Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
“Famiglia cristiana”, giornale dei frati paolini, ha attaccato il governo, e ieri la Santa Sede ne ha preso le distanze: «Si tratta di una testata importante della realtà cattolica, ma non ha titolo per esprimere né la linea della Santa Sede né quella della Conferenza episcopale italiana. Le sue posizioni sono responsabilità esclusiva della sua direzione». Il direttore di Famiglia cristiana, don Antonio Sciortino, ha subito precisato che sarebbe scorretto «interpretare questa dichiarazione come una sconfessione».
• Che aveva detto di tanto grave il giornale? No, perché ho percepito polemiche forti, querele...
Nel numero che è adesso in edicola c’è un editoriale in cui si attacca il governo per i soldati nelle strade, per la caccia ai mendicanti, per i temuti interventi «tanto ridicoli quanto inutili» dei sindaci a un tratto dotati di molti poteri. Molto dura anche la chiusa: «L’industria vola, ma sui precari e i contratti è refrattaria. La ricchezza c’è, ma per le famiglie è solo un miraggio».
• Avevo capito che Famiglia aveva dato del fascista a Berlusconi.
No. Ma nel prossimo numero si annuncia un articolo di Beppe Del Colle, che giudicando con molta durezza le posizioni leghiste su rom e immigrati (in particolare la norma sulle impronte da prendere ai bambini), cita la rivista francese Esprit e dice: «Speriamo che non si riveli mai vero il suo sospetto che stia rinascendo da noi sotto altre forme il fascismo».
• I politici del centro-destra si sono arrabbiati.
Molto. Gasparri ha parlato di tentativo di recuperare copie perdute e ha pesantemente insinuato sulla persona di don Sciortino. Giovanardi ha chiamato i giornalisti di Famiglia “manganellatori”. Commenti meno pesanti, ma molto seccati sono venuti da La Russa, dalla Bertolini, da Rotondi. Reazioni sbagliate, dalle quali si capisce che i nostri politici non hanno dimestichezza con la libera stampa. poi vero quello che dice don Sciortino, che il giornale dei paolini non fu tenero neanche con Prodi. Però la reazione della Santa Sede, che sente il bisogno di prendere le distanze, ci dice che il caso è più complicato di quello che sembra.
• Cioè?
Nella Chiesa esistono una destra e una sinistra che da parecchie settimane si stanno dando battaglia. La “porpora rossa” della sinistra sarebbe il cardinale Tettamanzi, successore e allievo del cardinale Martini a Milano. Lo stesso Sciortino lo ha ammesso in un’intervista: «Le nostre posizioni sono perfettamente allineate a quelle del cardinale Martini». Ora, già a metà luglio la Curia milanese aveva definito “fasciste” le misure decise dal governo sulle impronte ai bambini rom, al punto che Maroni convocò al Viminale l’ambasciatore italiano in Vaticano, per invitarlo a protestare formalmente. Le due parti si sono scambiate invettive non da poco: Gianfranco Bottoni, responsabile del dialogo interreligioso della Curia di Milano, adoperò la parola “fascista” addirittura dal pulpito: «La chiusura della moschea di viale Jenner è un provvedimento fascista e populista che limita la libertà religiosa».
• Accidenti. E i cattolici di destra – come dice lei – che hanno detto?
Durissimi. Baget Bozzo ha definito la Curia milanese filoislamica e modernista: «Nell’area sinistra del cattolicesimo italiano il bastone del comando è passato dalla prodiana scuola di Bologna al movimentismo antipolitico dell’arcidiocesi di Milano e della casa editrice San Paolo. Il pensatoio che ha ispirato la svolta è la comunità di Bose. L’ecumenismo estremo del priore Enzo Bianchi è il collante ideologico dei nuovi cattocomunisti».
• Non è che abbia capito molto...
Cossiga è stato ancora più chiaro: «Considero il Cardinale Tettamanzi un bravo prete, un modesto teologo e un pastore un po’ avventato, non molto dotato di potestà di governo tanto da aver scelto, per la sua Curia, alcuni monsignori cretini e imprudenti [...] Non credo che nell’ordine temporale né Tettamanzi, né tantomeno un suo pretonzolo di curia abbia il diritto di insultare un Ministro della Repubblica, specie dopo che in tempi non molto lontani la Chiesa d’Italia si è battuta con grande successo non certo per la libertà scolastica, ma per il contributo forzoso dell’8 per mille alla Conferenza Episcopale, tanto che quando si è parlato in altissima sede di materie non negoziabili mi è sembrato, talvolta, che per alcuni vescovi esse non fossero il rifiuto dell’aborto, l’eutanasia o il riconoscimento del matrimonio tra omosessuali, ma... l’8 per mille e l’esenzione dall’Ici degli edifici della Chiesa». Cossiga ha raccontato di aver consigliato a Berlusconi di chiedere la rimozione di Tettamanzi e, in caso di rifiuto, di sospendere alla diocesi di Milano la quota statale dell’8 per mille. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport, 15/8/2008]
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