Massimo Gramellini e Carlo Fruttero, La Stampa 13/8/2010, pagina 72, 13 agosto 2010
STORIA D’ITALIA IN 150 DATE
16 Agosto 1933
Nastro Azzurro
In una notte di tarda estate una piccola flotta si raduna lungo la costa romagnola. Sono barche, mosconi, pescherecci, gozzi, qualche cabinato. Richiami nel buio, risate, canti, lunghi silenzi d’attesa e infine un battito sicuro, potente e le luci sempre più vicine di una nave enorme. È il Rex, è il Rex! Tutti gridano sbracciandosi e piangendo. I 268 metri della fiancata passano davanti agli entusiasti. Così Federico Fellini nel suo «Amarcord», capolavoro sulla vita degli italiani di provincia sotto il fascismo, celebrerà l’evento che segna uno dei momenti più alti di consenso popolare al regime: il transatlantico Rex conquista il Nastro Azzurro. Che è davvero un nastro di seta azzurra, lungo 29 metri, assegnato alla nave che ha percorso in minor tempo il tragitto Gibilterra-New York. Era del tedesco Bremen, ma il Rex l’ha superato: 4 giorni, 13 ore e 58 minuti, alla velocità di 29 nodi.
È una bella nave, costruita in un anno nei cantieri Ansaldo di Sestri Ponente e varata nel 1932 da Vittorio Emanuele III (Rex) e dalla regina Elena. Ha due motori potentissimi con quattro turbine, dodici piani collegati tra loro con ascensori e scale. Può accogliere oltre duemila passeggeri che hanno a disposizione ogni genere di negozi e ristoranti, due piscine, la palestra, un teatro, una banca e perfino una chiesa. Un vero gioiello che non è però uno scafo da crociera come quelli di oggi, bensì una nave commerciale, che deve dimostrare l’eccellenza dell’Italia fascista anche nel campo delle costruzioni navali, dell’eleganza e del gusto. Nel maggio 1940 compie l’ultima traversata, viene poi trasferita nel porto di Genova e di lì in quello più sicuro di Trieste. Trasformata in nave-ospedale della Croce Rossa, trasporta i feriti dall’Africa alle coste italiane. L’8 settembre 1944 s’incaglia nei pressi di Capodistria e i bombardieri alleati la colpiscono con centoventitré razzi incendiari. La nave brucia per quattro giorni prima di affondare. Da questo momento inizia il grande saccheggio. Tonnellate di acciaio spariscono verso l’Italia del nord, tutti gli arredi saranno trafugati e nascerà la leggenda del «tesoro del Rex». Si racconta che alcuni ufficiali della Wehrmacht abbiano nascosto nell’immenso rottame oro e preziosi rubati agli ebrei. Sommozzatori autorizzati e abusivi frugano per anni nello scheletro della grande nave. Dicerie, fantasiosi racconti, confessioni più o meno autentiche in punto di morte vengono riprese da vari giornali senza mai nessuna conferma. Il tesoro era probabilmente la nave stessa, finita pezzo a pezzo nelle mani di molti predoni. Per noi resta un nome glorioso, come oggi la Ferrari, perché l’ha saputo poeticamente evocare, nella sua imponenza notturna, un grande regista.