Gian Maria De Francesco, Il Giornale 13/8/2010, 13 agosto 2010
RomaL’interessamento di Gianfranco Fini per i destini televisivi delle società partecipate dalla «suocera» Francesca Frau e dal «cognato» Giancarlo Tulliani non rappresenta un’eccezione
RomaL’interessamento di Gianfranco Fini per i destini televisivi delle società partecipate dalla «suocera» Francesca Frau e dal «cognato» Giancarlo Tulliani non rappresenta un’eccezione. È da quando - nel lontano 1994 - il leader della destra italiana ha messo piede nel Palazzo che in un modo o nell’altro le sorti (e gli uomini e le donne) della tv pubblica gli stanno particolarmente a cuore. È l’aprile di sedici anni fa, il centrodestra ha da poco vinto le elezioni e il presidente di Alleanza Nazionale non perde tempo. «I professori - dichiarò da Giovanni Minoli a Mixer - debbono andare a casa entro quindici giorni perché ormai sono delegittimati». Un inequivocabile avvertimento al Cda guidato da Claudio Dematté. Il suo primo atto è l’«inserimento» di Mauro Miccio nel Cda presieduto da Letizia Moratti. Ma il primo governo Berlusconi ha una durata troppo breve perché la strategia lottizzatoria possa estrinsecarsi. Tuttavia nel cosiddetto periodo della «traversata nel deserto» (1995-2001), quello del centrodestra confinato all’opposizione, Fini balza ugualmente agli onori delle cronache. Si mette in evidenza per la difesa di Clemente Mimun, allora direttore del Tg2 «puntato» dalla sinistra. E poi inizia a raccogliere attorno a sé un côté di intellighenzia che il suo ex portavoce Francesco Storace all’epoca descriveva così: «Alla Rai si sono avvicinati tutti, ma i nomi non li faccio, siamo diventati perfino i difensori dei giornalisti di sinistra, quelli bravi. Da Michele Santoro a Lucia Annunziata, passando per il mio amico Sandro Curzi». E nel 2000, desideroso di poter catechizzare gli italiani all’estero, ottiene un notevole successo per un esponente dell’opposizione, conseguendo la nomina del fido Massimo Magliaro alla guida di Rai International. Ma è solo dopo le trionfali elezioni del 2001 vinte da Berlusconi che Gianfranco Fini può nuovamente inebriarsi con il profumo del potere. E di quanto sia rilevante e influente il peso di An in Rai non fa mistero. Il primo vero atto, infatti, non è una nomina, ma uno squadernamento (attività che a Fini è sempre ben riuscita): manda infatti a monte l’accordo per la designazione di Carlo Rossella alla presidenza della Rai. Ma di quel periodo si ricorda meglio l’irresistibile ascesa dei «ragazzi di via Milano», gli ex redattori del Secolo d’Italia assurti agli onori del vertice della tv pubblica. Mauro Mazza diventa direttore del Tg2, Bruno Socillo del Giornale Radio, Gennaro Malgieri entra nel consiglio di amministrazione, Guido Paglia va alle relazioni esterne. Diventano appannaggio finiano anche RaiSport con Fabrizio Maffei e i diritti sportivi con Paolo Francia. Quest’ultimo, però, ha vita breve nell’incarico perché commette un imperdonabile errore: contraddire il capo. Dall’alto infatti arriva l’ordine di acquisire i diritti dei campionati mondiali di sci da Media Partners. La richiesta è esorbitante, circa 8,5 milioni di euro all’anno. Francia rifiuta e Fini non la prende bene, silurandolo. Il nuovo direttore generale della Rai, Flavio Cattaneo, ottiene in consiglio l’approvazione di un contratto biennale da 3,8 milioni e il fatturato per Media Partners, società fino ad allora in difficoltà, triplica. Ma non è l’unico caso in cui il nome di Fini viene citato dalle cronache di quel periodo. Il suo portavoce Salvo Sottile viene «beccato» dal pm voyeur Woodcock con qualche valletta al ministero degli Esteri. Fini, dispiaciuto e rammaricato come oggi per Tulliani, non esita a farne subito a meno. Eppure il sottosegretario Santanché ha raccontato di recente che fu il numero uno di An a «inaugurare Vallettopoli» inserendo nei programmi Rai «Fanny Cadeo e Angela Cavagna, soprannominata “la tetta della destra”». E, per dirla tutta, anche nelle intercettazioni dell’ex direttore di RaiFiction Agostino Saccà con le quali si pensava di imbarazzare il premier c’è un nome che ricorre un paio di volte. Indovinate quale? «Hanno fatto un provino a un certo Petrella che interessa a Fini personalmente, che ha chiamato Fini personalmente», si confidò al telefono l’ex dirigente. In un’altra intercettazione si lamenta dell’asse An-centrosinistra (è la Rai di Prodi, ndr) che consente al dg Cappon di procedere spedito alle nomine: «avranno avuto una benedizione di Fini». La cronaca recente, dopo che Fini, reinsediatosi Berlusconi, bloccò per mesi le nomine Rai pur di assicurare a Mauro Mazza la direzione di Rai1, non sorprende. Un milione e mezzo di euro alla At Media della «suocera» Francesca Frau per lo spazio Per capirti su Rai1 (ora bloccato). E una serie di pressioni su Guido Paglia per ottenere un minimo garantito per il giovane Tulliani nonostante non fosse iscritto nell’elenco dei fornitori Rai. Tre titoli minori venduti a Rai Cinema e sogni di gloria richiusi nel cassetto.