Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Vertice straordinario, oggi, a Bruxelles: il commissario all’immigrazione Dimitri Avramopoulos ha invitato i rappresentanti di Svezia, Danimarca e Germania a spiegare le ultime decisioni prese, decisioni che molti hanno definito «la morte di Schengen».
• Di che si tratta?
Quando si dice “Schengen”, si allude a quel trattato in forza del quale possiamo andare in Francia o in Spagna liberamente. Si tratterebbe dell’Europa senza frontiere, uno dei risultati più importanti del processo di unificazione europea. Schengen, rendendo la circolazione più facile, rende anche più facile la vita dei clandestini che arrivano in un qualunque punto della Comunità e da lì possono poi muoversi fino alla mèta desiderata. La regola di Dublino dice che ha l’obbligo di occuparsi del migrante (identificarlo, e poi accoglierlo o respingerlo) il primo paese dove il migrante arriva. Senonché i paesi meridionali, in primis l’Italia, evitano l’identificazione, in modo da non risultare “primo paese”. E del resto il migrante punta di rado all’Italia, i suoi obiettivi sono i paesi nordici. Così l’anno scorso la Svezia, che non arriva a 10 milioni di abitanti, ha accolto 163 mila rifugiati, contro i 153.842 dell’Italia, che di abitanti ne ha però 60 milioni. È accaduto così che l’altro giorno gli svedesi hanno chiuso la frontiera con la Danimarca e i danesi quella con la Germania. Schengen non è ancora finita, ma ci manca poco.
• Che significa “chiuso”? Se mi metto in viaggio per Stoccolma non mi fanno entrare?
Significa che tutti quelli che si presentano alla frontiera devono esibire un documento. Lei, che immagino non sia clandestino, passa. Un siriano o un eritreo, no. Schengen prevede la possibilità che si ripristinino i controlli, in casi eccezionali e per periodi limitati, e infatti dopo il 13/11 Parigi ha ripristinato i controlli alle frontiere, causa terrorismo. Ma Svezia e Danimarca? La causa sarebbe appunto la pressione sempre più forte del flusso migratorio. Svedesi e danesi promettono che i controlli dureranno per un periodo limitato. Ma chissà. Gli scricchiolii dell’edificio europeo si sentono, eccome. L’Italia ha fatto sapere che sta pensando di ripristinare i controlli alla frontiera con la Slovenia.
• Perché?
Perché se è più difficile arrivare in Danimarca e Svezia, i migranti tenteranno di passare attraverso altri confini, e tra questi ci sono i confini italiani, sui quali infatti - fa sapere il ministero degli Interni - la pressione è parecchio aumentata. In particolare sul confine sloveno. Alfano sta pensando di ripristinare i controlli sul traffico terrestre e ferroviario e di lasciar libero quello aereo. «Una misura straordinaria ma che diventerà operativa qualora dovessero aumentare gli ingressi e soprattutto continuare a mancare quel clima di collaborazione che era stato invece promesso nel corso dell’estate». Infatti, la politica europea sull’immigrazione si può considerare ampiamente fallita. In base all’accordo siglato a settembre, per esempio, si sarebbero dovuti ricollocare 80 stranieri al giorno. In più di tre mesi, invece, ne sono stati sistemati 190 in tutto. E adesso le dico un paio di paradossi.
• Sentiamo.
Il ministero degli Interni, la Lega, Fratelli d’Italia, Grillo e non so chi altri sono preoccupatissimi per questa pressione dei disperati del Terzo Mondo. E però nel 2015 ci sono stati meno arrivi che nel 2014: 153.842 contro 170.100. Come se lo spiega?
• Beh, non me lo spiego.
Le dirò di più: noi siamo ossessionati dagli stranieri che arrivano e non ci siamo accorti degli stranieri che se ne vanno. Secondo l’Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) solo nel 2014 sono tornati a casa loro o, più spesso, si sono traferiti in un altro paese 300 mila stranieri. Il fenomeno è di sicuro continuato nel 2015, perché i dati Istat ci dicono che per la prima volta dal 1919 (fine della Grande Guerra) la popolazione italiana è diminuita, ed è diminuita costantemente, di un tanto al mese. Sicché lo scorso agosto eravamo 60.685.487 mentre a gennaio eravamo 60.795.612. Meno 110 mila. C’entrano le nascite, che continuano a diminuire, e le morti, che aumentano a un tasso sempre maggiore, ma c’entra soprattutto il riflusso migratorio, i migranti non mascherano più i nostri enormi problemi demografici: in Italia si nasce poco da almeno tre decenni, ma il buco nel numero degli abitanti è sempre stato compensato dagli arrivi degli stranieri. I numeri e la scienza, cioè, ci dicono che dovremmo piuttosto occuparci di come attirare stranieri e di come governarli in modo da farli diventare italiani. Ma chi si occupa da noi di numeri e di scienza?
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