza».
E allora perché ha tirato tanto la corda, secondo lei?
«È mal consigliato da chi gli sta a fianco».
Chi, la Tulliani?
«Non lo so. Ma lei ha le idee ben chiare su quello che pensa e che vuole e sa essere una donna molto convincente».
È stata una storia importante la sua con la Tulliani?
«Molto. Ma se una storia non funziona è inutile stare insieme, anche se sei ancora innamorato».
Come nacque la vostra storia?
«La conobbi a casa mia dove lei veniva a studiare perché era compagna di scuola di mio figlio Alessandro. Me la presentò lui. Ci frequentammo, una cosa tira l’altra...».
Anche la sua fidanzata successiva era una compagna di scuola di Alessandro.
«Purtroppo sì. Cosa... come si chiamava? ».
Francesca. Le sembra corretto soffiare le ragazze a suo figlio?
«Non erano mica fidanzate con lui, altrimenti non mi sarei mai permesso. E poi gli ho sempre detto: "Se non le vuoi tu ‘ste ragazze, me le piglio io"».
E lui?
«Mi rispondeva: "Contento te"».
Che effetto le fece vedere il video con lei ed Ely nel castello di Torre Alfina a Mediaset e su Youtube?
«Bello. Io ed Elisabetta eravamo felici e ci amavamo molto allora».
Non la visse come una violazione dalla privacy?
«No, perché i paparazzi e i giornalisti mi perseguitano da sempre. Se sei famoso non puoi fare l’acido».
Ma adesso quel video è scomparso da Youtube.
«Si vede che Elisabetta si vergognava. E ha pensato che bastasse far togliere un video da Youtube per cancellare la nostra storia».
Anche sua moglie è giovanissima. Ma che gli fa lei alle pischelle?
«Se una donna ti chiede delle cose, tu l’accontenti. E se lei accetta in cambio quello che le chiedi tu, la storia funziona».
Non pensa mai che anche sua moglie stia con lei per interesse?
«No, Yayaira non è una donna avida, è senza malizia, e non pensa proprio all’interesse».
Perché è andato in vacanza a Santo Domingo? Non le è bastato l’esilio forzato della latitanza?
«Durante la latitanza mi è venuto il mal di Tropici e da allora non posso fare a meno di tornarci».
Lei ha patteggiato la pena per tornare dai Tropici senza mai ammettere il suo reato. Oggi si dichiara colpevole di bancarotta fraudolenta?
«No. In Italia, quando litighi con il potere, questo ti sopraffà. Ho patteggiato solo per poter tornare nel mio Paese, ma non ho fatto mai niente di male in vita mia».