Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Testare i gas di scarico su giovani volontari. Volkswagen di nuovo nei guai
I tedeschi sono di nuovo nei guai per uno scandalo che riguarda il mondo delle auto.
• Bene, non dovrei dirlo, ma a sentir parlar male dei tedeschi provo un certo gusto segreto...
Il fatto è questo: un’inchiesta pubblicata giovedì scorso dal New York Times ha svelato che un gruppo di ricerca europeo dal nome complicatissimo (l’European research group on environment and health in the transport sector, sigla Eugt) finanziato da Volkswagen, Daimler e Bmw, avrebbe effettuato test sui gas di scarico dei motori diesel usando come cavie delle scimmie. La storia risale al 2014, quando dieci esemplari di scimmie giavanesi sarebbero stati condotti in un laboratorio di Albuquerque, in New Mexico, rinchiusi in una gabbia di vetro e, sistemati davanti a una tv che proiettava cartoni animati, sottoposti all’emissione di gas di scarico per circa quattro ore. Lo scopo del test era avere prove concrete che smentissero l’Organizzazione mondiale della sanità secondo la quale le emissioni dei motori diesel erano cancerogene. Le scimmie in questione sarebbero sopravvissute, anche se non sappiamo in quali condizioni. A questa storia, già di per sé riprovevole, i media tedeschi ieri hanno aggiunto un tassello ancora più riprovevole.
• Quale?
I gas di scarico sarebbero stati provati anche su cavie umane, «un breve studio di inalazione con ossido d’azoto su persone sane». In un laboratorio del Policlinico universitario Rwth di Aquisgrana fu fatto inalare biossido di azoto, in diverse concentrazioni e per diverse ore, a 25 volontari: tre ore al giorno, per quattro settimane consecutive. Secondo l’Eugt non fu rilevato alcun effetto nocivo. Anche qui si voleva dimostrare che, con il progresso tecnico, le emissioni dei motori Diesel non avevano conseguenze importanti sulla salute dei cittadini. Come si scoprì in seguito, però, i dati sulle emissioni dei motori diesel Volkswagen durante i test erano truccati.
• Come si sono difese le case automobilistiche in questione?
Daimler ha respinto le accuse, sostenendo di «non aver avuto alcuna influenza sugli esperimenti» e Bmw ha negato di aver mai partecipato allo studio con cavie umane. Quelli della Volkswagen invece hanno chiesto scusa, ricordando però che l’Eugt non esiste più dallo scorso 30 giugno: «Faremo tutto il possibile perché vi sia un’indagine completa sulle procedure». Si è fatta sentire subito Angela Merkel che ha detto che «questi esperimenti sulle scimmie o sugli umani non sono giustificabili in nessun modo». Il governo tedesco ha convocato un incontro speciale con le case automobilistiche. «Questo danneggia ancora una volta la fiducia nell’industria dell’auto», ha affermato il ministro dei Trasporti Christian Schmidt.
• «È roba tedesca, ci si può fidare», ripetevamo fino a pochi anni fa. Invece…
In effetti è un altro brutto colpo, dopo il dieselgate scoppiato nel 2015. Ricorderà: si scoprì che la Volkswagen aveva installato sulle sue automobili un software per truffare gli enti di controllo sulla quantità di emissioni prodotte dai suoi motori diesel. Queste centraline capivano quando la macchina era parcheggiata in laboratorio per il test e in quel caso rispondevano con i numeri giusti. L’International Council on Clean Treatment (Icct) li fregò andando a fare i test, invece che al chiuso, in strada. Circa 11 milioni di auto furono coinvolte, numerosi manager si dovettero dimettere e il danno economico fu pesante: finora Volkswagen ha dovuto sborsare 25 miliardi di euro, di cui circa 14 soltanto di risarcimento destinati ai suoi clienti americani e al governo degli Stati Uniti. E non è ancora finita.
• Immagino che Volkswagen ne sia uscita con i conti a pezzi.
Invece no. I numeri dicono che a due anni di distanza dal dieselgate, la casa tedesca è tornata a macinare utili, riconquistando il primo posto mondiale come gruppo automobilistico. Il Financial Times, in un lungo reportage pubblicato la scorsa settimana, ha sottolineato come lo scandalo delle emissioni abbia spinto il gruppo a intraprendere una serie di cambiamenti attesi da tempo. Il quotidiano inglese ha poi calcolato che, se lei avesse comprato azioni di Volkswagen subito prima dello scandalo, oggi avrebbe delle azioni cresciute del 10 per cento e con risultati migliori rispetto ad azioni di Daimler o Bmw. Ora bisognerà vedere che effetti avrà questo nuovo guaio. Di certo l’industria automobilistica è la più potente della Germania, protetta e coccolata dalla politica. Volkswagen, nello specifico, dipende direttamente dalla politica, essendo in parte di proprietà del Land (ovvero della regione) Bassa Sassonia. E non è la prima volta che viene a galla la scarsa etica dei manager a capo dei colossi tedeschi. In precedenza c’era stato uno scandalo su denaro, prostitute e alloggi in hotel di lusso. E all’inizio degli anni ’90 si venne a sapere che vent’anni prima diverse case tedesche avevano usato nei crash test cadaveri, anche di bambini, al posto dei manichini in modo da avere risultati più attendibili sugli impatti. Insomma la storia di oggi dei test su uomini e scimmie non deve sorprendere. Eppure Volkswagen continua a vendere più automobili dei suoi concorrenti, Toyota e General Motors su tutti. Anzi, sembra prendere forza dalle difficoltà.
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