Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Mercoledì prossimo asta dei Bot a tre mesi, due giorni dopo asta di Buoni del Tesoro Poliennali a 10 anni, il 29 dicembre altra asta di Ctz e di Bot a 6 mesi e l’ultimo giorno dell’anno ancora un’asta di Buoni del Tesoro a tre e dieci anni. Questa grande offerta di titoli ha avuto proprio ieri la benedizione di Berlusconi. Intervistato dal Messaggero, il premier ha ripetuto i concetti espressi l’altro giorno da Tremonti: gli italiani sono un popolo di formiche e non di cicale, considerando, oltre al debito dello Stato, anche il debito delle famiglie stiamo meglio di Stati Uniti e Gran Bretagna, quelli che dicono che il nostro debito è meno sicuro del debito tedesco (cioè le agenzie di rating) adoperano criteri vecchi che il G20 dovrà riformare e infine – appunto – l’investimento migliore che si può fare è proprio quello in Bot e Cct.
• Intanto tutte queste sigle che sembrano cinguettii di passeri (cct, ctz), inciampi della lingua (btp) oppure piccole esplosioni corporali (bot) che cosa vorrebbero significare?
Guardi, non voglio addentrarmi in robe da trattati di economia. Facciamola semplice e diciamo che sono tutti più o meno la stessa cosa. Lo Stato italiano ci chiede dei soldi e ci vende – virtualmente – dei pezzi di carta su cui sta scritto che ce li restituirà dopo tre mesi o dieci anni e che intanto ci pagherà, ogni tanto, degli interessi. Nel caso dei Ctz (Certificati del Tesoro a Zero coupon) gli interessi non ci sono e il guadagno consiste nella differenza tra il prezzo d’acquisto e il prezzo di rimborso.
• Quindi bisogna prenderli o no? Che cos’è tutto questo spingerci a comprare, tutt’a un tratto, prima Tremonti, adesso Berlusconi…?
Il punto che lei si deve ficcare in testa è che lo Stato italiano paga i suoi debiti facendo altri debiti. Per esempio: lei compra il titolo più semplice, il Bot a tre mesi. Mettiamo che siano cinquemila euro di Bot. Come fa lo Stato a restituirglieli? Fra tre mesi emette altri Bot e con i soldi incassati dalla nuova vendita salda lei. In questo modo andiamo avanti dal tempo dei tempi, pagando un interesse che è quasi sempre – nel caso dei Bot - più basso dell’inflazione. Cioè, un minimo ci si rimette. Però se uno vuole stare tranquillo e prendere un po’ più di quello che dànno le banche, meglio i Bot del conto corrente puro e semplice. Ora lo Stato è generalmente in deficit (cioè spende più di quello che incassa), dunque ha dovuto ogni volta emettere sempre più Bot di quanti ne saldasse. Anche in questo modo il debito è cresciuto e vale adesso il 104,5% del Pil, una somma che sta di poco sopra i 1.600 miliardi di euro.
• Proprio ieri lei ha fatto tutto un ragionamento in base al quale parrebbe che questi 1.600 miliardi di euro, a fronte delle migliaia di miliardi che americani, inglesi, europei e giapponesi devono mettere in circolo per tappare i buchi, sono alla fine poca cosa.
Sì e no. Intanto, dove andranno a prendere gli altri Paesi i soldi che si sono impegnati a spendere per salvare la situazione? Un po’ con le tasse e un po’ emettendo a loro volta Bot o Cct. Gli economisti mettono sempre a confronto i Bot italiani e i Bot tedeschi, che si chiamano Bund. In che consiste questo confronto? Nell’interesse offerto per vederseli comprare. chiaro che più è alto il rischio-Paese, cioè il rischio che i soldi prestati allo Stato non siano restituiti, più alto è l’interesse che lo Stato deve pagare.
• I tedeschi vendono la stessa cosa pagando un interesse più basso?
Proprio così. Il differenziale è in genere intorno allo 0,6%, cioè 60 punti. Ma adesso sta a 140 punti, cioè i tedeschi vendono i loro Bund garantendo un interesse più basso del nostro dell’1,4%. Questo nostro interesse più alto entra nel gioco del debito complessivo, cioè il nostro rischio è non solo di dover chiedere ai risparmiatori più soldi degli altri, ma anche di doverli pagare sempre di più. Quindi, a un certo punto, potrebbe anche capitare di dare una musata, cioè, a un certo punto, anche gli italiani, facendosi i loro conti, potrebbero preferire l’acquisto dei Bund a quello dei Bot. quello che il ministro Sacconi, creando un certo allarme, ha paventato qualche giorno fa parlando di «aste che vanno deserte». Noi abbiamo bisogno di 200 miliardi al mese. E se i Bot saltassero un giro, sarebbero a rischio non solo i rimborsi, ma anche le pensioni.
• Può succedere?
L’anno prossimo i tedeschi emetterrano parecchi bund per finanziarsi il salvataggio delle loro banche. E ci faranno una concorrenza a tutto campo. Anche per questo l’ufficio del nostro Debito pubblico ha moltiplicato l’offerta di dicembre. Il ragionamento è: intanto facciamo cassa. Poi si vedrà. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 7/12/2008]
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