varie, 15 agosto 2008
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DE SILVA Diego Napoli 5 febbraio 1964. Scrittore. «Ha moltiplicato le copie vendute raccontando il nuovo precariato intellettuale
DE SILVA Diego Napoli 5 febbraio 1964. Scrittore. «Ha moltiplicato le copie vendute raccontando il nuovo precariato intellettuale. In modo insieme malinconico e spiritoso. Il romanzo si intitola Non avevo capito niente (Einaudi), è stato finalista al premio Strega piazzandosi terzo. [...] già caro a un gruppo consistente di lettori per una schiera di libri significativi, da Certi bambini, che fu in cinquina al Campiello nel 2001, a La donna di scorta, Voglio guardare, Da un’altra carne. Romanzi virati sul tragico, che raccontano storie pesanti di sfruttamento, droga, tradimenti, prostituzione. Con Non avevo capito niente la scrittura di De Silva ha una svolta verso la leggerezza. ”Ero stufo di me stesso, della mia parte cervellotica. D’altra parte, se parli di camorra non puoi che usare una lingua drammatica”. Ma in lui c’è sempre stata anche la vena umoristica, il gusto del buffo a cui ha dato voce con questo nuovo romanzo. ”Sì, ho uno spiccato senso del ridicolo e mi piace la leggerezza che fa riflettere, la risata non fine a se stessa, ma che serve a capire le cose”. stato questo cambiamento linguistico a regalargli un anno in classifica [...] ”Sono il primo a essere colpito dalla mia vicenda [...] Non credevo nell’autonomia del pubblico in uno scenario editoriale dove tanti successi sono pilotati. E invece eccomi qua a smentire questa triste legge. Provo molta gioia, non solo per me ma per tutta la categoria degli scrittori. Non so, però, se è soltanto una questione di linguaggio. Il libro sta piacendo proprio ai giovani professionisti, agli avvocati ritratti nella trama, che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese perché guadagnano meno di una colf. In compenso è sgradito ai vecchi tromboni che negano la crisi della professione”.Crisi che De Silva ha vissuto in prima persona fino alla decisione [...] di abbandonare cambiando mestiere: da avvocato ”pezzottato”, come si dice a Napoli, a fortunato scrittore e sceneggiatore. ”Il pezzottato cerca di essere quello che non è, è sempre inadeguato, in ansia, frustrato, insicuro di se stesso. Altro che giovani di successo”. Ma un po’ pezzottato lui dice di sentirsi ancora, è inevitabile col carattere che ha, profondamente malinconico. ”Io mi sento molto il mio protagonista, Vincenzo Malinconico, nome molto comune dalle mie parti, che ho scelto a ragion veduta”. Uno che conquista per sbaglio la donna dei sogni e che, sempre per uno scherzo del destino, si trova coinvolto in un’avventura processuale importante. Ma uno che convive con un insuperabile senso di disagio perché si pone problemi morali che ”la professione di avvocato ti presenta in modo drammatico, basta pensare alla sostanziale questione etica del difendere il colpevole”» (Sandra Petrignani, ”Panorama” 21/8/2008).