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 2008  marzo 08 Sabato calendario

DUFFY

DUFFY (Aimee Anne Duffy) Gwynedd (Gran Bretagna) 1 giugno 1984. Cantante. «L’etichetta di “Amy Winehouse del Galles” non le piace per niente, ma di cose in comune con la cantante di Rehab Duffy ne ha parecchie: la voce soul, la passione per il sound degli anni 60 e il successo travolgente. [...] Occhio vispo e look stile Brigitte Bardot [...] prima di mantenermi con la musica ho svolto lavori umili. Il peggiore? La commessa in una pescheria: decapitavo e pulivo pesci tutto il giorno. E mi beccavo pure gli sguardi maliziosi dei clienti. Uno mi ha invitato a pescare alle 5 del mattino. Gli ho detto no, ma me lo sono trovato lo stesso sotto casa all’alba. Ho fatto anche la cameriera in un ristorante, ma non prendevo mance perché sono incapace di sorridere a comando [...] Dai 17 ai 20 anni ho cantato in cinque band diverse senza che una sapesse dell’altra. Non è stato carino. La verità è che ho mentito per accumulare esperienza. Ogni gruppo era di cinque elementi, tutti più o meno segretamente innamorati di me. È complicato tenere a bada 25 corteggiatori [...] Di lei, ragazzina ruspante e senza peli sulla lingua, si ricordano bene gli avventori dell’unico pub di Nefyn, nel Galles del nord... “Lo gestivano i miei genitori. Era un posto un po’ rustico, frequentato da pescatori e marinai tatuati che non andavano troppo per il sottile, tra gare di freccette, pinte di birra scura e liti violente sul calcio. A quei tempi facevo la dura, ma in realtà avevo il cuore a pezzi perché i miei si stavano separando. La prima volta che mi hanno annunciato il divorzio ho pianto così tanto da costringerli a tornare sui loro passi. Tre anni dopo è successo l’inevitabile. Non potevano più stare sotto lo stesso tetto”. A 100 metri dal pub di famiglia c’è ancora oggi il fatiscente karaoke club dove Duffy, a 15 anni, ha scoperto di avere una voce d’altri tempi: “Per salire sul palco c’era una coda interminabile. Le mie amiche, eccitatissime, si prendevano a unghiate per cantare gli ultimi successi pop da classifica, io volevo esibirmi solo con la musica dei Beatles, dei Rolling Stones o di Aretha Franklin. Erano gli artisti che avevo ascoltato sul vecchio giradischi di mio padre. Lui era musicalmente fermo agli anni Settanta. La gente mi odiava perché volevano ascoltare cose più leggere e allegre. Una volta, un ragazzone alto 1 metro e 90, vestito come un boscaiolo, mi si è avvicinato minaccioso, urlando: ‘Ma lo sai che sei una ragazzina nata vecchia? Perché non ci canti qualcosa di Britney Spears?’. E io: perché non so chi è”» (Gianni Poglio, “Panorama” 13/3/2008).