Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La faccenda Formigoni sta così: sembra chiaro che il governatore della Lombardia è andato in vacanza a spese del carcerato Daccò. Quando diciamo “vacanza”, diciamo: yacht, Antille eccetera. È da dimostrare, invece – per quanto ne sappiamo finora -, che Daccò sia effettivamente riuscito, in cambio di questi buoni e costosi rapporti col governatore, a far pagare sollecitamente le aziende sanitarie creditrici della Regione, che si affidavano, compensando a loro volta Daccò, ai suoi buoni uffici per essere saldate prima di andare in bancarotta.
• La domanda è: corrotto o non corrotto?
La difesa di Formigoni, ieri, è stata affidata a questa dichiarazione, che vale la pena di riportare integralmente: «Se qualcuno dimostrasse che Daccò ha avuto un vantaggio dai rapporti con me mi assumerò le mie responsabilità e mi dimetterò. Per il resto, non mi metto a discutere e a contraddire una persona che è in carcere da oltre sei mesi e che ha tutto il diritto di difendersi. Si va in vacanza con un gruppo ampio, uno paga una cosa, uno paga un’altra e alla fine si conguaglia, ma non è stato sperperato neppure un euro di denaro pubblico e non c’è nessuna indagine a carico di Regione Lombardia. Non ci sono scandali nella sanità lombarda. Il San Raffaele è un’azienda privata e pagavamo all’ ospedale le sue prestazioni di altissima qualità. Se qualcuno ha compiuto malversazioni è un privato nei confronti di aziende private».
• Potrebbe avere ragione.
Certo. Bisogna resistere all’antipatia che ispira l’uomo. Potrebbe avere ragione. C’è però un “ma”: il giudizio sul piano penale è una cosa, il giudizio sul piano politico è un’altra. Le vacanze di Formigoni sullo yacht di Daccò potrebbero essere innocentissime, ma è politicamente opportuno che un governatore si faccia ospitare – e a caro prezzo – da un signore che traffica comunque con la Sanità e con i rimborsi regionali? Non dimentichiamo che Carlo Malinconico ha dovuto mollare la posizione di sottosegretario alla presidenza del Consiglio per una vacanza da cinquemila euro pagata da altri. La storia di Formigoni potrebbe essere penalmente irrilevante, e politicamente insostenibile. Aggiungo che uno può essere nello stesso tempo corrotto e ottimo governatore. La vita è una cosa difficile.
• Che dice Daccò?
«Da anni, da giugno a settembre lo yacht “Ad Maiora” è a disposizione di Formigoni... Il presidente è stato mio ospite per tre capodanni ai Caraibi, non mi ha restituito nulla...». A questa testimonianza si aggiunge quella del marinaio responsabile di “Ad maiora”: «Tutte le estati, da giugno a settembre lo yacht era messo nella disponibilità esclusiva del presidente della Regione Lombardia. Daccò usava l’altra barca, riservando Ad Maiora a Roberto Formigoni». Daccò, quando ha letto questa dichiarazione, ha detto che in realtà ogni tanto saliva sulla barca anche lui. «Però effettivamente, ogni anno, da giugno a settembre “Ad Maiora” è a disposizione di Formigoni».
• Costi?
Ha pagato la Eurosat Telecommunication, società irlandese di Saccò. 150 mila euro a stagione, senza contare il personale. Poi c’erano queste vacanze alle Antille. Daccò: «Formigoni è stato mio ospite in almeno tre capodanni alle Antille. Per il capodanno del 2010-2011 ho speso centomila euro per il noleggio di un jet privato». Sui diari di bordo del jet (di proprietà Mediaset) i nomi dei passeggeri di quei voli non ci sono.
• Naturalmente la Procura vorrà sapere perché il detenuto Daccò, chiuso nel carcere di Opera dallo scorso novembre, s’è sobbarcato tutte queste spese.
Sia Formigoni che Daccò (finora) dicono che si tratta di amicizia. Formigoni ha detto molte volte di aver contribuito alle spese, ma di non aver conservato le ricevute. Adesso Daccò, su questo punto, lo smentisce: ha pagato tutto lui. Nell’insieme, quello che emerge risulta piuttosto devastante sul piano politico, e non è felice, mediaticamente parlando, neanche la difesa di Formigoni, che si considera un perseguitato del quotidiano “la Repubblica” e fa sfoggio, come al solito, di una certa arroganza. Diciamo che i lussi che vengono fuori non sono in sintonia con l’epoca storica in cui ci troviamo. Le notizie che mettono in difficoltà Formigoni sono state riprese anche dal mensile “Tempi”, ciellino e teoricamente amico del governatore. Il rischio che oltre a votare in Sicilia, si debba eleggere presto un nuovo parlamento lombardo è piuttosto concreto. Per l’uomo forte del Pirellone sarebbe la fine di una carriera politica, stroncata prima di fare il tanto agognato balzo a livello nazionale.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 27 maggio 2012]