Sergio Romano, Corriere della Sera 17/11/2007, 17 novembre 2007
La sua risposta su Bibbia e Corano è fuorviante. La Sacra Scrittura, che, secondo la Chiesa cattolica, è ispirata da Dio, consta di due «Testamenti» l’Antico e il Nuovo
La sua risposta su Bibbia e Corano è fuorviante. La Sacra Scrittura, che, secondo la Chiesa cattolica, è ispirata da Dio, consta di due «Testamenti» l’Antico e il Nuovo. In essi la rivelazione è presentata in modo progressivo e trova la sua forma finale, definitiva e vincolante per il cristiano, solo nel Nuovo. In entrambi i Testamenti ci sono libri e/o passi di volta in volta narrativi, sapienziali, morali e metafisici. Nel settore delle norme morali la Chiesa ritiene vincolanti solo le norme rivelate da Gesù e trasmesse dai suoi discepoli (che ad esempio nel caso dei Dieci comandamenti riproducono quelli dell’Antico Testamento). Ora lei può ben cercare nel Nuovo Testamento e in bocca a Gesù e ai suoi, non vi troverà altro che amore incondizionato, perdono dei nemici e paziente sopportazione del male eventualmente inflitto da altri. Questo è secondo San Paolo la sintesi e la quint’essenza di tutta la legge morale. Di solito, da parte di chi non appartiene alla Chiesa, si obbietta che anche la Chiesa nella sua storia bimillenaria si è comportata nei confronti degli avversari proprio come altre comunità religiose o agnostiche che hanno diversi principi morali. Se e nella misura in cui ciò è avvenuto (si deve tener presente anche il diritto alla legittima difesa!), ciò è stato in assoluto contrasto con le parole del suo fondatore, a differenza di altre religioni in cui ciò è invece comandato o perlomeno permesso. Anche per quanto riguarda l’Antico Testamento, da cui lei trae alcune citazioni, vorrei ricordarle che si tratta di testi narrativi, non prescrittivi per tutti i fedeli e precisamente di fatti del XIII secolo avanti Cristo, non, come nel caso del Corano, di testi prescrittivi del VII secolo dopo Cristo. Anche per ciò che concerne l’Antico Testamento, comunque, la Torah si riassume nel ben noto Decalogo, in cui troviamo il comandamento di non uccidere l’innocente. Anche nell’Antico Testamento, nei testi di carattere giuridico o morale, sempre si condanna l’ingiustizia, mentre Lev. 19,17 comanda di amare «il prossimo come te stesso» e Tob. 4,15 di non fare agli altri quello che non vuoi si faccia a te. Tutto questo verrà poi perfezionato da Gesù. Corrado Marucci, S.I. Ordinario di teologia biblica al Pontificio Istituto Orientale Caro Marucci, G razie per la sua lettera, molto esauriente e interessante. Le lascio quindi buona parte del mio spazio e mi limito a tre osservazioni. In primo luogo mi è difficile fare una distinzione fra testi descrittivi e prescrittivi quando Dio chiede a Mosé, nell’Esodo, di annunciare al Faraone le piaghe che devasteranno l’Egitto se non verrà permesso al popolo ebraico di partire liberamente. E mi è difficile considerare semplicemente descrittiva la conquista di Ai quando l’azione di Giosuè risponde a un preciso ordine del Signore. E non vedo perché debba esservi una radicale differenza fra il XIII secolo a.C. e il VII secolo d.C. se nel 1099, quattro secoli dopo Maometto, i crociati fecero di Gerusalemme un lago di sangue. In secondo luogo è vero che l’Antico Testamento contiene comandamenti ammirevoli, ricchi di pietà e misericordia. Ma esistono anche nel Corano e dimostrano che molti testi sacri sono un pot-pourri, scusi l’espressione, in cui è possibile trovare di tutto. In terzo luogo sono consapevole della differenza fra l’Antico e il Nuovo Testamento. Ma non credo che lei abbia ragione quando sostiene che soltanto il Nuovo, per il cristiano, è vincolante. Temo che molti evangelici americani (i sostenitori del creazionismo ad esempio) continuino a credere nel valore letterale e vincolante dell’Antico Testamento.