Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Un Trump moderato per il discorso sullo Stato dell’Unione
Centoquaranta minuti, 5.200 parole in tutto: tanto è durato il discorso sullo Stato dell’Unione che Trump ha tenuto nella notte italiana tra martedì e mercoledì.
• Che cos’è il discorso sullo Stato dell’Unione?
È quello che, in base a quanto prescrive la Costituzione, il presidente degli Stati Uniti deve pronunciare ogni anno di fronte alle camere riunite. Non si tratta di un semplice bilancio: il capo dello Stato deve descrivere le condizioni in cui, secondo lui, si trova il Paese e che cosa intende fare per migliorarle. La cerimonia si svolge a Capitol Hill, a Washington, davanti ai parlamentari, ai membri del governo, ai giudici della Corte Suprema. Nell’occasione il discorso di Trump è stato il terzo più lungo di sempre. Il presidente si è limitato a leggere il gobbo elettronico, senza mai lasciarsi andare a divagazioni. «Niente urla, niente citazioni del “terrorismo islamico” o della “rete di banditi selvaggi”», ha scritto il Washington Post, «L’uomo arrivato al potere con una retorica aggressiva sembrava fosse stato sedato da un caldo bicchiere di latte». Concetti centrali: l’ottimismo, la forza e l’orgoglio del popolo americano. Non sono mancati i toni lirici: «Questo è il nostro nuovo “American moment”. Non c’è mai stato un tempo migliore per cominciare a vivere il sogno americano. Così dico a ogni cittadino che sta guardando la tv: non importa chi tu sia stato finora o dove tu viva. Questo è il tuo momento». Cravatta azzurra e abito scuro, il presidente si è concesso lunghe pause e ha indugiato a ogni riga per permettere ai repubblicani d’applaudirlo. E spesso si è applaudito da solo. Com’era scontato, ha elencato tutte le missioni compiute e i record battuti nel primo anno della sua amministrazione. In sostanza, poche sorprese e due proposte concrete ai democratici.
• Quali sono queste proposte?
Sulle infrastrutture e sull’immigrazione. Per prima cosa, Trump ha chiesto al Congresso una legge che smuova investimenti per 1.500 miliardi di dollari in infrastrutture, grazie a fondi pubblici ma in partnership con autorità locali e con privati. «L’America è un paese di costruttori. Abbiamo costruito l’Empire State Building in un solo anno. È una disgrazia che ora servano dieci anni per ottenere un permesso minore per una semplice strada». Mentre sull’immigrazione ha ribadito di voler offrire la cittadinanza a 1,8 milioni di dreamers, ossia gli immigrati illegali portati negli Usa dai genitori quando erano bambini. In cambio chiede però la costruzione del muro lungo il confine con Messico, un’opera che costerà non 18.5 miliardi, come era sembrato in un primo momento, ma 25 miliardi di dollari. Ha dedicato solo una piccola parte del suo discorso alla politica estera, rivendicato i successi ottenuti contro l’Isis («abbiamo liberato quasi il 100% del territorio un tempo catturato da questi assassini in Iraq e Siria») e annunciatoo la decisione di tenere aperta la prigione di Guantanamo, che Obama aveva tentato senza successo di chiudere del tutto. Ha poi ricordato la minaccia nucleare che proviene dalla Corea del Nord e ha citato Otto Warmbier, lo studente americano morto dopo essere stato arrestato proprio dal regime di Pyongyang, i cui genitori erano in aula. Ma il momento più commovente della serata è stato quello in cui tutti i presenti si sono alzati per applaudire Ji Seon-ho.
• Chi è questo Ji?
Un norcoreano di 35 anni, scappato 12 anni fa dal suo paese. La sua è una storia incredibile: negli anni ’90, mentre in Corea del Nord una terribile carestia sterminava migliaia di persone, Ji, come molti, si era ridotto a rubare carbone per rivenderlo al mercato nero. Ma un giorno del 1996, durate un furto, un treno gli tranciò una gamba, che gli venne poi amputata del tutto. Passò anni senza cure adeguate e vivendo di stenti finché riuscì a raggiungere la Corea del Sud, dove finalmente ottenne una protesi per la gamba. Dopo essersi ripreso, ha fondato il gruppo Now che aiuta i profughi nordcoreani. Ieri, quando ha ricevuto il tributo del Congresso americano, Ji si è alzato in piedi salutando con le vecchie stampelle in legno che aveva riportato dalla Corea del Nord.
• E Melania c’era?
Certamente, non s’era fatta vedere a Davos, ma stavolta non poteva mancare. È arrivata a Capitol Hill da sola, senza accompagnare il marito. Si dice che sia furiosa per le rivelazioni sulla relazione che Donald avrebbe avuto con la pornostar Stormy Daniels nel 2006, mentre Melania era incinta di Barron. Il Wall Street Journal ha scritto che l’avvocato di Trump all’epoca avrebbe pagato 130.000 dollari alla donna per starsene zitta. Ieri la First Lady è apparsa tuttavia radiosa, in uno splendido abito bianco.
• In definitiva, questo Trump così moderato è sincero?
Chi sa. Ci si chiede quando arriverà la prossima sfuriata o il prossimo, magari apparente, colpo di testa. E poi, come ha notato sul Post Francesco Costa, pur restando sobrio nei toni e in gran parte dei contenuti, ha messo in fila un gran numero di bugie: ha detto che gli Stati Uniti sono un paese esportatore di energia (falso), che gli stipendi hanno finalmente ripreso a salire (falso, salivano già), ha detto che la sua riforma fiscale ha portato ai tagli più radicali di sempre (falso) e a «migliaia e migliaia di dollari di bonus per ogni lavoratore» (falso). È un fatto però che, stando ai sondaggi della Cnn, il 48% degli spettatori ha «reagito molto positivamente» al discorso e il 62% pensa che «il Paese si stia muovendo nella giusta direzione».
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