Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il Dalai Lama è a Milano da due giorni, e questo è un problema. L’ambasciatore cinese in Italia, signor Dong Jiny, ha pronunciato queste parole: «Noi speriamo che nessun politico incontri il Dalai Lama». La frase ha provocato un fuggi fuggi generale: il sindaco Letizia Moratti lo vedrà, ma nella veste di «uomo che ha ricevuto il Nobel per la pace». Le decisioni di Formigoni restano ignote. A Roma Bertinotti ha escluso subito l’aula e ha proposto un incontro nella Sala Gialla, risolvendosi solo alla fine a mettere a disposizione la stanza più prestigiosa dopo l’aula, cioè la Sala della Lupa. Non ci saranno visite al Quirinale e neanche a Palazzo Chigi. Gli unici che hanno fatto onore al sant’uomo sono i piemontesi: Mercedes Bresso e gli altri della Regione lo riceveranno in pompa magna e con tutti gli onori del caso, come hanno già fatto, del resto, il presidente Bush e la cancelliera Merkel.
• Ma il Dalai Lama è così importante? Che cos’è poi, una specie di papa?
Sì, potremmo dire che è una specie di papa dei buddisti, con questa differenza, però: il buddismo non è una religione dell’aldilà, non racconta di una creazione, non parla di Dio o dei santi, e il suo contenuto metafisico più audace concerne la reincarnazione. Alla reincarnazione credono, al punto che il Dalai Lama è secondo i buddisti la reincarnazione del Dalai Lama precedente, questo di adesso è il Quattordicesimo e rappresenta la reincarnazione del Tredicesimo. Ieri, parlando con i giornalisti, e anche prima, in un’intervista a Vanity Fair, il Dalai Lama attuale ha spiegato che la prossima volta potrebbe reincarnarsi in una donna. Ha detto che questa reincarnazione potrebbe avvenire mentre lui è ancora vivo. Ha detto che il reincarnato Quindicesimo Dalai Lama stavolta potrebbe anche essere un non-tibetano, per esempio un europeo o un americano, biondo con gli occhi azzurri o magari nero. Ha detto che girano in mezzo a noi tanti reincarnati, e non tutti reincarnati in corpi umani: ci sono reincarnati in alberi, reincarnati in gatti. Tra i reincarnati in corpi umani, molti non sanno di esserlo. Molti che credono o dicono di essere reincarnati, invece non lo sono affatto. Il reincarnato nasce solo quando c’è bisogno di lui. Se in un certo ambiente non c’è bisogno di reincarnati, in quell’ambiente nessuno si reincarna.
• Accidenti. E come fanno a scegliere il Dalai Lama? Come noi col papa?
Intorno al 1937 un bambino di due anni che viveva nel piccolo villaggio di Takteser, nel Nordest del Tibet, fu sorpreso dai genitori mentre stava preparando una valigia. Papà e mamma gli chieser «Che cosa fai?». E Lui rispose: «Devo andare a Lhasa. E vi porterò con me». A Lhasa, tremila e passa metri d’altezza, risiede per tradizione il Dalai lama. Arrivarono i monaci che cercano nel mondo dove si sia reincarnato il vecchio Lama. I genitori spiegarono ai monaci che quando questo bambino – di nome Lhamo Dhondup – era nato, il padre, che giaceva da parecchio tempo malato, s’era alzato a un tratto dal letto in buona salute. La madre disse ai monaci: « un bambino tanto solitario e silezioso. Non vuole mai uscire». I monaci, raccolte altre testimonianze, decretarono che quello era il Quattordicesimo, gli misero nome Thubten Gyatso e lo chiusero in un monastero. Ed eccolo qui, adesso ha 72 anni ed è venuto in Italia all’incontro dei premi Nobel per la Pace (lui ha preso il premio nel 1989). Terrà anche una tre giorni di insegnamento al Palasharp. Si sono già prenotate ottomila persone.
• Perché i cinesi ce l’hanno tanto con lui?
I cinesi hanno invaso il Tibet nel 1949 e lo hanno definitivamente sottomesso nel 1951. Nel 1959 ci fu una rivolta, i cinesi la repressero alla maniera loro, il Dalai Lama si rifugiò a Dharamsala, in India, dove fondò un governo provvisorio. Per i cinesi il Dalai Lama è un nemico da eliminare anche se il Dalai Lama adesso si sta adoperando per aprire un colloquio con le autorità di Pechino. Ma quelli non ci sentono, benché il Dalai Lama abbia detto che il problema dell’indipendenza non si pone più, ai tibetani basterebbe l’autonomia.
• I cinesi non concederebbero neanche un minimo di autonomia?
Il 95% dei cinesi è di etnia han. In duemila anni i cinesi non si sono mai mischiati con nessuno. Nel loro concetto, i tibetani devono sparire ed essere sostituiti da cinesi han. Tutto ciò che contrasta questa linea di condotta (applicata con successo, per esempio, nel Turkestan Orientale, oggi Xinjiang) va polverizzato.
• E per questo che i cinesi all’estero se ne stanno sempre per conto loro?
Sì, è per questo. Loro hanno la Grande Muraglia in patria – eretta per tenere lontani gli stranieri – e tendono a costruire piccole Grandi Muraglie dovunque si trasferiscano.[Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/12/2007]
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