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 2025  aprile 24 Giovedì calendario

Fmi: la guerra dei dazi pesa anche sul debito pubblico

Una montagna che diventa ogni anno più alta e che arriverà a un soffio dal 100% del Pil mondiale entro il 2030. Il Fondo monetario conferma il trend di crescita del debito pubblico globale, che già nel 2025 salirà del 2,8%, oltre il 95%, secondo il Fiscal Monitor, il rapporto che esamina le politiche di bilancio e lo stato delle finanze pubbliche nel mondo, rilasciato ieri.
Martedì, l’Fmi ha tagliato al 2,8% le previsioni di crescita del Pil globale per il 2025, rispetto al 3,3% stimato a gennaio, principalmente a causa del caos sui dazi scatenato dal presidente Usa, Donald Trump. Ne risentono anche le casse pubbliche: la minor crescita si traduce in minori entrate fiscali e gli Stati con debiti già elevati dovranno scegliere tra risanare i conti o aumentare la spesa. Sulla quale, in Europa, già insistono i costosi programmi di riarmo allo studio per far fronte alle richieste della Casa Bianca e alla minaccia rappresentata dalla Russia. Le difficoltà economiche causate dai dazi, inoltre, faranno crescere le richieste di sostegno pubblico a vantaggio dei settori più esposti.
In uno scenario fortemente sfavorevole, avvisa il Fiscal Monitor, nel quale lo scontro sui dazi innesca una frenata ancora più marcata dell’economia, il debito potrebbe impennarsi, schizzando fino al «117% del Pil entro il 2027». Sarebbe il livello più alto dalla seconda guerra mondiale e non è nemmeno la più pessimistica delle ipotesi: tutto dipende da dove arriverà l’escalation protezionistica.
Nelle proiezioni del Fiscal Monitor, l’aumento del debito pubblico mondiale resta trainato dalla dinamica in atto negli Stati Uniti e in Cina.
Per gli Usa, il Fondo prevede una lenta discesa del deficit nei prossimi due anni (al 6,5% del Pil nel 2025 e al 5,5% nel 2026, rispetto al 7,3% nel 2024), anche grazie al gettito che dovrebbe arrivare dalla riscossione dei dazi (pagati dai consumatori e dalle imprese americane). E tuttavia, il debito pubblico non scende, anzi sale al 122,5% del Pil nel 2025 e oltre il 128% nel 2030. Nel 2024 era sotto al 121%.
Per la Cina, l’Fmi prevede un deficit all’8,6% del Pil quest’anno, dal 7,3% nel 2024, per effetto delle misure di sostegno adottate per compensare l’effetto dei dazi Usa. Il debito pubblico balzerebbe invece dall’88,3% del Pil del 2024 al 96,3% quest’anno e al 116% nel 2030.
Contenuta la crescita del debito pubblico nell’Eurozona, che sale di un punto all’88,7% del Pil nel 2025. Torna a crescere, ma lentamente, il debito tedesco, per effetto delle riforme varate a marzo per aumentare la spesa in difesa e infrastrutture: la Germania passa da poco meno del 64% del 2024 al 65,4% quest’anno e nelle proiezioni dell’Fmi resta sotto il 75% nel 2030, un valore più basso rispetto alle previsioni di diversi istituti economici tedeschi.
Il Fondo sottolinea che «qualsiasi aumento permanente delle spese fiscali per gli investimenti e la difesa deve essere sostenuto da piani di finanziamento credibili», che includano «un mix di aumenti delle tasse e tagli della spesa», per evitare vulnerabilità di bilancio.
Per l’Italia, il debito pubblico è visto salire dal 135,3% del Pil del 2024 al 137,3% quest’anno. Il deficit scende al 3,3% quest’anno e sotto il 3% nel 2026. Come misura per ampliare la base imponibile, uno degli obiettivi che il Fondo raccomanda alle economie avanzate con popolazione anziana, il report suggerisce di abolire la flat tax per i lavoratori autonomi.