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 2025  aprile 24 Giovedì calendario

Terra dei fuochi e nuovi allarmi «Picchi di veleno nelle piante»

Un nuovo studio aggiunge un altro tassello a ciò che già sapevamo sullo scandalo Terra dei fuochi. La ricerca, condotta da un gruppo di ricercatori dell’Università Federico II di Napoli in collaborazione con la Sbarro Health Research Organization (Shbo) della Temple University di Filadelfia, ha rilevato – al pari di diversi altri studi pubblicati negli anni scorsi − livelli allarmanti di elementi tossici nelle aree delle province di Napoli e Caserta più colpite dal disastro ambientale generato dallo smaltimento illegale sistematico di rifiuti. Un territorio, questo, ribattezzato da Legambiente Terra dei fuochi per gli incendi provenienti dalle discariche abusive, che fa i conti con uno dei più alti tassi di incidenza di tumori in Europa. La ricerca, che è stata pubblicata sulla rivista Science of the Total Environment e ha utilizzato un muschio (Scorpiurium circinatum) come bioindicatore, ha rilevato in particolare un accumulo di alte concentrazioni di arsenico, mercurio, piombo e altri elementi nocivi nelle sei aree analizzate.
I ricercatori hanno utilizzato sacchetti contenenti campioni del muschio capaci di assorbire gli inquinanti dell’aria, posizionati in sei punti di due luoghi-campione. Uno era il bosco della Reggia di Carditello, a San Tammaro (Caserta), una tenuta situata in territorio non urbanizzato. L’altro era una zona industriale del Comune di Giugliano in Campania (Napoli), una delle aree-simbolo dello smaltimento illegale di rifiuti in corso da decenni nella regione. Come metro di paragone è stata scelta una località montana (il Monte Faito, in Costiera sorrentina, nel Napoletano) priva di fonti inquinanti. I sacchetti di muschio sono stati esposti per 21, 42 e 63 giorni, dopodiché i campioni sono stati analizzati. I campioni prelevati nei siti della Terra dei fuochi hanno assorbito quantità significative di inquinanti, mentre quelli raccolti sul Monte Faito sono rimasti praticamente puliti.
Il fatto che il muschio mostri segni di sofferenza dopo un’esposizione così breve all’inquinamento rappresenta un serio campanello d’allarme: significa infatti che respirare l’aria di queste zone, anche per periodi limitati, può causare stress a livello cellulare negli organismi viventi. Compreso l’uomo, naturalmente. «Questa ricerca convalida scientificamente ciò che denunciamo da anni: la Terra dei Fuochi è una catastrofe ambientale in atto, con gravi ripercussioni sulla salute pubblica», spiega Antonio Giordano, presidente della Shbo della Temple University di Filadelfia, che ha condotto negli anni diversi studi sull’effetto dell’inquinamento sulla salute umana nella Terra dei fuochi. «Non ci sono più dubbi sul fatto che i fumi tossici dei roghi di rifiuti permeano l’intero ambiente. Alla luce di questi risultati e della recente sentenza europea, servono interventi immediati e concreti per bonificare le aree inquinate e prevenire ulteriori sversamenti e incendi illegali. La salute delle nostre comunità e il futuro del nostro ecosistema dipendono da un’azione rapida».
Nel febbraio scorso, in seguito al ricorso di alcuni cittadini e alcune associazioni del Napoletano, la Corte Europea dei Diritti dell’uomo (Cedu) ha condannato lo Stato italiano per la cattiva gestione del disastro ambientale avvenuto tra Napoli e Caserta e riconosciuto un rischio per la vita «sufficientemente grave, reale e accertabile» per chi vive in quel territorio. La Cedu ha inoltre dato due anni al governo italiano, che intanto ha nominato un commissario straordinario che si occuperà delle bonifiche nella Terra dei fuochi, per fornire quella «risposta sistematica, coordinata e completa» che secondo la Corte non c’è stata in passato. Intanto le 11 diocesi della Campania, in occasione del decimo anniversario dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco – ispirata anche dallo scandalo Terra dei fuochi − si preparano a un pellegrinaggio che dal 16 al 24 maggio toccherà alcuni dei luoghi più inquinati della regione.