Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
A tre giorni dall’apertura delle urne, una buona domanda potrebbe essere questa: come vedono all’estero le nostre faccende? Ci sono tre modi per farsene un’idea: partire dalla strana dichiarazione di Monti dell’altro giorno, secondo cui alla Merkel non piacerebbe un governo Bersani; soppesare un allarme lanciato da Standard and Poor’s; valutare con attenzione il crollo di Borsa di ieri.
• Il crollo di Borsa di ieri non è stato solo nostro, è stato generale.
Il giudizio generale dei mercati riguarda certi dati macroeconomici americani ed europei che non sono buoni. Poi c’è la divisione interna alla Fed, la Federal Reserve, cioè la Banca centrale americana, in cui s’è formato un partito contrario all’acquisto massiccio di titoli pubblici, cioè alla fabbricazione illimitata di liquidità con cui quel Paese ha creduto finora di cavarsela (resta sempre aperta la questione dell’indebitamento, cioè del famoso fiscal cliff). All’interno del crollo europeo, provocato dall’indice che segnala la redditività delle piccole e medie imprese (in sigla: Pmi) rimasto ampiamente sotto quota 50, c’è da registrare il fatto significativo che Milano ha perso un punto più delle altre capitali, segnando un deprimente -3,13%. Il significato di questo punto negativo in più è abbastanza chiaro: con le nostre elezioni non si sa come si andrà a finire e anzi, stando a una dichiarazione di un pezzo grosso di Standard & Poor’s, c’è da essere preoccupati. Controprova: lo spread è salito oltre i 290 punti base.
• Che cosa ha detto questo pezzo grosso di Standard eccetera?
Si tratta di Moritz Kraemer, managing director di quella dubbia istituzione. Dieci giorni fa gli abbiamo sentito dire che Italia e Spagna rischiano un ulteriore declassamento del debito. L’altro ieri ha rilasciato alle agenzie la seguente dichiarazione: «Riteniamo che esista il rischio che dopo le elezioni del 25 febbraio possa esserci una perdita di slancio sulle importanti riforme strutturali per migliorare le prospettive di crescita italiane». Seguiva la solita analisi: pareggio al Senato, necessità di un accordo con Monti o forse addirittura con Berlusconi. Mentre ci domandiamo perché l’esponente di un agenzia di rating – dunque in qualche modo un arbitro – decida di scendere in campo come giocatore e tentare di influenzare il voto con i suoi pronostici, avvertiamo però che nelle istituzioni finanziarie estere c’è effettivamente una notevole preoccupazione. Si sa di fondi stranieri che hanno commissionato sondaggi per decidere come posizionarsi sull’Italia. Di questi sondaggi abbiamo qualche sentore anche noi, ma, come sa, non possiamo dir niente pena il taglio delle mani da parte dell’Agcom.
• Della strana dichiarazione di Monti che mi dice?
S’è beccato una brutta smentita. Aveva detto: «La Merkel teme l’affermarsi di partiti di sinistra. Credo che non abbia nessuna voglia di vedere arrivare al governo il Pd, che è un partito della sinistra europea». La Merkel ha fatto rispondere al suo portavoce: «La Kanzlerin non si è espressa sulle elezioni italiane e non lo ha fatto neanche in passato». Bersani è stato a suo tempo in Germania e ha incontrato Wolfgang Schäuble, il ministro delle Finanze. Avrebbe avuto ampie assicurazioni sul «nulla osta» di Berlino a un governo del Pd. Certo, come già Obama, anche i tedeschi hanno fatto capire molte volte che una presenza di Monti nell’esecutivo sarebbe molto rassicurante. Grillo dice che questo affannarsi generale intorno a Monti dipende dal fatto che Monti garantisce agli stranieri la restituzione dei molti soldi che hanno investito sull’Italia. Nell’opuscolo scritto con Fo e Casaleggio, leggiamo a un certo punto queste parole: «La sola cosa importante per la Francia e la Germania è non perdere quanto investito, gli italiani in pratica si stanno dissanguando per ricomprare il loro debito. Quando Francia e Germania avranno ripreso la maggior parte del credito maturato (in poco più di un anno hanno già recuperato il 35% del totale), si disinteresseranno di noi e non ci sarà più la minaccia dello spread».
• Non sarà che quella dichiarazione di Monti è la reazione a sondaggi funesti? Gira con insistenza la voce che Grillo arriverà primo e che Monti non prenderà il 10% e non entrerà in Parlamento.
Sono voci su cui al momento non ci sono riscontri pubblicabili. Certo oggi pomeriggio a Roma, per la chiusura di Grillo dovrebbe esserci tanta gente.
• Ma è vero che potrebbero esserci problemi per andare ai seggi causa maltempo?
Si vota in pieno inverno, per la prima volta nella storia repubblicana e le previsioni per domenica e lunedì sono in linea con la stagione: ci sarà maltempo quasi ovunque. Per questo il Viminale ha mobilitato i prefetti per invitarli ad assicurare il regolare afflusso ai seggi. Dovrebbe, quindi, esserci «massima attenzione» alle condizioni delle strade ed al rischio di isolamento per frazioni o case. Del resto, sono tanti gli elettori anziani e che potrebbero incontrare difficoltà negli spostamenti.
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