Corriere della Sera 07/12/2007, pag.51 Sergio Romano, 7 dicembre 2007
UN CARDINALE FIORENTINO ALLA CONQUISTA DI PARIGI
Corriere della Sera 7 dicembre 2007. Riferendomi ai fraterni rapporti fra le varie componenti delle due coalizioni politiche che attualmente si contrappongono e che la recente e audace mossa di Berlusconi ha scosso, vorrei ricordare una massima che, pur risalendo a quattro secoli fa, e confermando che la politica non cambierà forse mai, pare scritta appena ieri. L’autore, il cardinale di Retz, politico, arcivescovo di Parigi e scrittore che ci lasciò i celebri «Mémoires», ebbe a dire che «nei partiti riesce più difficile vivere con quelli che ne fanno parte che agire contro quelli che vi sono avversi». Se alla parola partiti si sostituisce coalizioni, quella riflessione pare perfetta.
Gabriele Barabino
Tortona (Al)
Caro Barabino,
Forse il miglior modo per rispondere alla sua lettera è quello di ricordare ai lettori che il cardinale di Retz, protagonista della politica francese fra Richelieu e Mazzarino, s’intendeva di partiti perché aveva sangue italiano. Si chiamava Paul de Gondi e apparteneva a una famiglia di mercanti fiorentini che si era installata in Francia all’epoca di Caterina de Medici. La fortuna della famiglia cominciò con Albert, figlio del capostipite (1522-1602). Grazie alla sua abilità e ai favori della corte, divenne maresciallo di Francia, sposò Catherine de Clermont, acquistò la baronia di Retz. Il fratello Pierre, nel frattempo, sceglieva la carriera ecclesiastica, diventava sacerdote di corte, vescovo di Parigi, cardinale. La famiglia aveva ormai i piedi in due staffe e poteva spartirsi le cariche civili e religiose conquistate tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento. Nelle intenzioni della famiglia, Paul era destinato alla poltrona arcivescovile. Ma amava le avventure galanti, era attratto dalla letteratura classica e dalla storia antica, voleva scrivere e non aveva la benché minima vocazione religiosa. Dovette tuttavia prendere gli ordini, esercitarsi nelle arti dell’omelia, predicare a corte e finalmente accettare l’incarico di coadiutore dello zio, arcivescovo di Parigi. Ma non rinunciò né al piacere della scrittura, né alle trame politiche, né alle avventure femminili. Quando la regina gli chiese di assicurare l’assistenza spirituale, per alcune settimane, alle suore del Convento della Concezione, Paul si chiese se avrebbe saputo, fra tante donne, resistere alle tentazioni della carne. Come scrisse Sainte Beuve «era piccolo, brutto, nero, alquanto mal fatto e miope: qualità che erano poco adatte a fare di lui un uomo galante e che non gli impedirono tuttavia di essere tale con successo ».
Cominciò a occuparsi attivamente di politica quando la Francia, dopo la morte di Richelieu, era nelle mani di Mazzarino. Comincia allora, fra lui e il cardinale, una lotta nel corso della quale due grandi prelati di origine italiana, scaltri, instancabili e rotti a tutti gli intrighi, si cercano, si tendono agguati, si calunniano con libelli di scrittori prezzolati, si tirano colpi mortali, ma non esitano a concludere qualche tregua contro un avversario comune. All’epoca della Fronda (la rivolta del Parlamento di Parigi contro la «dittatura» del cardinale), Gondi non trascura la diocesi di cui è coadiutore, ma se ne serve per organizzare e sobillare il dissenso e proporsi come mediatore. Conquista la berretta, diventa cardinale di Retz, ottiene che il suo nemico venga allontanato da Parigi. Ma la politica è un tavolo da gioco dove la fortuna può rovesciare da un momento all’altro l’esito della partita. Dei due cardinali, pochi mesi dopo, Mazzarino è al potere, Retz in carcere. Riesce a fuggire, tuttavia, e si rifugia a Roma dove gode per un certo periodo della protezione del Papa. Ma anche la corte papale, dopo la morte di Innocenzo XI, gli divenne ostile. Tornò in Francia dopo la morte di Mazzarino, ma il re lo volle lontano dalla corte. Rinunciò al trono arcivescovile e si ritirò in un castello dove si consolò scrivendo le sue memorie, una confessione in cui rappresentò se stesso con disarmante cinismo, un capolavoro della letteratura europea. Quando parlò delle sue letture preferite Benjamin Constant disse: «Non posso leggere che due libri, Machiavelli e Retz».
Sergio Romano