Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è questa cosa del Veneto che non si sa come prendere, non si sa se si tratta di una buffonata oppure no.
• Quale cosa del Veneto?
Hanno fatto un referendum su Internet, attraverso il sito www.plebiscito.eu, chiedendo ai veneti di rispondere alla domanda: «Vuoi che il Veneto diventi una repubblica federale indipendente e sovrana?». Le operazioni di consultazione sono andate avanti dal 16 al 21 marzo. Gli organizzatori hanno chiuso la partita venerdì sera, e ieri hanno comunicato il risultato: voti validi 2 milioni e 360 mila; sì, 2 milioni 102 mila; no, 257 mila. Più del 90% a favore del distacco dall’Italia. Deve tener conto del fatto che il Veneto ha poco meno di cinque milioni di abitanti, compresi i lattanti. Ha votato cioè il 73% degli elettori. Con questi numeri il referendum avrebbe avuto valore giuridico in qualunque sistema.
• Se sono numeri veri.
Infatti, questo è il punto. Bisogna credergli? E però si potrebbe obiettare: perché non credergli? Come mai crediamo sempre ai numeri che ci dà Grillo, e sui quali abbiamo un controllo reale pari a zero, e facciamo spallucce davanti ai numeri di un altro referendum indetto attraverso la Rete da un soggetto diverso dal comico genovese. Si dirà: ma questi qui chi lo conosce? E però: come mai ci hanno creduto il “Times”, l’“Independent”, la Bbc, Russia Today, Al Jazeera, “The Australian”, che da giorni scrivono di questa cosa e hanno mandato a Treviso i loro inviati? Inoltre, sul sito plebiscito.eu c’è una lista di coordinatori con tanto di nomi, cognomi e numero di cellulare. Questa iniziativa non ha a che fare con la Lega, e questo la rende più credibile. Non abbiamo sempre detto che i problemi sollevati dal Carroccio in questi vent’anni sono reali? Il dinamismo del Nord schiacciato da uno Stato soffocante e guidato da gente che, mentre pretende di ridistribuire il reddito e diminuire le disuguaglianze, ingrassa se stesso e i suoi amici? Mettiamo la cosa in quest’altro modo: è credibile che la maggioranza dei veneti preferisca organizzarsi per conto suo e uscire dal sistema italiano?
• Sembra piuttosto credibile.
Le dò qualche numero relativo al residuo fiscale (la differenza tra quanto si versa e quanto si riceve), ho sotto mano i dati del triennio 2008-2010, un po’ vecchi, ma la situazione da allora non è cambiata. Allora: in questo periodo, mediamente, ogni veneto ha versato allo Stato italiano 14 mila euro di tasse, e ha ricevuto in cambio dallo Stato diecimila euro di trasferimenti. Lei sa come funziona lo Stato italiano: nessun comune, provincia o regione ha vera autonomia finanziaria (a parte le briciole delle addizionali, concesse comunque da Roma). Lo Stato raccoglie tutto il denaro reso disponibile da imposte, tasse e contributi e poi lo redistribuisce. In totale, la differenza tra quello che dànno e quello che ricevono Piemonte, Lombardia e Veneto è pari a meno 50 miliardi, che diventano meno 56 se ci si aggiunge l’Emilia Romagna. La perdita di credibilità della Lega, rivelatasi un partito magnaccione come gli altri, ha forse fatto dimenticare il problema. Ma sarebbe prudente non dimenticarlo.
• Chi sono gli organizzatori di questo referendum?
Il factotum di questa iniziativa si chiama Gianluca Busato, imprenditore, produce app per iPhone e iPad, è stato leghista, teorizza che se tutte le regioni italiane si rendessero indipendenti vedremmo un nuovo Rinascimento, alla cronista di Panorama che, credo con un groppo in gola, gli ha chiesto: «Resteremo amici?», Busato ha risposto: «Non solo amici! Partner». Ieri a Treviso, dove s’è celebrata la vittoria (facendo malamente il nome di Daniele Manin, che era invece convinto sostenitore dell’unità), Busato ha detto di puntare all’autonomia fiscale del Veneto, cioè non vuole più che il Veneto versi le sue tasse a Roma. E inoltre pretende il riconoscimento europeo del referendum. In effetti, il caso Crimea - e, prima, quello del Kosovo, del Sud Sudan, se vogliamo della Slovenia - mette un gigantesco punto interrogativo sugli attuali assetti del mondo. Come ci si potrà opporre alla volontà liberamente espressa di un popolo? Che accadrebbe se il governo italiano, con un atto di coraggio, chiedesse a tutte le Regioni italiane se vogliono restare unite o preferiscono andarsene per conto proprio?
• Questa è un’iniziativa che il governo italiano non prenderà mai.
Ieri, sul palco di Treviso, ha parlato anche il famoso Franco Rocchetta, fondatore della Liga Veneta, «la madre di tutte le Leghe». Rocchetta ha detto: «Stavolta non ci sono gli austriaci da cacciare, ma l’Italia tutta, uno Stato “stupratore, usurpatore, parassitario, fallimentare”». A questo proposito le segnalo che sono stanchi dell’Italia non solo gli abitanti delle regioni ricche, ma anche quelli delle regioni povere. Ha un grande successo su Internet la pagina Facebook del dentista cagliaritano Andrea Caruso, il quale vuole un referendum che sancisca il distacco della Sardegna dall’Italia e la sua adesione come 27° cantone alla Svizzera. Diecimila contatti, per ora, e un gran fermento pieno di entusiasmo. Gli svizzeri, sui loro giornali, ne hanno discusso parecchio. A quanto pare, ci starebbero.
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