Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Tre nostri soldati sono stati feriti a Farah, nell’Afghanistan occidentale, in uno scontro a fuoco di cui non si conoscono i dettagli. Due, colpiti uno alla mano e l’altro al piede, non sono gravi. Il terzo, preso all’ascella, è in condizioni più serie, ma non in pericolo di vita. I nomi dei militari, fino al momento in cui scriviamo, non sono stati resi noti.
• Che stavano facendo, i nostri, in quel posto?
E’ la zona controllata dagli italiani. Abbiamo lì 2800 soldati. Due giorni fa c’è stata un’altra battaglia, sono stati colpiti due elicotteri Mangusta, ma non ci sono stati feriti. Da una quarantina di giorni è un susseguirsi di episodi preoccupanti: attacco a parà della Folgore il 9 giugno, altri tre feriti non gravemente a Bala Nurgab il 20 maggio, altro parà preso di striscio al braccio il 21, pattuglia aggredita il 16, scaramucce 13 e 14, fino all’episodio della ragazzina di 13 anni ammazzata per sbaglio a un posto di blocco di Herat. La situazione è più tesa rispetto all’anno scorso. Nel primo bimestre gli atti ostili nella provincia di Herat (la nostra) sono aumentati del 50% rispetto al 2008. In generale, si viaggia al ritmo di 180 vittime civili al mese, +40% nel confronto con l’anno scorso. L’ambasciatore italiano a Kabul ha invitato le organizzazioni non governative ad andarsene dall’Afghanistan.
• Perché la situazione sta peggiorando?
Ci sono le elezioni ad agosto: si rinnovano amministrazioni locali e presidente. Il deterioramento è continuo: nessuno vince, nessuno perde. Tecnicamente gli occidentali sarebbero in vantaggio: i talebani controllavano 12 province l’anno scorso e adesso sono ridotti a due. Il vantaggio non è però la vittoria, la vittoria definitiva, voglio dire , che in quell’intrico continua ad apparire irraggiungibile. E infatti il ragionamento che fanno i capi pashtun, quando li si va a intervistare in Pakistan, è semplice: «Gli americani e gli altri staranno pur vincendo, ma prima o poi se ne dovranno andare ».
• Obama non voleva aumentare le truppe?
Sì, arriveranno 17 mila soldati, o forse 18 mila. Il Presidente chiede anche a noi di fare qualche sforzo. certo che Berlusconi – preoccupato per la freddezza della Casa Bianca – farà di tutto per accontentarlo. C’è però il problema dei soldi: i nostri 2800 soldati ci costano mille euro al minuto, che significa mezzo miliardo l’anno. Manderemo probabilmente addestratori in modo da risparmiare, dato che un ”addestratore” vale dieci soldati normali, aumenteremo di 400 unità il numero di combattenti spostandoli dal riparo dei fortini e senza quindi aumentare la forza complessiva, porteremo le basi avanzate da tre a quattro, secondo la regola di Petraeus che «non si combatte una guerra di contro-insurrezione facendo i pendolari», voleranno 16 elicotteri invece di 13, ma ciascuno per meno ore in modo da non spendere di più. Il punto più importante sono proprio gli addestratori: come ha scritto Andrea Nicastro, «accompagneranno i soldati afghani al fronte, apriranno fortini nel bel mezzo di aree talebane. Le cose cambieranno. L’Afghanistan è una polveriera e 2800 italiani ci sono dentro».
• Ma quindi i nostri correranno più pericoli di prima?
Spiega Nicastro: «Cento poveretti in un fortino in mezzo al nulla rischiano più di mille in una megabase». Bisogna pensare che quando la guerra la facevano i russi controllavano lo stesso territorio con forze dieci volte superiori a quelle attuali.
• Verrà il giorno che ce ne torneremo tutti a casa?
Si tratta di addestrare le milizie afghane in modo da renderle autonome e di portare gli attuali 90 mila soldati dell’Afghan National Army (Esercito Nazionale Afghano) a 120 mila unità sufficientemente preparate. Solo quando questo esercito sarà in grado di difendersi da sé sarà possibile levare le tende. Lo sa che il 60% degli ufficiali afghani hanno imparato il mestiere con i russi? Nel senso che erano schierati con l’Armata rossa… L’esercito è l’unica istituzione di cui si fidano gli abitanti di quel Paese. La polizia, gli amministratori, gli uomini politici sono tutti troppo evidentemente corrotti per meritare la fiducia di qualcuno. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 12/6/2009]
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