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Una lettera di Einstein venduta per quasi tre milioni. Macron cede ai gilet gialli. Haftar a Roma
Buste paga
La lettera del 3 gennaio 1954, in cui Einstein scrive: «Per me la parola “Dio” non è altro che l’espressione e il risultato della debolezza umana» (su cui vedi anche Anteprima di ieri), è stata venduta da Christie’s a New York per 2 milioni e 892.500 dollari. La valutazione iniziale era stata di un milione, un milione e mezzo di dollari. La lettera era indirizzata a Eric Gutkind, autore del libro Choose Life: The Biblical Call to Revolt. Einstein l’aveva letto e lo bocciava senza appello: «Per me la religione ebraica nella sua versione originale è, come tutte le altre religioni, un’incarnazione di superstizioni primitive. E la comunità ebraica, di cui faccio parte con piacere e alla cui mentalità sono profondamente ancorato, per me non ha alcun tipo di dignità differente dalle altre comunità. Sulla base della mia esperienza posso dire che gli ebrei non sono meglio degli altri gruppi umani, anche se la mancanza di potere evita loro di commettere le azioni peggiori. In ogni caso non sono in grado di distinguere alcun “eletto” tra loro». La Lettera su Dio conferma il crescente valore di mercato dell’epistolario di Einstein. Fino a qualche anno fa era di proprietà della famiglia Gutkind. Nel 2009 passò di mano per la prima volta in un’asta per 400 mila dollari. Ora vale sette volte tanto. L’anno scorso a Gerusalemme fu venduta per 1,56 milioni un’altra sua nota: “Una vita tranquilla e umile porta più felicità che l’inseguimento del successo e l’affanno senza tregue che ne è connesso”». [Sarcina, CdS].
Il governo francese cede ai gilet gialli
Dopo settimane di proteste e violenze da parte dei gilet gialli, il primo ministro francese Edouard Philippe ha annunciato una moratoria di sei mesi sull’aumento delle tasse sui carburanti. «Nessuna tassa merita di mettere in pericolo l’unità della nazione», ha detto Philippe aggiungendo che le tariffe di elettricità e gas non aumenteranno questo inverno. Misure non considerate sufficienti dai gilet gialli che continueranno a protestare, già sabato a Parigi. «Proseguiremo fin quando non ci sarà un vero cambiamento» ha detto Eric Drouet, uno dei leader del movimento.
«La mossa di Philippe resta un azzardo. Quel che muove la piazza francese - come ha detto lui stesso - viene del resto da lontano: è una sfiducia complessiva, persino sana se fosse bene intesa e ben manifestata, verso quei gruppi che si propongono come “élites”. Al punto che ci si può chiedere - e l’economista francese Olivier Blanchard, per esempio, lo ha fatto - se il tema di fondo sia davvero solo economico o se l’economia sia soltanto la più acuta delle sue manifestazioni» [Sorrentino, Sole]. Le Parisien ha calcolato che le misure annunciate ieri costeranno allo Stato francese due miliardi di euro.
Haftar è a Roma per trattare con Conte
«Il generale Khalifa Haftar è a Roma. Dopo venti giorni dalla Conferenza di Palermo sulla Libia, dove il feldmaresciallo ha avuto un ruolo da protagonista, ieri sera è arrivato nella Capitale per due visite molto riservate. Oggi incontrerà David Robinson, ambasciatore americano a Tunisi con delega sul dossier libico. E domani dovrebbe andare dal premier Giuseppe Conte, con il quale, quasi certamente, discuterà anche della questione migranti. Il suo ritorno in Italia conferma quanto importante sia in questo momento la posizione del nostro paese rispetto alla stabilizzazione della Libia, soprattutto mentre la Francia, altro contendente in territorio africano, deve fare i conti con una situazione interna molto difficile». Il viaggio del generale conferma l’impressione che Al Serraj, il premier di Tripoli, sia indebolito, anche per la vicinanza che il governo giallo-verde ha manifestato nei confronti di Haftar, rovesciando l’atteggiamento dei governi italiani precedenti. Haftar doveva incontrare Al Serraj ad Amman, ma ha fatto in modo che l’incontro saltasse [Mangani, Mess].
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