
Nel 1928 Umberto Nobile, ai comandi del dirigibile Italia, tornò al Polo Nord con una spedizione tutta italiana, due anni dopo averlo trasvolato a bordo del Norge, anche questo progettato da lui, in una spedizione guidata da Roald Amundsen. L’impresa fu funestata da un terribile incidente, le cui cause – a parte le condizioni meteorologiche estreme – non sono mai state chiarite. Nel viaggio di ritorno dopo aver raggiunto il Polo, il 25 maggio, l’Italia perse quota e urtò con la cabina di comando la superficie ghiacciata: dieci uomini, tra i quali Nobile e un membro dell’equipaggio che morì all’istante, vennero sbalzati a terra, gli altri sei rimasero prigionieri dell’involucro del dirigibile che riprese quota e scomparve. Per salvare i sopravvissuti si mobilitarono piloti, marinai ed esploratori di diversi paesi: alcuni, come lo stesso Amundsen, morirono durante le ricerche. I naufraghi resistettero con mezzi di fortuna sul pack per 49 giorni (solo il meteorologo svedese Finn Malmgren morì). Nobile, nonostante le sue resistenze, fu tratto in salvo prima, il 23 giugno, e ciò fu fonte di critiche e polemiche: l’Italia fascista lo condannò senza appello.