30 giugno 2011
Tags : Massimo Cruciani
Biografia di Massimo Cruciani
• Roma 15 agosto 1948. Grossista di frutta (negozio in via Portuense 717), il 1 marzo 1980 con la sua autodenuncia fece scoppiare insieme al ristoratore Alvaro Trinca lo scandalo del “calcioscommesse”.
• Il 1 marzo 1980 il penalista Goffredo Giorgi presentò all’ufficio denunce della Procura di Roma l’esposto di Cruciani e Trinca. amici di alcuni giocatori e raccoglitori di fortissime giocate al totonero: i due chiedevano giustizia perché il mancato rispetto di alcune promesse non aveva fatto finire le partite come preventivato costringendoli ad accumulare ingenti debiti con gli allibratori. Scrisse Trinca in un memoriale pubblicato sull’Espresso nell’aprile 1980: «[...] Fui io a convincere Massimo Cruciani (un amico che era il fornitore di frutta del mio ristorante, con lui dividevo molte delle mie conoscenze sportive) a percorrere la mia stessa strada: qualche tempo dopo anche lui cominciò a scommettere. [...]». Il 4 marzo 1980 l’ex giallorosso Carlo Petrini, uno dei sei giocatori del Bologna denunciati, ammise di conoscere Cruciani: «Tutti quelli della Lazio e della Roma lo conoscono perché Cruciani è uno di quei personaggi che cercano amicizie fra i giocatori» (e. m., Sta. 5/3/1980).
• Trinca fu arrestato il 9 marzo, Cruciani si costituì il 12 (tornarono in libertà il 31 marzo), il 23 marzo (al termine delle partite) furono messe le manette a 12 giocatori (11 “catturati” negli spogliatoi”) e al presidente del Milan Felice Colombo (tutti liberati il 3 aprile). Durante la permanenza in carcere, Cruciani raccontò tra l’altro: «Il sabato precedente Bologna-Juventus Petrini mi telefonò e mi disse di puntare per conto suo e dei compagni di squadra quanto più potevo sul pareggio. Egli, Savoldi, e Colomba, coi quali parlai al telefono, oltre che Paris, mi riferirono che vi era un accordo fra le due società del quale erano a conoscenza giocatori, allenatori e dirigenti, per un risultato di parità». Tutti gli interessati smentirono Cruciani, il quale disse di aver registrato la telefonata ma di aver distrutto il nastro «perché mio padre lo aveva fatto ascoltare al giudice sportivo De Biase e credevo sarebbero sorte complicazioni» (Sta. 27/4/1980). La partita (13 gennaio 1980) era finita 1-1, decisiva un’autorete di Brio al 69’. Il 24 maggio 1980 Cruciani non si presentò alll’udienza del processo sportivo presso la federcalcio in cui avrebbe dovuto testimoniare su tre partite tra le quali Bologna-Juventus. Scrisse il giorno dopo il “Corriere della Sera”: «C’è un nuovo giallo che ha per protagonista Massimo Cruciani, uno dei due accusatori romani, la cui deposizione nella prima parte del processo ha compromesso la posizione di Paolo Rossi, squalificato per tre anni. Risulta che, nella notte fra venerdì e sabato, Cruciani avrebbe pernottato in un albergo del centro di Milano. Cruciani, quindi, sarebbe giunto da Roma a Milano per deporre davanti alla Commissione disciplinare relativamente alle tre partite in discussione, ma avrebbe poi cambiato sorprendentemente idea, decidendo di rientrare a Roma senza presentarsi nell’aula del tribunale calcistico. Aumentano quindi i sospetti su questa improvvisa defezione dell’amico di Alvaro Trinca, il quale proprio davanti alla Commissione disciplinare ha ironizzato pesantemente sull’assenza di Cruciani». Il 26 maggio la Juve fu assolta. Petrini ha raccontato la sua versione dei fatti nel libro Nel fango del dio pallone (Kaos Edizioni)
• Il 2 dicembre 1980 a Roma, in una sosta del processo scommesse in corso nella palestra del Foro Italico, Cruciani fu protagonista di una zuffa con l’ex “compare” Fabrizio Corti e il fratello di questi. Mentre si stava recando al bar, il fruttivendolo non reagì all’insulto «perditore», al che il rivale gettò a terra una moneta e gli disse: «Quando ti arresteranno per estorsione? Questi devi raccogliere di soldi». Qundi, dopo un’offesa a mamma Cruciani, Corti incalzò: «Quando ti deciderai a tirare in ballo Negrisolo?» (Piergiorgio, ex portiere della Roma, ndr) ricevendo per risposta «Chi, quello che frequentava tua moglie?». A quel punto i fratelli Corti gettarono a terra Cruciani e lo colpirono ripetutamente con calci alle gambe e al torace. Due giorni prima Cruciani aveva raccontato in tribunale: «I pagamenti agli allibratori li ho sempre effettuati attraverso Corti» (Mario Bianchini, Sta. 3/12/1980). Il 21 dicembre del 1980 la quinta sezione del Tribunale penale di Roma assolse tutti e 38 gli imputati (35 tesserati della federazione e tre scommettitori, Trinca, Cruciani e l’amico Cesare Bartolucci) in quanto non fu riconosciuta la truffa ai danni di chi aveva scommesso (La Gazzetta dello Sport - 110 anni di gloria, volume 17, 1980-1981).