Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Bisognerebbe capire quante sono le terre dei fuochi in Italia. Ieri la senatrice Elena Ferroni, del Movimento 5 Stelle, in margine all’arresto di Manlio Cerroni, detto il Supremo, padrone di Malagrotta e re delle discariche laziali, ha rivolto un’interpellanza a Letta, Orlando, Lorenzin e Zanonato, affinché si esamini il sottosuolo laziale e se ne verifichi lo stato. Vale a dire: potrebbe esistere una terra dei fuochi laziale (oltre alle aree del Basso Lazio di cui già si conosce il destino). C’è poi la faccenda di Brescia: nel sottopasso dove hanno infilato i binari della Tav ci sono centinaia di tonnellate di scorie, ficcate lì di nascosto da qualcuno.
• Ma esattamente che cosa s’intende per “Terra dei Fuochi”, scritto addirittura con la maiuscola come se fosse davvero un nome geografico?
Comuni di Qualiano, Giugliano, Orta di Atella, Caivano, Acerra, Nola, Marcianise, Succivo, Frattaminore, Frattamaggiore, Mondragone, Castelvolturno, Melito. Siamo tra Caserta e Napoli, a cui vanno aggiunte altre aree del Basso Lazio. In particolare, vanno a fuoco i tre milioni di metri quadrati dei Regi Lagni, Lo Uttaro, Masseria del Pozzo-Schiavi (nel Giuglianese) e il quartiere di Pianura di Napoli. Poi fortemente compromesse sono Succivo, Caivano, Acerra e Giugliano.
• Che significa “vanno a fuoco”?
Bisogna distinguere tra due tipi di inquinamento. Quello da interramento di rifiuti tossici. E quello da rogo: si portano in certi punti prestabiliti rifiuti industriali di vario tipo - pneumatici, pellami, scarti chimici - e gli si dà fuoco. Il sito si prepara di giorno, di notte si procede all’accensione del rogo. Tra le varie porcherie che i fumi irradiano c’è la diossina. Questi fuochi, ben visibili di notte (in una delle manifestazioni di protesta si sono spente tutte le luci dei paesi per far vedere meglio i falò), sono l’ultimo stadio di lavorazioni che avvengono totalmente in nero. Gli scarti di queste lavorazioni non potrebbero dunque in nessun caso essere smaltiti per la via legale, oltre tutto assai costosa. Secondo il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, un solo pneumatico su cinque, per esempio, viene smaltito secondo le regole. Tutto il resto alimenta i fuochi della Terra dei Fuochi. La sorveglianza s’è adesso fatta un po’ più stretta, ci sono state proteste colossali, madri in corteo che hanno inalberato le foto dei loro bambini morti di cancri rarissimi, e allora i padroni delle aziende fuori legge che cosa hanno fatto? Hanno imposto ai dipendenti, i quali non hanno altra possibilità di guadagno, di portarsi a casa un pochino di rifiuti, un pochino ciascuno, in modo che famiglia li smaltisca attraverso il ciclo normale della nettezza urbana. È dura averla vinta contro questi mascalzoni.
• Ho sentito però che adesso manderanno in zona i soldati.
Sì, c’è un parere favorevole del governo a una proposta del centro-destra. 850 soldati (cifra massima) e quattro elicotteri, al confine tra Napoli e Caserta, con funzioni di pubblica sicurezza. Parere che va inserito all’interno del decreto in discussione alla Camera, con relativi stanziamenti.
• Che stanziamenti? Che decreto?
Cinquanta milioni, messi sul tavolo grazie a un emendamento del Pd, per sottoporre a diagnosi preventiva gli abitanti della zona. Il decreto è quello dello scorso 3 dicembre. Stabilisce che accendere un rogo come quello della Terra dei Fuochi è un reato, e non più un’infrazione amministrativa. Cioè, chi fa questo va in galera: da due a cinque anni, che diventano da tre a sei se i rifiuti sono pericolosi, + un terzo se i rifiuti sono risultato di un’attività di impresa, + altri aumenti «se i fatti sono commessi in territori che siano o siano stati interessati da dichiarazioni di stato di emergenza nel settore dei rifiuti» (come la Campania). Molto importante anche la mappatura del territorio, in modo da distinguere bene le zone davvero inquinate da quelle che non producono frutti avvelenati. Secondo gli esperti, solo l’uno per cento di quell’area è avvelenato. Ma in queste condizioni è come se lo fosse tutta. Sa però dove mi cascano le braccia?
• Dove?
Quando leggo le modalità di attuazione, per esempio di questa mappatura. Devono occuparsene: il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), l’Istituto superiore di sanità e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale in Campania (Arpa Campania) i quali devono indagare secondo gli indirizzi comuni e le priorità definiti «con direttiva» dai ministeri delle Politiche agricole, dell’Ambiente e della Salute «d’intesa con il presidente della Regione Campania». Tutti questi soggetti dovrebbero portare a termine il lavoro entro trenta giorni! Scommettiamo che tra due anni saremo ancora al punto di prima?
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