Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Oggi è il 25 aprile, anniversario della Liberazione. Per la prima volta, celebrano la festa tutti quanti, non solo gli esponenti politici della sinistra e del centro, ma anche Berlusconi e gli altri leader del centro-destra, Lega compresa. Forse è un segno di riconciliazione nazionale, come sperano tutti, forse è un’altra furbata del Cavaliere e dei suoi alleati, come insinua Di Pietro, secondo il quale a Berlusconi «non gliene frega nulla di partecipare alla ricorrenza della Liberazione, vuole solo strumentalizzarla ai fini del consenso e questa è una frode».
• Lei me lo spiega tutti gli anni e io me lo dimentico sempre: 25 aprile del 1943, del 1944 o del 1945? Liberazione dai fascisti? Dai tedeschi?
25 aprile 1945. E liberazione dallo straniero, cioè dai tedeschi. Il 25 aprile del 1945 i partigiani entrarono nelle grandi città e ne presero possesso. Due giorni dopo, il 27 aprile, Mussolini, la Petacci e gli altri che col duce tentavano di scappare in Svizzera furono catturati a Dongo, tenuti rinchiusi per una notte e fucilati il giorno dopo a Giulino di Mezzegra, sul lago di Como. Le spoglie dei fucilati vennero portate a piazzale Loreto, in Milano, appese a testa in giù e abbandonate al ludibrio della folla. Molti italiani andarono a sputare sui corpi morti e a lordarli in tutti i modi possibili. Una scena invereconda. Ieri, credendo di fare chi sa che cosa, qualcuno ha appeso un fantoccio di Borghezio a testa in giù davanti alla sede della Lega di Torino, in via Poggio. Cartello scritto in vernice nera: «Borghezio… piazza Loreto c’è ancora posto». Durante i cortei di una volta era frequente il grido «Piazzale Loreto», che adesso si sente un po’ meno, ma qualche volta risuona ancora. Celebrando il 25 aprile sarà bene chiarire che piazzale Loreto e il relativo comportamento degli italiani furono una vergogna.
• Perché ci sono tante polemiche intorno a questa data? Non dovrebbe essere una di quelle ricorrenze che mette tutti d’accordo?
Vi furono partigiani di tutti i tipi: comunisti, socialisti, cattolici, liberali. Ma, dopo la guerra, i comunisti seppero fare della Resistenza una cosa loro, alla quale gli altri si aggregavano – dico: nella commemorazione e nel ricordo – con l’aria dei comprimari.
• Quanti erano, poi, i partigiani?
All’inizio, cioè dopo l’8 settembre, andarono in montagna più o meno in settemila. Il popolo dei resistenti crebbe poi con le probabilità della vittoria, fino a raggiungere una consistenza di 300 mila combattenti. Cioè, gli italiani si persuasero a prendere le armi man mano che si resero conto di come sarebbe andata a finire, una inclinazione che Flaiano in seguito avrebbe chiamato «corsa in soccorso del vincitore ». Sono passati 64 anni ed è forse possibile parlare della Resistenza, del 25 aprile e del resto con franchezza, riconoscendo eroismi e bassezze senza finzioni e senza retorica. La riconciliazione generale passa anche da qui. Come ignorare, per esempio, mentre si celebra l’eroica lotta al nazismo, la sanguinosa persecuzione dei fascisti messa in atto dopo la guerra dai militanti comunisti? Questo ben sapendo che il 25 aprile è il fondamento della nostra vita democratica di oggi. Comunque, è proprio la natura di «festa comunista» prevalente nelle celebrazioni del passato che ha tenuto il centro-destra lontano, fino ad oggi, dal 25 aprile.
• Quindi, oggi, il centro-destra si accosta al 25 aprile perché nessuno pensa più che sia una festa comunista?
La sinistra è in un tale stato di debolezza, che Berlusconi può andare a Onna e far sua anche questa ricorrenza. Il significato politico della conversione del Cavaliere – il cui discorso è atteso con grande curiosità – è proprio questo. Formigoni parlerà a Milano in piazza Duomo (dove la Moratti, che in questa occasione viene regolarmente contestata e fischiata, resterà a casa) al termine del previsto corteo, La Russa accompagnerà il capo dello Stato nel suo giro istituzionale e parlerà, e anche qui sarà interessante sentire il discorso di un ex fascista che ha già messo tutti in imbarazzo l’anno scorso difendendo i ragazzi di Salò. I leghisti poi sono scatenati. Maroni, che fino a pochi anni voleva la secessione, ha detto che il 25 aprile è «una data incancellabile in cui nacque l’Italia libera e democratica». Bossi ha raccontato di provenire da una famiglia partigiana.
• La sinistra, come ha reagito a questa mobilitazione degli avversari?
Alcuni, come Rosy Bindi, felicitandosene. Altri con una certa rabbia. Oltre Di Pietro, anche Ferrero l’ha presa male, ha invitato Berlusconi a fare professione pubblica di antifascismo, ha sostenuto che La Russa vuole vietare l’esecuzione di Bella ciao, notizia subito smentita, eccetera. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 25/4/2009]
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