Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Oggi due notizie su alluvioni e catastrofi varie. Prima notizia: Berlusconi ha fatto sapere che sono stati trovati 300 milioni da girare subito alle popolazioni del Veneto disastrate dalla pioggia. Tremonti – raggiunto dai cronisti che volevano esser certi della cosa – ha confermato: questi soldi ci sono, saranno presi da un fondo speciale dedicato alle spese impreviste, a cui si accede senza alcuna formalità burocratica. Inoltre L’Abi (l’Associazione della banche) ha anche detto di essere impegnata a sospendere i pagamenti delle rate dei mutui e a stanziare 700 milioni per il credito a favore delle aziende della Regione.
• La seconda notizia?
La seconda notizia è che Bertolaso, capo finora della Protezione civile, da oggi è in pensione e bisogna rendergli, come minimo, l’onore delle armi.
• Se lo merita?
Di sicuro. Nella biografia di quest’uomo esiste un prima e un dopo, e lo spartiacque tra questo prima e questo dopo è costituito dalla famosa inchiesta dei magistrati di Firenze che lo accusarono di essere a capo di una cricca, in cui gli appalti venivano dati ad amici e ad amici degli amici e in cui corrotti si facevano pagare anche in servizi a luci rosse. Lo stesso Bertolaso venne messo in mezzo per i massaggi alla schiena che si faceva fare al Salaria Sport Village di Roma. In base a una telefonata che definire dubbia è poco, i giudici sostenevano che si fosse fatto dare, per dispensare un certo favore, 50 mila euro. Questo ha parzialmente (molto parzialmente) modificato il sentimento nei suoi confronti. Intanto l’inchiesta è ancora per aria, come sempre in Italia, e quelle accuse svolazzano con riscontri molto scarsi. Prima di questo evento era molto raro trovare articoli che parlassero male del capo della Protezione civile. Era invece enorme la mole di riconoscimenti che gli arrivavano da tutta Italia. Del resto quando partì l’inchiesta, anche due avversari di Berlusconi dovettero riconoscere le sue capacità: Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, disse di provare per lui «profonda amicizia e la stima più convinta». L’allora presidente di quella provincia, Stefania Pezzopane ammise: «In questi posti i cittadini vogliono molto bene a Bertolaso».
• Del resto, lui offrì subito le proprie dimissioni.
Sì, ma Bertolaso aveva consegnato una sua lettera di dimissioni, senza data, a Berlusconi quando questi lo aveva messo a capo della Protezione civile, nel settembre 2001. Cioè: il premier avrebbe potuto mandarlo via in qualunque momento.
• Qual è la sua storia?
Il padre era un pilota, il primo a collaudare l’F104. Laurea in Medicina, con specializzazione in Malattie infettive a Liverpool. A 30 anni va a gestire un ospedale italiano in Thailandia, sale su una campagnola Fiat e al confine con la Cambogia il medico thailandese che lo accompagna gli indica una risaia, dicendo: «Il tuo ospedale è lì». Costruisce quattro padiglioni, resta sul posto due anni, un certo giorno viene in visita il ministro degli Esteri Colombo, che lo conosce e l’anno dopo lo chiama a Roma per dirigere gli interventi della cooperazione sanitaria italiana nei paesi in via di sviluppo. Comincia così la sua carriera di uomo pubblico: direttore generale della Presidenza del Consiglio, vicedirettore generale dell’Unicef, fonda poi il servizio civile per incarico di Andreatta, organizza il Giubileo di Rutelli e viene infine messo a capo della Protezione civile da Berlusconi. Prodi (con cui si dà del tu) lo conferma nell’incarico e, quando ritorna, Berlusconi lo trova ancora lì. Doveva andare in pensione l’anno scorso, ma lo pregarono di restare. A febbraio lo scandalo. Ma era già diventato troppo potente: l’intenzione di nominarlo ministro, resa nota da Berlusconi a gennaio, non mi è mai piaciuta. Da ministro avrebbe contato molto meno.
• Nelle sue mani non si era effettivamente concentrato troppo potere?
Forse. E il nostro uomo dava fastidio soprattutto ai costruttori che non potevano più gestire gli appalti pubblici secondo il vecchio sistema di spartirsi la torta tra loro e con i politici corrotti (soprattutto amministratori locali). Quel sistema – assolutamente marcio – garantiva oltre tutto che le opere sarebbero state consegnate alle calende greche, in modo che si potesse mangiare non solo il più possibile ma anche il più a lungo possibile. Bertolaso, essendo stato addetto – dopo le catastrofi – anche alle emergenze, garantiva lavori rapidi e ben fatti. Non le faccio l’elenco di quello che è stato possibile realizzare in Italia grazie a lui perché lo spazio non mi basta. Un sistema poco democratico? I controlli erano troppo pochi o addirittura inesistenti? Non lo so. Dalle accuse mi pare che sia uscito benissimo, a qualunque punto sia l’inchiesta.
• Chi prenderà il suo posto?
Il suo vice, Franco Gabrielli, ex prefetto dell’Aquila ed ex direttore del Sisde. Speriamo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/11/2010]
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