Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
«Per amore dell’Italia si possono fare pazzie e cose sagge. Diciotto anni fa sono entrato in campo, una follia non priva di saggezza: ora preferisco fare un passo indietro per le stesse ragioni d’amore che mi spinsero a muovermi allora. Non ripresenterò la mia candidatura a premier». Comincia così il comunicato con cui Silvio Berlusconi rende ufficiale la sua decisione di ritirarsi.
• Non è la quarta volta che lo dice? Dobbiamo crederci o no?
Direi che questa è la volta definitiva. Non lo ha proclamato durante un’intervista, magari al telefono, ma con un comunicato ufficiale che campeggia nel sito del Popolo della Libertà. Annuncia infatti le primarie all’interno del centro-destra e suggerisce una data: il 16 dicembre.
• Non si ripresenterà neanche come deputato?
Pare di no. «Non ripresenterò la mia candidatura a Premier ma rimango a fianco dei più giovani che debbono giocare e fare gol. Ho ancora buoni muscoli e un pò di testa, ma quel che mi spetta è dare consigli, offrire memoria, raccontare e giudicare senza intrusività».
• E come si svolgeranno queste primarie? No, dico, visto il Quarantotto che sta succedendo nel centro-sinistra tra Renzi-Bersani-Vendola…
Il comunicato si limita a dire questo: «Con elezioni primarie aperte nel Popolo della Libertà sapremo entro dicembre chi sarà il mio successore, dopo una competizione serena e libera tra personalità diverse e idee diverse cementate da valori comuni. Il movimento fisserà la data in tempi ravvicinati (io suggerisco quella del 16 dicembre), saranno gli italiani che credono nell’individuo e nei suoi diritti naturali, nella libertà politica e civile di fronte allo Stato, ad aprire democraticamente una pagina nuova di una storia nuova, quella che abbiamo fatto insieme, uomini e donne, dal gennaio del 1994 ad oggi». Dobbiamo concedere in questo caso un po’ di retorica. Il testo infatti continua così: «Lo faranno con un’investitura dal basso nella quale ciascuno potrà riconoscere non solo i suoi sogni, come in passato, e le sue emozioni, ma anche e soprattutto le proprie scelte razionali, la rappresentanza di idee e interessi politici e sociali decisivi per riformare e cambiare un paese in crisi, ma straordinario per intelligenza e sensibilità alla storia, che ce la può fare, che può tornare a vincere la sua battaglia europea e occidentale contro le ambizioni smodate degli altri e contro i propri vizi».
• Come mai si ritira proprio adesso?
Saranno anche i sondaggi (tremendi), ma la motivazione ufficiale è la stessa dell’altra volta, agganciata anche a un importante riconoscimento nei confronti di Mario Monti. «Il presidente del Consiglio e i suoi collaboratori hanno fatto quel che hanno potuto, cioè molto, nella situazione istituzionale, parlamentare e politica interna, e nelle condizioni europee e mondiali in cui la nostra economia e la nostra società hanno dovuto affrontare la grande crisi finanziaria da debito. Sono stati commessi errori, alcuni riparabili a partire dalle correzioni alla legge di stabilità e ad alcune misure fiscali sbagliate, ma la direzione riformatrice e liberale è stata sostanzialmente chiara. E con il procedere dei fatti l’Italia si e’ messa all’opera per arginare con senso di responsabilità e coraggio le velleità neocoloniali che alcuni circoli europei coltivano a proposito di una ristrutturazione dei poteri nazionali nell’Unione Europea. Il nostro futuro è in una Unione più solida e interdipendente, in un libero mercato e in un libero commercio illuminato da regole comuni che vanno al di là dei confini nazionali, in una riaffermazione di sovranità che è tutt’uno con la sua ordinata condivisione secondo regole di parità e di equità fra nazioni e popoli». Poi l’allarme per il pericolo che vinca le prossime elezioni la sinistra: «Una coalizione di sinistra che vuole tornare indietro alle logiche di centralizzazione pianificatrice che hanno prodotto la montagna del debito pubblico e l’esplosione del paese corporativo e pigro che conosciamo, chiede di governare con uno stuolo di professionisti di partito educati e formati nelle vecchie ideologie egualitarie, solidariste e collettiviste del Novecento. Sta al Popolo della Libertà […] dare una seria e impegnativa battaglia per fermare questa deriva».
• Chi correrà per succedergli?
La Santanché s’è già fatta avanti. Naturalmente non potrà non scendere in campo il segretario Angelo Alfano. Tremonti? Casini? Giannino? Montezemolo? Montezemolo ha appena lasciato la presidenza di Italo e si accinge a uscire anche da Unicredit. Il sito del “Foglio”, che ieri ha dato la notizia in anticipo, ipotizza – e bisogna credergli – primarie interpartitiche, aperte dunque a tutti i moderati. Del resto, era proprio per facilitare l’unità di quest’area che l’altra volta il Cav aveva annunciato la sua uscita di scena. Unità difficile, diciamolo subito: Santanché non vuole più sentire parlare di Monti, Casini lavora esplicitamente solo per un Monti-bis.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 25 ottobre 2012]
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