Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il contingentamento dei tempi...
• Ecco, ecco, proprio qui la volevo. Il congin... il goncit... il tonc...
Il contingentamento dei tempi. “Contingentamento”: è una parola che risale agli anni Venti del Novecento e si adoperava nel linguaggio commerciale dello Stato, il quale aveva il potere, per esempio, di «contingentare le importazioni di carni» per un certo periodo. Cioè di limitarle, di regolarle. Allo stesso modo per i tempi: «contingento i tempi», cioè decido, o decidiamo, quanto può parlare ciascuno di noi, in modo da non farla troppo lunga. So perché le è venuta la fregola della parola «contingentamento». Dovrebbe accompagnarsi alla fregola per un’altra parola, «ostruzionismo».
• Quella però m’immagino già che cosa significa. «Ostruisco», cioè «mi oppongo», «ti impedisco», «ti ostacolo»...
È in ballo la riforma del Senato, che Renzi vuole ridotto di numero (100 senatori), depotenziato (non vota né la fiducia né la maggior parte delle leggi), non eletto dal popolo (i senatori sono scelti da e tra i consiglieri regionali, più un po’ di sindaci, più cinque nominati dal capo dello Stato). È una riforma costituzionale, ci vogliono quattro passaggi distanziati di tre mesi. Il primo passaggio è adesso al Senato. L’idea di Renzi ha un bel po’ di oppositori, gente che vuole i senatori eletti e non così inutili come sembrerebbero in base alla riforma. Questi oppositori sono oppositori dello specifico (cioè non gli piace questa riforma, ma su altre cose, magari, vanno d’accordo con Renzi) oppure oppositori in generale, gente che approfitta di ogni occasione per far la guerra a Renzi «politicamente», come si dice, e l’occasione sembra molto buona, perché al Senato la maggioranza per il nuovo Senato c’è, ma non è così forte, quindi l’incidente ci può scappare, e con l’incidente la festa di chi vede Renzi come il fumo negli occhi.
• Renzi ha detto che se non gli fanno passare la riforma del Senato, lui scioglie le camere.
Intanto le camere le scioglie Napolitano. E poi c’è un’altra questione: sarebbe buona educazione che sulle riforme costituzionali - e quella del Senato è una super riforma - il governo restasse fuori dalla porta, disinteressandosi quasi della materia. Dire «se non mi passate la riforma, andiamo al voto» è un po’ come porre la questione di fiducia, e su una legge come questa il governo, che è in ogni caso di parte, la fiducia non la può mettere. Quindi, anche se in politica è tutto ammesso, le pressioni di Renzi sull’assemblea, con relative minacce, sono un grave sfregio al galateo istituzionale.
• E però è vero che di questo passo non si va da nessuna parte, il Paese non funziona e a furia di galatei e minuetti non funzionerà mai.
Ed è vero pure questo. Tanto più vero perché gli oppositori di tutte le parti politiche - Minzolini con Mucchetti, quelli di Sel con Salvini - si sono messi a fare ostruzionismo, che significa: adottare tutte le pratiche parlamentari concesse per ritardare il più possibile questo primo sì alla riforma. Se gli oppositori riuscissero ad arrivare a settembre, si cadrebbe presto in zona finanziaria (legge di stabilità) e questo significherebbe finire in realtà a gennaio. E a gennaio, chissà? Intanto il Porcellum è sempre lì, oltre tutto dimagrito a proporzionale puro, cosa che piace assai a parecchi. Insomma, «ostruzionismo». E per fare l’ostruzionismo hanno per prima cosa presentato 7.850 emendamenti che, stampati, occupano due volumi di 842 e 868 pagine. Tre chili di carta. Di che emendamenti si tratta però? Nella stragrande maggioranza dei casi di emendamenti di questo tipo: «Il Senato è composto da 320 persone» seguito, dopo la bocciatura, da un altro emendamento che dice: «Il Senato è composto da 319 persone», il quale ne prepara uno successivo del tenore: «Il Senato è composto da 318 persone». Per ciascun emendamento di questo tipo si chiede di parlare, poi un altro membro del gruppo chiede di parlare in dissenso dal gruppo, poi si chiede la verifica del numero legale, oppure di votare per parti separate o anche di parlare ogni volta il più a lungo possibile, ed è la tattica classica che ci richiama ai tempi eroici dell’ostruzionismo radicale quando Marco Boato, recordman di questa strana disciplina sportiva, nel febbraio del 1981 parlò dalle otto di sera alle 14.20 del giorno successivo, senza mai sedersi e senza mai andare a fare la pipì.
• Ecco il contingentamento dei tempi.
Sì, è stato deciso ieri. La riforma sarà approvata entro l’8 luglio. Ciascun gruppo avrà a disposizione un tempo definito, esaurito il quale nessuno dei suoi membri potrà parlare a nessun titolo. Gli oppositori hanno gridato alla morte della democrazia e sono andati in corteo al Quirinale, dove però Napolitano li ha fatti ricevere da Donato Marra. Sono esagerazioni. Il contingentamento dei tempi è previsto dal regolamento del Senato, approvato a suo tempo a maggioranza, ed è stato deciso ieri dai capigruppo a maggioranza. Una sequenza di decisioni democratiche, a parte le questioni di galateo. Sarebbe una ben debole democrazia se bastasse questo a ucciderla.
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