Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ieri i tre capi dei partiti che sostengono il governo – Alfano, Bersani e Casini – dovevano incontrarsi con Mario Monti, ma all’ultimo momento Angelino Alfano ha fatto sapere che non avrebbe partecipato e Monti ha rinviato il vertice al 21 marzo. Sempre ieri, Silvio Berlusconi, che doveva essere ospite di un Porta a porta da trasmettere in prima serata, ha chiamato Bruno Vespa e gli ha fatto sapere che era meglio di no. L’altro ha insistito, ma inutilmente: Berlusconi è rimasto a casa sua.
• Queste due notizie devono avere un significato importante. Quale però?
Cominciamo dal rifiuto di Alfano. Nel vertice con Monti si sarebbe dovuto parlare anche di giustizia e di Rai. Due temi molto sensibili per il Pdl. L’altro giorno la ministra della Giustizia, Paola Severino, ha incontrato Bersani e Casini, ma non Alfano, per discutere della legge anti-corruzione e della responsabilità civile dei magistrati. Alfano, molto risentito, ieri ha fatto sapere con una dichiarazione tra virgolette che i tecnici del Popolo della Libertà sono pronti a incontrare a loro volta la Severino. Tanto per ricordaglielo: il disegno di legge anticorruzione è stato presentato dal governo Berlusconi, Bersani vorrebbe modificarlo e il Pdl non è d’accordo. La responsabilità civile dei magistrati (se il giudice sbaglia, paga) è stata introdotta alla Camera con un emendamento leghista alla legge comunitaria. Il Pd è contrarissimo, il governo non è d’accordo ma il Pdl non sente ragioni. Su questo punto il rifiuto di ieri di Alfano ha un significato molto chiaro: i giudici devono rispondere di quello che fanno. L’altro capitolo sensibile riguarda la Rai. Monti vuole modificare il sistema di governo della Rai e il Pdl sostiene che non è materia da governo tecnico. Qui però è difficile mantenere lo status quo: il consiglio d’amministrazione scade adesso (non appena sarà approvato il bilancio), anche mantenendo gli stessi nomi di prima bisognerà comunque nominare un nuovo presidente (spetta al governo) e un nuovo rappresentante del Tesoro. Monti, con queste nomine, potrebbe fare maggioranza col centro-sinistra e mandare in minoranza il centro-destra. Un’ipotesi che, a quanto pare, fa impazzire Berlusconi.
• Il centro-destra in questo caso potrebbe far cadere il governo?
Nessuno può far cadere il governo. I sondaggi dicono che se si votasse adesso e corresse un “partito del Presidente”, cioè un partito di Monti, questo partito prenderebbe il 22% dei voti come minimo. I sondaggi dedicati al consenso raccolto da questo esecutivo dicono che il presidente del Consiglio è gradito al 59% degli italiani. Una percentuale enorme. Sull’altro lato l’apprezzamento verso i partiti è ridotto all’8%, cioè il 92% degli italiani non vuol più sentir parlare di Pdl, Pd, Terzo Polo e quant’altro. Il Pdl sta sotto al 20% dei consensi, il Pd è lacerato dalle sue molte anime, si avvertono segnali di sgretolamento anche intorno alla Lega, che all’inizio aveva tratto vantaggio dalla sua opposizione: l’affare delle tangenti in Lombardia, le dichiarazioni folli di Bossi e la guerra fratricida tra i barbari di Maroni e il cerchio magico e anche una prima consapevolezza dell’opera di risanamento portata avanti da questo governo stanno facendo scendere il consenso anche intorno al Carroccio. Quindi nessun partito, qualunque cosa dicano le solite dichiarazioni di giornata, può permettersi di far cadere Monti. L’elettorato lo farebbe a pezzi. E i segretari lo sanno. Il gesto di Alfano, che vuole riaffermare una specie di primato, è frutto soprattutto della disperazione. Per non dargli corda, comunque, Monti ha annullato il vertice e rinviato l’incontro al 21 marzo. Gli animi nel frattempo si saranno raffreddati (il premier ha comunque fatto sapere che nel vertice di ieri non si sarebbe discusso solo di giustizia e di Rai).
• A proposito di Rai, com’è finito il ricorso di Minzolini contro la Lei, per l’allontanamento dalla direzione del Tg1?
Proprio ieri il giudice, constatato che le parti non hanno raggiunto un accordo, si è riservato di decidere intorno alla richiesta di reintegro formulata da Minzolini. La pronuncia dovrebbe esserci ai primi della settimana prossima.
• Vediamo adesso come dobbiamo interpretare la rinuncia a Porta a porta da parte di Berlusconi.
Bruno Vespa aveva pensato di invitare Berlusconi ieri sera e Bersani il 21. Il significato implicito di questa accoppiata sarebbe stato incontrovertibile: il capo del Pdl è sempre Berlusconi, Angelino Alfano, con tutta la sua qualifica di segretario, conta poco o niente. L’altro giorno Berlusconi aveva detto che Alfano non avrebbe mai potuto essere il leader del centro-destra, «gli manca quel quid». Il giorno dopo, di fronte a reazioni stupite, addolorate o indignate, aveva fatto marcia indietro e dichiarato che «Angelino se li mangia tutti». L’andata da Vespa avrebbe aggravato il problema dello status reale di Alfano. Di qui la rinuncia, comunicata oltre tutto pochi minuti prima della registrazione. Si dice che il Cav sia stato convinto da telefonate allarmate di membri autorevoli del suo partito.
• Lo dice come se non ci credesse.
Berlusconi ha deciso di scendere nuovamente in campo e di manovrare con le pedine che ha a disposizione: comunque un partito da 20%, comunque un seguito forte nel Paese. Non può più puntare su Palazzo Chigi, ma, sostenendo Monti, perché non tentare di prendersi il Quirinale? E, in ogni caso: perché rinunciare a un ruolo da protagonista che, nello sfacelo generale dei partiti come li conosciamo, sembrerebbe piuttosto a portata di mano?
[Giorgio Dell’Arti, 8 marzo 2012]