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 2008  ottobre 03 Venerdì calendario

la Repubblica, venerdì 3 ottobre Consigli per la fine del mondo. Prima di tutto, tenersi nelle vicinanze dell´uscita

la Repubblica, venerdì 3 ottobre Consigli per la fine del mondo. Prima di tutto, tenersi nelle vicinanze dell´uscita. La fine del mondo infatti non avverrà mai del tutto: sarà l´allarme a rifinirla. Ma andiamo per ordine. C´è quell´espressione: panico nelle Borse. Singolare, no? Non per le Borse, per il panico. O per l´associazione fra i due. In apparenza, si tratta dei due capi della cosa: in basso c´è il panico, in altissimo l´euforia. L´euforia delle Borse. Ma non c´è affatto simmetria. In Borsa si va per giocare, una certa ilarità ci sta, e magari l´euforia. Tutt´al più qualche altro disgraziato diventa ricco. Ma quando la cosa va giù, giù davvero, e interviene il panico, il panico davvero, allora si salvi chi può. Per questo i veri grandi finanzieri, un momento prima di suicidarsi, sorridono e si fanno vedere alle corse dei cavalli e dicono: «Non c´è problema». Prendete l´esperimento del Cern. Non che si dovesse davvero temere che andasse storto, e che un buco nero ingoiasse tutto e buonanotte. Però costringeva a pensare che se davvero una comunità umana avesse a portata di mano un esperimento in cui o la va o la spacca, lo farebbe. In fondo è questo un compendio possibile della storia del genere umano fin qui: o la va o la spacca. Bè, è andata, direte voi. vero, per il momento. Dunque, ammettiamo che davvero l´esperimento abbia queste due possibilità estreme (non importa quanto probabili rispettivamente). Se riuscisse, riprodurrebbe il Big Bang, fantastico, la fine del mondo - euforia fra i ricercatori e i tecnici. Se fallisse, sarebbe la catastrofe, la fine del mondo - panico fra i passanti. Ammettete che le due poste non sono comparabili. La distruzione non vale la creazione, il capo non è la coda. Del resto il corto circuito di Ginevra è suggestivo come una provvidenza - come se il Creatore ci avesse messo, non dico tanto, ma lo zampino. Ora, si dice, in America non è il capitalismo che è andato a sbattere, ma una certa specie di capitalismo. Già. Però per il socialismo - quello reale, intendo, quello che si chiamò comunismo - non si può dire, se no diventa plausibile una rifondazione. «Una certa specie di socialismo»... Gli americani ci stanno provando: espropria la gente oggi, e promettigli il sestuplo domani. Il comunismo c´è riuscito, un po´ di volte: ma non l´ha mica fatto votare dal Congresso. In verità queste congiunture estreme servono solo a illudersi che esistano il liberismo e lo statalismo, anzi l´iperliberismo e l´ultraprotezionismo, e che bisogni stare o di qua o di là, ma sono solo canzonette. Il capitalismo, per mostrarsi razionale, organico - il "sistema" - aveva bisogno dello specchio nero del comunismo. Da quando ha perso l´ombra, la sua è apparsa l´euforia dell´ubriachezza. Esiste al mondo un colossale e minuzioso guazzabuglio cui, per esorcismo, si dà il nome di capitalismo. Il comunismo era una parte, faziosissima, che è rovinosamente e fortunatamente fallita: non a caso nel crollo di un muro, come una galera. Restarono macerie da sgombrare, e lo sgombero si è interrotto. Il capitalismo per i crolli predilige le Borse, e tocca il fondo perché è diventato tutto. Tutto è capitalismo, dunque il capitalismo è niente. Però quando il meccanismo si inceppa, i ricchi possono diventare più ricchi o cadere in disgrazia, i poveri sono rovinati e basta. I poveri infatti hanno pochissimo da perdere: ma quel pochissimo li teneva stentatamente in vita. I poveri lo sanno, o comunque lo sentono, e perciò provano uno speciale spavento di fronte al crollo delle Borse. Se no potrebbero ridersela. Invece no. Comunque, c´è ancora liquidità sufficiente. E se non c´è, la stampiamo. Non sarà il piano quinquennale, ma a mali estremi estremi rimedi. Se l´erano inventato per questo, il socialismo: per rimediare. Poi si vide che il rimedio eccetera. Adesso ci si butta dall´altra parte. In Austria per esempio, come l´altra volta. In Baviera hanno appena perso tutti. Beninteso, la civiltà non può essere così fragile. Migliaia di anni, e poi un intero dopoguerra (la Nostra Guerra). La crisi delle Borse non basterà a far rovinare dalle fondamenta una così bella e sofisticata macchinazione. Bè, non lei da sola. La questione è il panico. A un certo punto correrà una voce: O la borsa o la vita! E sarà come quando in una discoteca si alza un grido: Al fuoco! Allora la musica si spezzerà, cinque miliardi di persone, più o meno, smetteranno di colpo di ballare e correranno verso le uscite di emergenza calpestandosi e travolgendosi selvaggiamente. (L´altro miliardo e mezzo non ballava già, era rannicchiato e guardava i ballerini senza capire). Così può venire la fine del mondo. Non per l´incendio, che può scoppiare, o anche no: ma per il panico. Ecco perché conviene tenersi vicini all´uscita, in generale. Ho già avvistato, all´imbrunire, pattuglie di direttori di banca e commercialisti che si aggirano attorno al recinto del mio pollaio. Adriano Sofri