Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’Spd dice sì al governo con Merkel
Bel congresso straordinario, a Bonn, dei socialdemocratici tedeschi, con discorsi appassionati di tutti, e delegati dell’opposizione in sala con i cappelli a punta dei nani di Walt Disney, dato che un politico della Csu - Alexander Dobrindt - aveva chiamato la loro opposizione alla linea di Schulz «rivolta dei nani».
• Si trattava, se non ricordo male, di dire di sì o di no all’intesa raggiunta una settimana fa dalla Merkel, da Schulz e dai bavaresi per una terza edizione della Grande Coalizione.
Grande coalizione o, alla tedesca, «Groko». Sì, si trattava di questo e gli oppositori all’intesa, che s’erano spinti fino al punto di chiamare «tradimento» il nuovo matrimonio con Angela e far temere una scissione, alla vigilia erano apparsi molto agguerriti, al punto che l’intesa era data parecchio in pericolo. Invece i delegati, alla fine, hanno approvato, sia pure con un margine non ampio: 362 sì su 642 votanti.
• Come ha fatto il segretario Schulz a convincerli?
Argomenti di programma, ma anche considerazioni di politica generale. Programma: si tratta - ha detto Schulz, ammettendo pure di aver ricevuto, sabato, una telefonata da Macron - di costruire una Germania europea insieme con i francesi, di alzare le pensioni minime, di non mettere mai e poi mai un tetto al numero dei migranti da accogliere, di pareggiare i contributi sanitari tra padronato e lavoratori, di abolire il contributo di solidarietà per i meno abbienti. Il discorso di politica generale l’ha fatto Malu Dreyer, governatrice della Renania-Palatinato e avversaria di Schulz dentro il partito, ma in questo caso decisamente a fianco del segretario con il suo sì molto convinto. Ha detto: se non si fa l’accordo, si torna a votare e se si torna a votare perdiamo altri voti e altri seggi. I sondaggi dicono che già a questo punto i socialdemocratici, scesi lo scorso settembre al risultato più basso della loro storia (il 20%), perderebbero, se si votasse adesso, altri due punti. Dopo l’approvazion socialdemocratica, si aprono le trattative vere e proprie, e poi vi sarà il referendum tra gli iscritti della Spd. Merkel concederà ancora qualcosa a sinistra per non correre troppi rischi.
• Abbiamo assistito a uno spettacolo che ci riguarda? A partire dal 5 marzo vedremo trattative estenuanti come queste e ripensamenti altrettanto clamorosi?
Lei dice «ripensamenti» perché pensa al particolare che Schulz, in campagna elettorale e ancora subito dopo il voto, aveva escluso ogni nuova intesa con la Merkel e annunciato il passaggio dell’Spd all’opposizione. Poi, fallite le trattative tra la Kanzlerin, i liberali e i Verdi, e richiamato a un senso di responsabilità dal presidente della repubblica, s’è rimangiato la parola e andrà al governo. Chi potrebbe essere lo Schulz nostrano, cioè colui che dopo il 4 marzo potrebbe essere costretto a fare il contrario di quello che dice adesso?
• Chi?
Forse Salvini. Se il centrodestra non arriverà alla maggioranza assoluta, Berlusconi spingerà per un governo con il Pd e Grillo all’opposizione. In quel caso, Salvini potrebbe ottenere la testa di Renzi con una certa facilità, ma dovrebbe comunque ingoiare l’alleanza col Pd, che oggi nega come possibile. La Lega potrebbe rompere con Berlusconi e mettersi con i cinquestelle? E se i voti non bastassero cooptare D’Alema?
• Mamma mia.
Un’altra possibilità è l’ennesimo governo tecnico. Constatata l’impossibilità di un governo politico, ed essendo passata l’estate, e dovendosi approvare una finanziaria di qualche tipo prima di vedere lo spread schizzare a livelli 2011 (a quell’epoca dovremmo già essere intorno ai 250 punti), non potendosi mettere in piedi un esecutivo super partes con Gentiloni, dato che Gentiloni, benché tanto garbato, è sempre un politico, oltre tutto marchiato Pd e marchiato anche renziano, ecco che Mattarella cerca e trova una figura istituzionale, che tranquillizzi l’Europa. Draghi non può essere perché il suo mandato scade nel 2019 e non pare che il nostro uomo intenda lasciare Francoforte. Padoan è ormai un politico, si candida pure a Siema col Pd. Cottarelli? Torna Monti che abbiamo riletto con piacere ieri sul Corriere della Sera? Mattarella tiene nascosto nel cilindro un nome forte, magari di una donna? Il presidente, dietro il suo apparente grigiore, ha immaginazione. Lo dimostra la scelta di Liliana Segre come senatore a vita, una scelta che rintuzza bene tutte le civetterie col fascismo in circolazione. Insomma: se i tedeschi si sono dimostrati capaci di fare le giravolte, figuriamoci gli italiani.
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