Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Berlusconi, l’altro giorno: «E’ mia intenzione procedere quanto più possibile con i decreti legge, contando anche sulla fiducia della mia maggioranza». Fini, ieri: «Il ricorso ai decreti legge rientra tra le prerogative del governo. Un eventuale abuso di questo strumento non solo determinerebbe valutazioni di tipo politico, ma anche il diritto della Camera di far sentire la propria voce».
• Di che stiamo parlando?
Di come si fanno le leggi in Italia. Berlusconi dice che ci vuole troppo tempo, come minimo 18 mesi, e che in questo modo non si governa niente. Perciò fa sapere che continuerà ad adoperare i decreti.
• Che differenza c’è?
Normalmente una legge, per entrare in vigore, deve essere prima approvata dalla Camera e poi dal Senato, oppure prima dal Senato e poi dalla Camera. Ognuna di queste due approvazioni è però molto laboriosa. Il testo passa due o tre commissioni: quella che ne valuta la costituzionalità, quella che va a vedere se ci sono i soldi per farla funzionare, quella che ne valuta il merito. In ogni commissione deve essere approvata con un voto. Quando finalmente va in aula, la si discute e si vota articolo per articolo, dedicando tempo e voti a ciascun emendamento proposto. Certe volte gli emendamenti proposti sono migliaia. Una volta varata da una camera, passa all’altra camera dove segue lo stesso, identico percorso. Se la seconda camera cambia anche una sola virgola deve tornare alla prima camera. Quando finalmente le due assemblee hanno approvato lo stesso testo, si pubblica sulla Gazzetta ufficiale e da quel momento è in vigore. Ci sono però ancora vari pericoli: il presidente della Repubblica può, con messaggio motivato, respingerla al Parlamento e questo costringerà deputati e senatori a rifare tutto il giro. La può abrogare la Corte costituzionale. La può abrogare un referendum. In pratica, in Italia, per approvare una legge ci vuole un mucchio di tempo e poi la materia, se è scottante o molto importante, resta in ballo ancora per anni.
• E il decreto?
Il decreto è uno strumento previsto dall’articolo 77 della Costituzione che consente invece di fare prestissimo: il governo lo promulga ed è immediatamente in vigore. Poi il Parlamento ha 60 giorni di tempo per convertirlo in legge. Se i 60 giorni passano e l’approvazione non arriva, il decreto decade ed è come non fosse mai esistito (tranne le situazioni che ha determinato nel frattempo: ma sorvoliamo). Come mai i costituenti hanno previsto questo strumento? Perché ci può essere un evento straordinario, come per esempio un terremoto, che richiede interventi immediati. Senonché a partire da una trentina d’anni fa, man mano che la rappresentanza si frammentava e i poteri di ricatto dei gruppi e dei gruppetti si moltiplicavano, si ricorse al decreto sempre più spesso e si introdusse intanto una prima forzatura: la possibilità di ”reiterarlo” (che la Costituzione non proibisce perché è ovvio che un provvedimento d’urgenza non ha i requisiti per essere ripromulgato). Cioè, se il decreto decade per via dei 60 giorni, il governo lo presenta di nuovo, anche tre o quattro volte. Per questa via, lo strumento dell’eccezionalità è diventato presto lo strumento della normalità. Prodi – se non ho sbagliato i conti – lo ha adoperato 34 volte in poco meno di due anni. Berlusconi, in quattro mesi, è già prossimo ai dieci.
• Ma qualcuno può impedire al governo di decretare?
E sì, e infatti Berlusconi si sbaglia quando crede di poter emanare decreti a suo piacimento. Può bloccarlo Napolitano e può intervenire anche la Corte costituzionale che ha il potere di annullare un testo diventato legge con questo sistema se verifica che mancavano le condizioni di necessità e urgenza previste dalla Carta. Napolitano ha già bloccato Berlusconi a giugno, quando il Cavaliere voleva limitare per decreto le intercettazioni della magistratura. Non ha poi detto niente quando il governo ha regolato il 5 in condotta per decreto, un autentico assurdo.
• Non c’è un modo diverso di far presto con le leggi?
C’è il voto di fiducia: il governo presenta una legge al Parlamento, ci mette sopra la fiducia e il Parlamento o approva la legge in blocco o manda a casa il governo. Ma è troppo anche questo. Guardi, l’esempio ci viene dagli Usa: la legge sui 700 miliardi (tre pagine) è stata respinta in poche ore, Bush l’ha cambiata in un giorno, intanto tutto il Paese ha discusso di quello che stava accadendo, il nuovo testo – di 400 e passa cartelle – ha avuto l’approvazione del Senato e oggi affronta la Camera. Lunedì sarà in vigore. Ci vuole qualcosa di simile. Ma non si può fare senza mettersi d’accordo con l’opposizione. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 3/10/2008]
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