Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Gira voce che il premio Nobel per la Pace potrebbe andare a Putin o a papa Francesco o a Edward Snowden o a Malala Youszaf, la giovane pakistana rimasta vittima di un grave attentato dei talebani per il suo impegno a favore dell’istruzione femminile.
• Certi nomi mi paiono pazzeschi. Putin Nobel per la Pace?
Ha più probabilità di vincere Putin che papa Francesco. I vecchi accademici che distribuiscono il premio sono profondamente anticattolici. Nel 2003 era dato per certo il riconoscimento a Giovanni Paolo II per il suo tentativo di impedire la guerra in Iraq. In favore del Papa c’era anche tutto un passato che aveva rivoluzionato la carta europea, senza Wojtyla - è chiaro - non sarebbe caduto il Muro, non sarebbe finita l’Unione sovietica e con l’Unione sovietica la guerra fredda. Ma all’ultimo, i giurati norvegesi gli preferirono Shirin Ebadi, iraniana, benemerita nella lotta per i diritti umani. Non vedo poi come Snowden, perseguitato dagli stessi svedesi per violenza carnale (è un processo ridicolo, come abbiamo mostrato altra volta), abbia contribuito al mantenimento della pace nel mondo. Per non parlare di Putin, la cui candidatura è stata presentata dai russi perché avrebbe impedito la distruzione di Damasco. Il Nobel per la Pace a Putin toglierebbe definitivamente credibilità a quel premio già molto discusso. Pensi che, pur avendolo candidato tante volte, il Nobel per la Pace non venne mai assegnato al Mahatma Gandhi.
• Per quale ragione, in ogni caso, sarebbe giustificato un Nobel per la Pace a papa Francesco?
In generale direi che tutto l’atteggiamento di Francesco invita alla pace, con quell’esaltazione della misericordia e della tenerezza, la propensione al sorriso, il calore e lo sforzo di comprensione per i peccatori del mondo, gli omosessuali, i divorziati, le ragazze madri. La piazza San Pietro piena di fedeli in festa è un aiuto alla pace. Il Vangelo non è il testo del perdono? E come può esservi pace se non ci si perdona uno con l’altro, se non si dimenticano i torti subìti e si ripara a quelli commessi? La pace è figlia della buona volontà. Tutte parole che hanno a che vedere con il Vangelo, con la Chiesa e con Francesco. Un Nobel a Francesco, se quelli di Oslo avessero il coraggio di darlo, aiuterebbe a sua volta la pace.
• Ieri il Papa s’è fatto intervistare da Ferruccio de Bortoli, il direttore del Corriere della Sera.
Una bellissima conversazione, come sempre quando il Papa parla con i giornalisti (e stavolta c’erano un mucchio di registratori ad evitare le imprecisioni e le forzature di Scalfari). Senta questa: «Mi piace stare tra la gente, insieme a chi soffre, andare nelle parrocchie. Non mi piacciono le interpretazioni ideologiche, una certa mitologia di papa Francesco. Quando si dice per esempio che esce di notte dal Vaticano per andare a dar da mangiare ai barboni in via Ottaviano. Non mi è mai venuto in mente. Sigmund Freud diceva, se non sbaglio, che in ogni idealizzazione c’è un’aggressione. Dipingere il Papa come una sorta di superman, una specie di star, mi pare offensivo. Il Papa è un uomo che ride, piange, dorme tranquillo e ha amici come tutti. Una persona normale». Come si potrebbe rintuzzare meglio la tanta arroganza in circolazione? Il Papa ha altre volte elogiato i nostri Promessi sposi e qui sembra davvero di sentire parlare il padre Cristoforo che sopporta le beffe dei commensali di don Rodrigo. Il padre Cristoforo che, ancora da laico, andò a pentirsi davanti ai parenti di colui che aveva trafitto. Beh, per quello che capisco, il papa Francesco è di quella pasta lì, la stessa del padre Cristoforo.
• C’è l’altro fatto, l’attenzione del Pontefice per i poveri.
Benché la Chiesa sia per tradizione amica dei poveri, l’insistenza con cui il Papa si proclama dalla parte degli ultimi (persino nell’abbigliamento) è un fatto rivoluzionario e, alla nostra sensibilità di uomini e donne immersi nel benessere, scandaloso. De Bortoli ha chiesto: «Santo Padre, l’attenzione alla povertà [...] è scambiata da alcuni osservatori come una professione di pauperismo. Il Vangelo non condanna il benessere. E Zaccheo era ricco e caritatevole». Francesco risponde: «Il Vangelo condanna il culto del benessere. [...] Gesù dice che non si possono servire due signori, Dio e la Ricchezza. E quando veniamo giudicati nel giudizio finale (Matteo , 25) conta la nostra vicinanza con la povertà. La povertà allontana dall’idolatria, apre le porte alla Provvidenza».
• Nell’intervista il Papa racconta anche di quella volta che perse la testa per una ragazza.
Sì. «In seminario una ragazza mi fece girare la testa per una settimana». E come finì, se non sono indiscreto?, chiede il direttore del Corriere. Il Papa risponde: «Erano cose da giovani. Ne parlai con il mio confessore».
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