Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’Italia a un tratto va a gonfie vele: un’agenzia internazionale, che si chiama Standard and Poor’s, ha definito “spettacolare” la riduzione all’1,3% del rapporto tra deficit e pil. Il rapporto deficit/pil è un affare piuttosto complicato e, per il momento, basterà dire questo: il trattato di Maastricht impone che questo rapporto sia al 3 per cento. Nel 2006, quando Prodi ha preso in mano il governo, stava più o meno al 4,6. Lo scorso dicembre, parlando ai giornalisti nella tradizionale conferenza di fine anno, Prodi disse che questo indicatore economico stava al 2 (più è basso questo numero, meglio è). L’Istat martedì scorso ha fatto sapere che siamo scesi addirittura all’1,3, notizia passata inosservata per colpa delle elezioni americane e dei rifiuti napoletani. E anche per un’altra ragione: c’è sempre il dubbio dentro di noi che questi numeri siano tirati ora di qua, ora di là, a seconda degli interessi di chi calcola, e che sistemando i dati in un modo diverso si otterrebbero risultati di significato totalmente opposto. Stavolta però i numeri sono stati esaminati da un’agenzia straniera, una di quelle che in questi anni non ha fatto altro che abbassarci il cosiddetto “rating”, cioè il giudizio sulla nostra qualità di debitori (siamo gente che alla fine restituirà i soldi avuti in prestito o no?), giudizio via via peggiorato fino a un modesto A+, dalla doppia A di partenza. Ebbene, è proprio il primo analista di questa agenzia terribile, mister Trevor Cullinan, ad aver adoperato l’aggettivo “spettacolare” a proposito del miglioramento di quel rapporto. Cullinan crede che questo sia dovuto in parte alle misure varate nella finanziaria 2007, in parte alla lotta all’evasione e soprattutto a un ciclo molto favorevole, lo stesso che ha prodotto il famoso “tesoretto”. «La spesa pubblica e gli altri sprechi andrebbero comunque tagliati» aggiunge mister Cullinan. Ma, con questo, non si rimangia lo “spettacolare” di partenza. Per una volta che noi italiani non siamo presi a calci da questi soloni del Resto del Mondo, esultiamo.
• Bene, allora sarà vera la cosa di cui parla la televisione adesso e cioè che ci tagliano le tasse.
Piano. Mister Cullinan nel suo rapporto si fa proprio una domanda su questa faccenda di tagliarci le tasse e si risponde da sé: «Non credo proprio». Non credo proprio neanche io.
• Ma perché? Ma perché? Siamo il Paese più tassato del mondo...
Sugli stipendi, in base agli ultimissimi dati, siamo settimi sui 30 Paesi Ocse. Paghiamo – di cuneo fiscale – il 45,2. Cuneo fiscale = tasse + contributi, in pratica la differenza tra lordo e netto. Il 45,2 è meno del 46,4 del 2006, ma è comunque tantissimo. Prodi l’altro giorno ha radunato 38 persone, tra ministri e capi-partito, per discutere parecchie cose e, tra le altre, questo cosiddetto taglio delle tasse. Si tratterebbe di abbassare al 20% l’aliquota che adesso è al 23 per cento. Questo costerebbe intorno ai sei miliardi di euro l’anno.
• E questi soldi ci sono?
E chi lo sa? Mister Cullinan ha parlato di ”ciclo”, per esprimere lo stesso concetto che noi definiamo ”tesoretto”. Bei soldi, che l’anno scorso sono arrivati inattesi. Proprio perché erano inattesi è legittima la domanda: arriveranno anche quest’anno? Lo so che fa ridere, ma non lo sa nessuno. Perché nessuno può onestamente mettere la mano sul fuoco sugli eventi che hanno prodotto il ”ciclo” o “tesoretto”. La lotta all’evasione? Una nuova virtù fiscale degli italiani? Gli immigrati che pagano le tasse? Qualunque cosa senta dire da Visco o da Tremonti, creda a me: non lo sa nessuno. Infatti, il ministro Padoa-Schioppa, quando Prodi ha spiegato la faccenda del taglio delle tasse, ha rispost prima bisogna aspettare aprile (trimestrale di cassa) e poi giugno (bilancio consolidato). A quel punto sapremo se i soldi ci sono o no. E se ci sono, bene, metteremo i tagli in Finanziaria.
• Ma significa aspettare la fine dell’anno!
In ogni caso sarà difficile veder qualcosa prima dell’anno prossimo. Prodi pensa di trovare i soldi tassando Bot, Cct e Btp. Cioè: la sua idea è di unificare al 20 per cento l’aliquota di Bot, Cct e Btp (che adesso è al 12) e la tassa sugli interessi sui conti correnti bancari, che adesso è al 27. Se tassasse tutti i Bot non piglierebbe più di un miliardo e mezzo. Se tassasse solo i Bot di nuova emissione, come chiedono tutti, il primo anno non tirerebbe su niente.
• E allora?
E allora non so che dire. Prodi ha intimato a Padoa-Schioppa: «Di riffa o di raffa, questi soldi per tagliare le tasse sui salari bisogna trovarli». Mister Cullinan ha consigliat «Tagliare le spese improduttive!». I sindacati il 18 si preparano a proclamare lo sciopero generale. E lei vuole una risposta da me? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 11/1/2008]
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