Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’altra sera, in Florida, bisognava uccidere con il famoso metodo dell’iniezione Mark Dean Schwabb di 39 anni, e invece – benché Schwabb sia un criminale orrendo, un pedofilo che nel 1991 ha stuprato e ammazzato un bambino di 11 anni – da Washington è arrivato l’ordine di lasciar perdere. Ci sono problemi con il metodo dell’iniezione, che violerebbe l’Ottavo Emendamento, e soprattutto la Terza Commissione dell’Onu aveva appena votato a larga maggioranza la “moratoria delle esecuzioni capitali”. Giustiziare un condannato proprio in quel momento sarebbe apparso ben più che una provocazione, un vero e proprio insulto al resto dell’umanità.
• La parola “moratoria” significa che nel mondo non vi saranno più condanne a morte?
No, la parola moratoria significa “sospensione”, “smetterla”, eccetera. Non è una legge, ma un invito o un appello. «Vi invitiamo, nazioni del mondo, a non mandare più nessuno al patibolo», questo il senso. Sa chi è il primo ad invitare le nazioni del mondo? La nostra piccola Italia, una volta tanto non in fondo a una classifica, ma in cima. l’Italia che da più di dieci anni si batte per costringere gli altri Paesi a dichiarare ufficialmente (con un invito alla moratoria”, appunto) che la pena di morte è una barbarie, che non aiuta la lotta alla criminalità, che è un rispondere al delitto con un altro delitto, perché naturalmente se il comandamento è “Non uccidere”, non può tollerare eccezioni. Dico “comandamento” e, siccome non è la prima volta che discutiamo questo problema, lei sa già che c’è una posizione tormentata, non lineare della Chiesa. La quale ha tolto il patibolo dal suo codice (appena mezzo secolo fa), ma nel Catechismo non esclude del tutto la possibilità che si possa ricorrere al boia. Questa ambiguità ha condizionato il Vaticano anche stavolta. I Paesi che non volevano saperne della moratoria, cioè i Paesi che la pena di morte la vogliono mantenere, a un certo punto hanno proposto una serie di modifiche alla risoluzione che collegavano la pena di morte all’aborto. Il Vaticano all’Onu non vota, ma ha il ruolo di osservatore, e ha spinto perché queste modifiche passassero. La Commissione le ha bocciate, ma l’episodio rappresenta bene il groviglio che rende difficile un passo che alla nostra sensibilità appare ovvio.
• Chi sono questi paesi che si oppongono?
Stati Uniti e Cina capeggiano la fila di chi difende il patibolo. Nessuno dei due, però, s’è esposto. Hanno mandato avanti gli egiziani, i paesi caraibici, Singapore. Gli americani non vogliono mettersi in prima fila fino a che la Corte suprema non si sarà pronunciata sull’inziezione letale. La Cina ha le Olimpiadi e il terrore delle brutte figure. Sa che sulla pena di morte la maggior parte dei Paesi la giudica con g severità e perciò un mese fa ha fatto sapere che il numero di esecuzioni diminuirà, che la pena capitale sarà comminata solo in caso di reati gravissimi, eccetera.
• Che razza di argomenti si possono adoperare per difendere la pena di morte?
All’Onu ne sono stati adoperati tre. Primo argoment l’Onu non ha il diritto di mettere il naso in faccende che riguardano la vita interna dei singoli stati. Secondo argomento, adoperato soprattutto dai giapponesi: i criminali devono sapere che non la passeranno liscia e l’80% per cento del nostro popolo è d’accordo che li si impicchi. Terzo argomento (declamato da quelli del Botswana): ancora un volta l’Europa vuole farci pesare il suo punto di vista e costringerci ad adottare sistemi che non ci riguardano, continuate a fare i colonialisti, eccetera eccetera. Tutti ragionamenti respinti a grande maggioranza. La risoluzione italiana è passata con 99 sì, 52 no e 33 astenuti.
• Il ruolo dell’Italia è stato davvero così importante?
Decisivo, e bisogna considerare questa come una vittoria di Prodi, D’Alema, di Emma Bonino e dei radicali, della Comunità di Sant’Egidio (cinque milioni di firme), degli abolizionisti di Nessuno Tocchi Caino. Pensi che mercoledì scorso, in un vertice ad Alghero, la Bonino, Prodi e D’Alema sono riusciti a convincere Bouteflika e a spostare dalla loro parte l’Algeria, paese musulmano e africano.
• Importante?
Sì, perché con questa mossa hanno spaccato il fronte terzomondista, che ci stava dando battaglia. Intelligente, poi, la decisione di non esagerare nella richiesta, di non pretendere l’abolizione, passo eccessivo e che non avrebbe portato da nessuna parte. Cominciamo a dichiarare che la pena di morte è una cosa non degna di noi e a sospendere le esecuzioni, piuttosto. Su questa linea prudente, l’Italia e il suo governo hanno portato a casa un risultato politico di prim’ordine e che onora il Paese a livello planetario. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 16/11/2007]
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