Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il Papa ha deciso di non partecipare all’inaugurazione dell’anno accademico a Roma, prevista per domani e alla quale era stato invitato dal rettore della Sapienza. Il comunicato è arrivato nel pomeriggio. Poche parole: Benedetto XVI ha «ritenuto opportuno soprassedere a seguito delle ben note vicende di questi giorni». Poco prima il rettore, Renato Guarini, aveva fatto capire che sarebbe finita così: «Il Santo Padre è molto amareggiato per le polemiche nate intorno alla sua presenza all’inaugurazione». Il culmine della contestazione era stato raggiunto ieri, quando studenti appartenenti al gruppo chiamato “Rete per l’autoformazione” hanno occupato il Senato accademico, dove si trova l’aula magna, quella in cui si svolgerà la cerimonia. Hanno esposto alla finestra del rettorato lo striscione: «La Sapienza è ostaggio del Papa. Liberiamo i saperi». Il rettore li ha ricevuti e ascoltato le loro richieste: poter manifestare, stando davanti alla facoltà di Lettere, nel momento in cui il Papa sarebbe passato; e senza polizia in assetto antisommossa. Sia il rettore che Marcello Cardona, responsabile del commissariato Trevi-Campo Marzio, avevano concesso ciò che gli studenti chiedevano, e l’occupazione era terminata. Subito dopo l’ufficio stampa della Santa Sede aveva ribadito che il Papa sarebbe venuto. Un paio d’ore più tardi, invece, la rinuncia.
• Da che cosa nasce tutta questa avversione per il Papa? Wojtyla non andò a un certo punto addirittura in Parlamento?
Andò anche in un’altra università romana, la Roma 3. Ma si trattava di un altro papa. Questo - volgarmente parlando - viene reputato un pontefice di destra, un nemico della scienza.
• Ma i professori che dicono? bastata la contestazione studentesca a far succedere questo finimondo?
La contestazione è in realtà partita da un gruppo di 67 docenti, in mezzo ai quali spicca il nome del famoso italianista Alberto Asor Rosa, anche se il nucleo dei contestatori è di Fisica. Un mese e mezzo fa, saputo che il rettore aveva invitato il Papa all’inaugurazione dell’anno accademico, gli avevano scritto una lettera in cui dicevan «Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un’affermazione di Feyerabend: “All’epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto”. Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all’avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano”». Sostenevano poi di essere costantemente tesi all’«avanzamento e alla diffusione delle conoscenze», di sentirsi umiliati e offesi dall’invito al Papa, e si auguravano che «l’incongruo evento» potesse essere annullato. Adesso hanno ottenuto quello che chiedevano
• Questi 67 professori hanno aizzato gli studenti?
No. Ieri uno di loro, il professor Andrea Frova, fisico, ha precisato che non c’è nessun rapporto tra la lettera dei 67 e le proteste studentesche di questi giorni.
• Io continuo a non capire. Ma il Papa non è a suo volta un professore universitario?
Sì, di Teologia, e dunque si sarebbe trovato in mezzo a dei colleghi. Inoltre non avrebbe tenuto il discorso inaugurale, ma semplicemente ascoltato, seduto in platea vicino al sindaco e al ministro dell’Università, la lectio magistralis del professor Mario Caravale dedicata alla pena di morte. Benedetto avrebbe parlato per ultimo, dopo Veltroni e Mussi.
• Non è stato uno sbaglio rinunciare?
Forse il Papa – annullando la visita – ha spiazzato i suoi contestatori, i quali possono sembrare adesso degli intolleranti o, che è forse anche peggio, delle persone scortesi. Il rettore aveva il diritto di invitare il Pontefice e, per quanto il pensiero del Papa sia difforme da quello dei suoi contestatori, deve essere ammesso il suo diritto a parlare e a sostenere quello che crede. Specie se ospite. Oltre tutto Feyerabend, il filosofo citato da Ratzinger diciotto anni fa, è un relativista detestato dagli scienziati proprio per il suo relativismo. E Ratzinger quella volta lo citò con l’intenzione di affermare il contrario di quello che i contestatori pensano. Fu del resto proprio Ratzinger a chiedere la revisione del processo a Galileo, revisione che si concluse con l’ammissione da parte di Wojtyla che la Chiesa aveva sbagliato. I 67 docenti (su 4.200) e le poche centinaia di studenti che sono d’accordo con loro (in un ateneo che ha più di centomila iscritti) hanno l’aria di essersi comportati come i dotti del Galileo di Brecht, che si rifiutavano di guardare nel cannocchiale per non trovarsi di fronte al problema che la Terra è rotonda. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 15/1/2008]
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