Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è stato un attentato in Spagna, paese dove domani si vota per rinnovare il Parlamento: a Mondragon, non lontano da Bilbao, è stato ucciso con tre colpi di pistola un ex asssessore comunale socialista, Isaias Carrasco, di 42 anni. Tre colpi di pistola in petto davanti alla moglie e alla figlia. Fino a questo momento non ci sono state rivendicazioni, ma sia il presidente del consiglio, il socialista Zapatero, che il capo dell’opposizione, il conservatore Mariano Rajoy, dicono che sono stati quelli dell’Eta, il movimento separatista basco.
• Già, l’Eta. Che cosa significa questa sigla e che cosa vogliono i baschi?
Eta vuol dire “Euskadi Ta Askatasuna”, cioè “Paese basco e libertà”. I baschi sono un popolo che abita sette provincie del Nord, a cavallo tra Spagna e Francia: la Biscaglia, la cui città più grande è proprio Bilbao. Sono un popolo antichissimo anche geneticamente e linguisticamente: la loro lingua e il loro patrimonio genetico conservano tratti che gli studiosi fanno risalire al Paleolitico, decine di migliaia di anni fa. In altri termini, a differenza di quasi tutte le popolazioni del mondo, i baschi non si sono quasi mischiati con gli altri popoli e oggi fanno dell’indipendenza una questione di vita o di morte. L’Eta è nata negli anni Sessanta. Sono terroristi, vogliono liberarsi degli spagnoli – che considerano degli occupanti usurpatori – e ammazzano senza pietà. Negli ultimi quarant’anni hanno provocato più o meno duemila morti. un problema del quale non è venuto a capo nessun governo.
• Ha un significato che abbiano ucciso due giorni prima delle elezioni?
Ci fu un attentato anche nel 2004, alla vigilia del voto. I sondaggi davano per sicuro vincente il conservatore Mariano Rajoy, uomo messo in campo dal premier di allora, Aznar, e che corre anche domenica prossima. Ma furono messe bombe a varie stazioni della metropolitana di Madrid, e le esplosioni provocarono 191 morti e 2057 feriti, la maggior parte dei quali alla stazione di Atocha. Aznar, sulla base delle prime informazioni, disse che erano stati i baschi. Si scoprì invece quasi subito che erano stati dei marocchini islamici, una cellula di Al Qaeda. L’opposizione mise allora sotto accusa il governo conservatore: sostenne che il ministro dell’Interno aveva dato la colpa all’Eta mentendo consapevolmente e solo per trarre cinicamente dall’attentato un vantaggio elettorale. Il pronostico si rovesciò e la domenica vinsero contro ogni previsione i socialisti di Zapatero. Ora la storia si ripete: c’è un attentato e, prima ancora della rivendicazione, si dice che sono stati i baschi.
• Come fanno a essere così sicuri?
Beh, da come lo descrivono non si direbbe un attentato islamico. E Mondragon sta in Biscaglia. L’affare potrebbe rivelarsi una complicazione seria per Zapatero.
• Come mai?
Nel 2004 Zapatero ha vinto le elezioni, ma senza avere la maggioranza in Parlamento. Ha dovuto mettere insieme i voti necessari a governare facendo intese con i movimenti autonomisti. In un’intervista di qualche tempo fa ha ammesso quello di cui l’opposizione lo accusa: ha trattato anche con i baschi. L’Eta infatti a un certo punto comunicò che, grazie a questa apertura di credito del governo, avrebbe deposto le armi. La trattativa però non ha portato da nessuna parte, a giugno dell’anno scorso i baschi hanno annunciato la rottura della tregua e lo scorso 30 dicembre hanno fatto saltare in aria un furgone all’aeroporto Barajas di Madrid. Due morti. Rajoy ha gioco facile, adesso, nell’accusare Zapatero di debolezza e nel promettere che solo col ritorno dei conservatori si adotterà la linea giusta (giusta secondo lui), cioè la linea della fermezza, del pugno di ferro, ecc.
• I sondaggi che dicono?
Fino a ieri davano un leggero vantaggio a Zapatero, la cui sconfitta rappresenterebbe, per la sinistra europea e in particolare italiana, la fine di un mito. Zapatero è arrivato al governo per caso: i socialisti erano talmente sicuri di perdere che avevano messo in pista un candidato da bruciare senza troppi rimpianti. La Spagna si trovò così con un premier che, per arrivare dove era arrivato, non s’era quasi compromesso con nessuno. Ne venne una politica fortemente antiamericana, col ritiro immediato del contingente spagnolo dall’Iraq. E fortemente anticlericale, con limitazioni all’insegnamento della religione nelle scuole, via libera al matrimonio tra omosessuali e alle adozioni gay, nessun impedimento alla fecondazione assistita, ecc. La Chiesa vive Zapatero come un diavolo, e ha portato in piazza un milione di spagnoli, in testa al corteo i vescovi con la croce. Adesso l’invito a votare Rajoy da parte degli ecclesiastici è esplicito e martellante. Al confronto, quelle che noi chiamiamo “interferenze” sono solo dei miti consigli, e anche piuttosto benevoli. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 8/3/2008]
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